*di Filippo Pollifroni – La letteratura psicologica più recente ha abbandonato la rappresentazione dell’adolescenza come inevitabile condizione di disagio e sofferenza, rappresentazione che affonda le proprie radici nella tradizione romantica ottocentesca e continua a godere tuttora di molta popolarità presso i mass media. La “crisi adolescenziale” non é né l’unica, né l’ultima, né tantomeno la più importante nella vita di una persona: essa si caratterizza invece per la sua valenza dinamica e positiva di momento di riorganizzazione e di svolta nel processo di sviluppo di un individuo.
Questa nuova visione è il risultato della concezione dello sviluppo umano come collocato all’interno del ciclo di vita: il cambiamento e lo sviluppo non sono limitati al periodo iniziale della vita, ma riguardano tutta l’esistenza, dal momento che tutte le funzioni psichiche subiscono mutamenti evolutivi incessanti lungo l’intero corso della vita. L’adolescenza non è dunque necessariamente caratterizzata da oscillazioni estreme e comportamenti devianti e, perciò, questi non devono essere sottovalutati ed ascritti alla fase che la persona sta attraversando. Non sempre, infatti, si tratta di segni transitori: a volte essi possono preannunciare importanti disadattamenti psichiatrici in età adulta. Il criterio che permette di distinguere i percorsi di sviluppo normali da quelli patologici non è pertanto quello fenomenologico e comportamentale, bensì quello temporale di transitorietà o al contrario di persistenza. L’adozione di questa prospettiva, caratterizza sempre di più la psicologia dello sviluppo contemporanea, dalla quale l’adolescenza non viene più descritta come un percorso simile per tutti indipendentemente dalla cultura, dalle differenze individuali, dal contesto di vita e dalle opportunità che questo offre. Essa non è più descrivibile in modo unitario, ma presenta grandi differenze individuali di percorso . Allo stesso tempo è cresciuta la consapevolezza che lo sviluppo non è un processo lineare e che non esistono percorsi fissi e uguali per tutti. Esso non avviene passando per strade obbligate bensì attraverso percorsi possibili, altamente individualizzati e differenziati, risultanti dall’interazione nel tempo tra l’individuo e il suo contesto di vita. In quest’ottica, le traiettorie di sviluppo sono molto irregolari e non possono essere previste deterministicamente: a seconda delle condizioni del sistema, piccole influenze possono produrre grandi effetti, e grandi influenze possono avere effetti ridotti.
*Presidente Don Milani