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Cosenza, la presentazione del libro curato dall’Associazione Lav Romanò chiude le celebrazioni della giornata internazionale per il popolo rom

A completamento delle manifestazioni promosse dalla Presidenza del Consiglio comunale, guidata da Giuseppe Mazzuca, per celebrare la Giornata Internazionale del Popolo Rom, si è tenuta, nella sala consiliare di Palazzo dei Bruzi, la presentazione dell’opuscolo “Rom e Sinti. Un popolo da conoscere”, curato dall’APS Lav Romanò. E’ stata unulteriore opportunità per approfondire temi importanti, superare stereotipi e costruire un dialogo aperto tra culture. Ad introdurre la presentazione del piccolo volume, alla presenza dei consiglieri comunali Alessandra Bresciani e Francesco Gigliotti, dell’Assessore al welfare Veronica Buffone e del Presidente della Consulta Intercultura Ibrahima Deme Diop, è stato il Presidente dell’Associazione di promozione “Lav Romanò”, Fiore Manzo, instancabile attivista rom e pedagogista, con una grande passione per la storia e la lingua romanì, che ha spiegato la genesi della pubblicazione con “il desiderio di colmare un vuoto di conoscenza che, come associazione, viviamo ogni giorno, sia all’interno delle comunità romanès, sia tra i cittadini non rom in Calabria”. Un vuoto che, a giudizio di Fiore Manzo, si manifesta a più riprese e in diversi contesti: “nelle scuole, dove i libri di testo non dicono molto sui rom”, ma anche nelle Università “dove sono veramente pochi i corsi che si occupano della storia, della lingua e della cultura romanì e sono anche diverse – ha aggiunto il Presidente di “Lav Romanò”- le ricerche scientifiche che avvalorano questo dato”. Con grande capacità di sintesi, Fiore Manzo ha ripercorso le tappe fondamentali della storia delle comunità romanès e del loro arrivo in Italia e successivamente in Calabria. La presenza dei rom in Italia (la minoranza romanì è comprensiva di comunità rom diverse – almeno 5 grandi gruppi sparsi in tutto il mondo e tanti sottogruppi) è documentata almeno dal 1422, quando un gruppo guidato dal Duca Andrea arrivò nei pressi di Bologna. Gli antenati delle attuali comunità romanès lasciarono l’India nord-occidentale, attraversando la Persia e l’Armenia, per poi fuggire dalla Grecia a causa dell’avanzata turca. Trovarono stabilità nel regno di Napoli, dove lavoravano e commercializzavano materiali ferrosi. Dal 1505 – ha raccontato ancora Fiore Manzo – si registra la presenza di comunità romanès in Calabria. La storica Elisa Novi Chavarria, nel libro “Sulle tracce degli zingari”, pubblicazione del 2007, condivide la scoperta di alcuni documenti che testimoniano la presenza di rom che acquistavano, lavoravano e vendevano il ferro e che passarono nei pressi di Castrovillari (1525) e Cetraro (1526). Nella città di Cosenza, alcuni appartenenti alla comunità romanì presero parte alla rivolta di popolo del 1647 contro la classe patrizia, avvenuta davanti alla Cattedrale della città dei Bruzi, dove poi si stabilirono dapprima nel quartiere della Riforma, poi a via Panebianco e da qui passarono a Gergeri, prima del trasferimento, nel 2001, ad opera dell’Amministrazione guidata dal Sindaco Giacomo Mancini, nel villaggio rom di via degli Stadi, appositamente realizzato. Con la pubblicazione del volume su “Rom e Sinti”, Fiore Manzo ha voluto sì tracciare la storia del popolo rom per favorirne la conoscenza reciproca, ma ha sostanzialmente voluto, ancora una volta, gettare le basi per avviare un dialogo costruttivo, con l’obiettivo di creare ponti di comprensione e collaborazione che, purtroppo, ancora oggi sono fortemente condizionati da pregiudizi, retaggio di concezioni anacronistiche e di stereotipi che andrebbero, invece, debellati una volta per tutte. Di particolare interesse la testimonianza, nel corso dell’incontro nella sala consiliare di Palazzo dei Bruzi, di Stefania Bevilacqua, della comunità romanès, una laurea in scienze politiche e un’altra in sociologia, cooperazione e sviluppo, con una tesi sulle condizioni abitative dei rom in Italia. Bevilacqua ha vissuto la giornata internazionale del popolo rom come una giornata importante. “Ci sono voluti anni perché ottenessimo il giusto riconoscimento. I muri che nei nostri confronti erano stati innalzati mi sembra che comincino a cadere. Quello odierno è un buon risultato di riaffermazione culturale del nostro ruolo e della nostra presenza”. Significativi contributi alla discussione sono venuti, inoltre, da Pierluigi Grottola, Vice Presidente dell’Associazione “Lav Romanò” che in uno specifico capitolo del volume che è stato presentato nella sala consiliare ha dedicato alla musica romanì uno spaccato e una ricerca molto interessanti, riproponendo per l’occasione una ragionata ed esaustiva guida all’ascolto che ha incluso la visione di filmati con musiche appartenenti alla stessa tradizione romanì, come quelle che si devono a grandi nomi del jazz come Django Reinhardt, grazie al quale la musica jazz è approdata in Europa, o come Stephane Grappelli o altri. A completare le pagine del volume e gli interventi nella sala consiliare, il segretario dell’Associazione “Lav Romanò”, Giulio Malatacca che ha trasferito nel libro, una tranche dello spettacolo “Memorie negate- Rom e Sinti durante la seconda guerra mondiale”, di cui è autore e che è stato già portato in scena al Museo dei Brettii e degli Enotri in occasione del “Mese della memoria”. Un testo che mette a fuoco la storia del genocidio nazista dei rom e dei sinti, deportati nei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. A leggere alcuni passi significativi del testo lo stesso Giulio Malatacca, uomo di teatro, esponente dell’associazione e collettivo teatrale “Gruppottanta”, attivo dall’inizio degli anni 70 e direttore artistico, dal 2000 al 2015, del “Franz Teatro” di Portapiana. La sua costante ricerca sui rom è stata di recente illustrata in diverse università italiane.

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