Si è tenuto il 21 giugno, nella gremita piazzetta di San Domenico, durante la quarta giornata del festival Trame, l’incontro “Mafie senza confini” con Ruggero Scaturro, senior analyst presso il think tank GI-TOC (Global Initiative against Transnational Organized Crime), e Giuseppe Governale, generale della DIA (Divisione Investigativa Antimafia) dell’Arma dei Carabinieri e già comandante del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale), moderato da Anna Sergi, docente di criminologia presso la Essex University nel Regno Unito.
La conversazione si è mossa dall’analisi delle sfide che si incontrano sia nell’attività di indagine investigativa, che nell’attività di ricerca sul fenomeno della criminalità organizzata internazionale.
Per il primo aspetto, Governale ha posto l’accento sull’efficiente impiego della tecnologia, soprattutto crittografica, da parte delle organizzazioni di stampo mafioso, nonché sulla metamorfosi particolare della ‘ndrangheta: «sono passati dai pizzini, dalla coppola, dalla lupara, al tweet; fanno studiare i propri figli nelle più importanti università del mondo. Senza andare sotto i riflettori, la ‘ndrangheta si presenta fuori dai confini nazionali in maniera importante, con grande forza intimidatrice, con una violenza non ostentata ma che è in re ipsa», ha affermato.
Per quanto concerne l’attività di ricerca, Scaturro si è soffermato su due problemi fondamentali affrontati nella sua esperienza: la natura occulta della criminalità organizzata, che non consente di accedere facilmente a informazioni di qualità, e il limite etico della ricerca, ossia il confine fino al quale è consentito spingersi per ottenere le informazioni prima di far intervenire le forze dell’ordine.
Si è poi discusso del sistema di cooperazione internazionale in materia, che ha prodotto risultati importanti (vedi le Operazioni Pollino ed Eureka), ma che fa emergere anche una differenza di sensibilità e, pertanto, di impegno da parte dei diversi Stati. «Loro non hanno visto Capaci, via D’Amelio; quando hanno visto Duisburg, hanno cominciato a capire», ha continuato Governale, il quale ha spiegato che la ‘ndrangheta, a differenza delle altre mafie, non è semplicemente presente all’estero, ma si replica fondando delle locali nei luoghi in cui si insedia, esercitando un vero e proprio controllo territoriale.
Scaturro ha fatto notare, invece, come la reportistica ufficiale internazionale si fonda su dati talvolta incompleti, non consentendo di determinare in maniera affidabile l’entità del fenomeno, con la conseguenza che le politiche di contrasto adottate in base a tali report si rivelano inefficaci. Un ulteriore trend evidenziato da Scaturro è quello della trasformazione in molte parti del mondo delle organizzazioni criminali in vere e proprie mafie, attraverso lo State capture, l’esercizio della corruzione politica finalizzata ad influenzare i processi decisionali a proprio vantaggio.
A chiusura dell’evento, Governale ha riscontrato che le carte vincenti delle organizzazioni mafiose, ossia la motivazione e il senso di appartenenza, stanno scemando all’interno di Cosa Nostra e Camorra, con un loro auspicabile declassamento a mero crimine organizzato.
Ricerca e indagine, i due aspetti al centro di questo incontro, fanno comprendere come il possesso di dati e di informazioni complete e affidabili siano l’arma fondamentale nella lotta alle organizzazioni mafiose.
Nel corso del dibattito sono state proiettate presentate le “Mappeparlanti” che tracciano le rotte della ndrangheta e l’espansione delle mafie e dei loro affari, donate dall’esperta in cartografia geopolitica, responsabile delle copertine e della cartografia di Limes Laura Canali.