«Senza nulla voler togliere alla precedente pregevole attività di valorizzazione delle opere sottratte alla criminalità organizzata – ha sottolineato Quartuccio – vale la pena di evidenziare come il voluminoso blocco in pietra di Lazzaro, che non ha valore storico, sia stato allora posto sul muro del palazzo, nel 2016, senza che sia stato ad oggi rinvenuto alcun parere tecnico della Soprintendenza o qualsivoglia atto amministrativo che ne giustificasse la spesa o l’installazione. Anzi, quell’attività procurò un danno alle cornici della boiserie originale, modificando la struttura muraria proprio in mezzo alla scalinata centrale del Palazzo».
«Entrando, maggiormente, nello specifico – ha proseguito il Consigliere delegato – negli archivi dell’Ente si può ritrovare soltanto una deliberazione di Giunta provinciale, del 28 luglio 2016, quale presa d’atto dei lavori di somma urgenza realizzati per adeguare la struttura dell’ex Brefotrofio all’esposizione di quadri dove, fra le altre cose, nulla si significa circa la lapide installata due mesi prima, e per la quale l’Amministrazione provinciale non aveva neanche adottato gli atti necessari per commissionarne la realizzazione ed il relativo pagamento della prestazione all’operatore economico individuato. Soltanto successivamente il nuovo Consiglio metropolitano, nel 2019, ha liquidato quel lavoro, riconoscendo un debito fuori bilancio di 5.469 euro».
«Tornando alle questioni odierne – ha proseguito – la lastra in pietra di Lazzaro è stata rimossa per permettere l’installazione del colophon della mostra “SalvArti”, in armonia con le esigenze di allestimento ed il concetto espositivo già realizzato al Palazzo Reale di Milano. Terminato l’evento reggino, dunque, sarà ripristinato lo stato dei luoghi e la lapide in pietra di Lazzaro, ormai acquisita fra i beni dell’Ente, troverà sistemazione in uno spazio che verrà individuato insieme alla Soprintendenza, questa volta evitando di danneggiare la struttura muraria del Palazzo».
«A tal proposito – ha specificato, in conclusione, Filippo Quartuccio – intendo chiarire che ovviamente la rimozione dell’epigrafe non riguarda l’intitolazione del Palazzo al professor Pasquino Crupi, figura alla quale l’intera comunità è emotivamente affezionata, che sarà perennemente ricordata con una specifica targa in ottone, peraltro recentemente rinnovata, posata all’esterno dell’immobile che è, resta e resterà per sempre, patrimonio collettivo dell’intera comunità della Città Metropolitana di Reggio Calabria».