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Ponte sullo Stretto, PD Sicilia: “Decreto legge grave forzatura delle normative europee e nazionali”

“L’individuazione per decreto legge (già convertito in legge) del ponte sullo Stretto di Messina, costituisce una grave forzatura (oltre il limite della legittimità) delle normative europee e nazionali che regolano la realizzazione delle opere pubbliche”. Lo sostiene il dipartimento Economia del Pd siciliano, guidato dall’ex parlamentare Franco Piro.

Tra le norme a presidio di una corretta valutazione dell’impatto ambientale, secondo il Pd, ci sono quelle che prevedono l’obbligo di effettuare una preventiva valutazione delle alternative di sistema e progettuali, quelle sull’obbligo di svolgere un dibattito pubblico sul progetto di fattibilità. “Il gruppo di lavoro istituito dal ministero delle Infrastrutture, nella relazione consegnata ad aprile 2022, aveva ben individuato – spiega Piro – quelle che avrebbero dovuto essere le fasi procedurali”.

Le proposte individuate riguardano la riqualificazione del naviglio, il rinnovo del materiale rotabile, la riqualificazione delle stazioni ferroviarie di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni, degli approdi e stazioni marittime, la transizione energetica, l’accessibilità ai porti. Ci sono alcuni intrventi in corso e realizzabili nel breve periodo, “con finanziamenti di 510 milioni (come da relazione del ministro Giovannini al Parlamento) – aggiunge Piro -.

Alcuni di questi interventi sono già stati realizzati, altri avviati, altri ancora – soprattutto quelli finanziati con il Pnrr e con Pnc – dovranno essere completati entro dicembre 2026. Secondo le stime, si avrebbe una considerevole riduzione nei tempi. Quelli per i veicoli stradali sono già oggi del tutto competitivi con i futuribili tempi di attraversamento del ponte. Lo stesso potrà dirsi per i treni, visto che si passerebbe da 1 ora e 30 minuti (orario Trenitalia) a 45 minuti. Tempo del tutto competitivo con quello previsto per il ponte, che non sarà di 18 minuti, come propagandato, ma di almeno 40 minuti”.

“Si comprende perché il governo abbia deciso di escludere che si dovesse predisporre il progetto di fattibilità, della cui redazione il governo precedente aveva invece onerato Rfi stanziando 50 milioni di euro”, conclude Piro.

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