Alla luce di una “struttura coesa”, “delle sue capacità militari” e “del forte radicamento nel territorio, la ‘Ndrangheta si conferma oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale anche al di fuori dei tradizionali territori d’influenza con mire che interessano quasi tutte le Regioni”. È quanto emerge dalla relazione della Direzione investigativa antimafia.
In particolare quello degli “stupefacenti permane il settore criminale di primaria importanza per la ‘Ndrangheta. Nell’ambito del narcotraffico globale le ‘ndrine calabresi occupano ormai da tempo un riconosciuto ruolo di universale livello poiché affidabili sul piano criminale, solvibili su quello finanziario e capaci di gestire una complessa e affidabile catena logistica per il trasporto transoceanico, dai Paesi sudamericani verso l’Europa, dei carichi di droga”.
Nel secondo semestre 2022 la Dia ha confiscato beni per 181, 4 milioni di euro rispetto ai 43,4 dei primi sei mesi dello scorso anno. Per quanto riguarda i sequestri la cifra si attesta sui 31 milioni di euro mentre nei primi sei mesi erano stati 92,8 milioni.
Nel dettaglio l’attività ha riguardato 6,4 milioni di euro di beni riconducibili alla camorra, 1,2 milioni di Cosa nostra e 0,7 dell’ndrangheta e 22 milioni di altre organizzazioni criminali. Le confische hanno riguardato per 177,6 milioni la ‘ndrangheta, per 1,1 milioni Cosa nostra, per 1,2 milioni la camorra e per 1,4 milioni altre organizzazioni.
I “sodalizi mafiosi sarebbero ‘scesi a patti’ per assicurare alle aziende affiliate una sorta di rotazione nell’assegnazione dei contratti pubblici, pilotando le offerte da presentare e contenendo anche le offerte al ribasso degli oneri connessi”. È uno dei passaggi della relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia e, in particolare, del capitolo che riguarda la Lombardia.
In questa “fase di ripresa economica – scrivono gli investigatori – la soglia di attenzione è particolarmente elevata sul rischio di accaparramento, da parte delle organizzazioni criminali, di fondi pubblici stanziati dapprima per l’emergenza sanitaria e per le ristrutturazioni edilizie e, in prospettiva, per il perfezionamento del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”. E anche “in funzione delle potenziali criticità legate alle opere già in corso di realizzazione per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026, le investigazioni giudiziarie, in linea con gli indirizzi della locale Dda, puntano ad una maggiore attenzione riguardo a tale ambiti”.
Nelle pagine della relazione, relative alla presenza della mafie in Lombardia, dove si riportano tutte le indagini dell’ultimo periodo, viene spiegato che “nella regione, risulterebbero operativi 25 ‘locali’ di ‘ndrangheta”. L’obiettivo dei “gruppi criminali” di “infiltrarsi” nelle opere pubbliche “viene perseguito con raffinate strategie sia per intercettare gli ingenti stanziamenti, sia per avviare manovre di corruttela” anche nei confronti di “professionisti-tecnici incaricati”. E si arriva, poi, anche a “pressioni estorsive” sulle “aziende affidatarie” dei lavori.
In Liguria la Direzione investigativa antimafia ha rilevato, di recente, “la presenza pulviscolare di soggetti già riconosciuti organici alla famiglia palermitana dei Lo Piccolo”. I Lo Piccolio sono legati a Totò Riina, il boss a capo dei Corleonesi, l’ala spietata della mafia.
Documentate anche le presenze di esponenti dei clan siciliani degli Emmanuello e della famiglia Galatolo-Fontana. La ‘ndrangheta, però, resta l’organizzazione criminale più ramificata in Liguria.
“La criminalità mafiosa calabrese rappresenta il principale fenomeno criminale autoctono presente in loco con proprie articolazioni strutturate e, nello specifico, i locali di Genova e Lavagna (Genova, Ventimiglia e Bordighera (Imperia), indicando nella “Liguria” una macro-area” sottoposta al controllo delle cosche calabresi qui insediate”. Per quanto riguarda la camorra, gli investigatori hanno rilevato la presenza di persone affiliate ai clan dei Casalesi, degli Zaza-Mazzarella, degli Amato-Pagano, dei D’Amico e dei Rinaldi.
Nel territorio ligure operano poi diversi sodalizi stranieri, soprattutto nel traffico della droga, in particolare africani, sudamericani e dell’Est Europa. I gruppi criminali albanesi, invece, “si collocano a un livello superiore perché ben strutturati e capaci di interloquire direttamente con i cartelli sudamericani”.