“A Vibo Valentia, la mattina del 21 maggio 2025 ha segnato un momento controverso:
le ruspe son entrate in azione per abbattere i pini storici di piazza Salvemini. Questi alberi, simbolo verde della città, sono stati rimossi nell’ambito di un progetto di riqualificazione urbana finanziato dal PNRR: un progetto denominato “Zona 30 – Borgo Futuro”. Questo progetto mira alla riqualificazione di diverse aree urbane della città, con un investimento complessivo di circa 20 milioni di euro destinati a 13 interventi. Nello specifico, l’intervento prevede la rimozione degli alberi per aree verdi più fruibili e la realizzazione di parcheggi, al fine di migliorare la sicurezza e l’accessibilità della zona.
La decisione ha suscitato una forte reazione da parte dei cittadini e degli ambientalisti. Pino Paolillo, responsabile conservazione del WWF di fronte al video dell’abbattimento, l’ha definito “un colpo al cuore”. Le associazioni, tra cui Italia Nostra, hanno denunciato l’azione del Comune come un tentativo di mettere il TAR di fronte al fatto compiuto, temendo una possibile sospensione dell’abbattimento. Secondo l’avvocato Caruso Frezza, il tempismo dell’intervento lascia ipotizzare una strategia per evitare un possibile blocco giudiziario.
A rendere ancora più amaro il bilancio di questa operazione è il fatto che il Comune di Vibo aveva già annunciato da tempo una lunga serie di iniziative green: comunità energetiche, e progetti di transizione ecologica. Dalle Green Communities fino ai giardini urbani promessi in diverse frazioni – “Giardino delle Albizie” in via Piscopio. Nulla di tangibile, solo rendering.
La questione va oltre la singola piazza. Solleva interrogativi più ampi sulla coerenza tra le politiche pubbliche e i principi costituzionali. Proprio nel 2022, infatti, è stato modificato l’articolo 9 della Costituzione: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.». Inoltre, ha influenzato anche l’articolo 41 della Costituzione, che ora stabilisce che l’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute e all’ambiente.
“Cambiare il sistema, non il clima” recita uno degli slogan più disarmanti del movimento ambientalista globale. Un principio che dovrebbe interrogare soprattutto una certa “sinistra” istituzionale, ancora reticente nel riconoscere che la crisi ecologica è concreta espressione della minaccia capitalistica.
In attesa di eventuali sviluppi giudiziari, la comunità vibonese resta scossa da un intervento che sacrifica un patrimonio verde, soprattutto in un’epoca in cui la tutela ambientale dovrebbe essere una priorità. I pini di piazza Salvemini non torneranno, ma resta aperta la domanda su come conciliare davvero progresso, sviluppo urbano e rispetto per l’ambiente. Anche, e soprattutto, alla luce della Costituzione.
L’identità di un luogo vive anche nei suoi alberi, tagliarli, impoverisce – prima ancora che il paesaggio – il senso stesso della democrazia”.
Così in una nota il Partito della Rifondazione Comunista – Circolo “Nicola Arcella” Vibo Valentia.