“In palese violazione dell’articolo 65, comma2, del Regolamento sul funzionamento del Consiglio Comunale, mi è stato impedito, in apertura di seduta del Consiglio Comunale c.d. aperto, ai sensi del precedente articolo 52, convocato per oggi, di prendere la parola per fare dichiarazioni su argomenti che non erano concernenti l’ordine del giorno.
E’ stato ritenuto dal Presidente del Consiglio, con il supporto della Segretaria comunale e con il complice silenzio di sindaco e giunta, che questa facoltà, pure espressamente normata dalle disposizioni citate, non era mia prerogativa perché il Consiglio comunale era stato fissato secondo modalità diverse dalle ordinarie (sic, anzi sigh!).
Questo è un sicuro abbaglio, o più probabilmente un premeditato e strumentale cavillo per impedire ai due soli consiglieri di minoranza presenti e interessati ad intervenire, di introdurre interlocuzioni riferite ai noti fatti, venuti in rilievo successivamente alla data di convocazione della seduta consiliare.
Un’altra inconcepibile violenza a danno della dialettica democratica, nell’ottica scellerata di mantenere il silenzio su situazioni allarmanti sulle quali sono in corso indagini preliminari per gravi reati.
Avrei voluto rammentare al Sindaco e ai colleghi tutti che occorre Vivere PER la Politica e non DI Politica altrimenti si rischia di essere fagocitati dalle logiche infime della bramosia del potere fine a sé stesso.
Probabilmente il mio grido sarebbe caduto nel vuoto, ma mai avrei immaginato che mi sarebbe stato negato perfino il diritto di esprimere la mia indignata opinione sui fatti”. Lo afferma in una nota la consigliera comunale Angela Marcianò.