Gli acquisti di beni e servizi dei Comuni capoluogo italiani sono “verdi” nel 72% dei casi, mentre negli altri Comuni lo sono al 51%. Lo rivela il 6/o Rapporto dell’Osservatorio Appalti Verdi di Legambiente.
La ricerca verifica l’applicazione nel 2022 del Green Public Procurement (Gpp, sistema di acquisti di beni e servizi ambientalmente preferibili) e dei Criteri Ambientali Minimi (Cam, requisiti ambientali richiesti nell’acquisto di beni e servizi). Su 38 Capoluoghi su 66, il 58% dei rispondenti, la media dell’indice di performance Gpp/Cam è pari al 72%.
Nonostante nessuno dei 38 Capoluoghi possa essere annoverato 100% Gpp, sono 6 quelli con un indice superiore al 90%: Teramo e Savona (95%); Ragusa, Padova, Cosenza (93%) e Rimini (92%). Accanto ai 21 capoluoghi (il 60%) che hanno migliorato la propria performance Gpp rispetto al 2022, Arezzo in testa, con un balzo di 60 punti percentuali, passando dal 18% del 2021 al 78% del 2022, emergono 12 capoluoghi (il 34%) che hanno invece peggiorato la propria performance.
Pavia è il capoluogo meno virtuoso, con una flessione di 52 punti percentuali, passando dall’85% del 2021 al 33% del 2022. Due capoluoghi – Belluno e Cremona – hanno mantenuto lo stesso valore del 2021, con un indice GPP pari all’85%.
Fra i Comuni non capoluogo (sono 325 quelli esaminati) la media dell’applicazione del Gpp è pari al 51%. Di questi, sono 15 (il 5% circa) i Comuni con performance ottime, di cui 7 quelli con un indice di performance Gpp/Cam compreso tra il 95%-100%, a partire da Calenzano (Fi) comune 100% GPP e 8 quelli che hanno raggiunto un indice compreso tra il 90-95%. Per quel che riguarda le criticità, la stesura dei bandi e la mancanza di formazione del personale dipendente rappresentano quelle principali.