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Ultimo Consiglio regionale, poi la Calabria tornerà al voto. Bruni (Pd) in Aula: “Seduta senza precedenti, questa terra merita rispetto”

E’ iniziato il consiglio regionale della Calabria che ha all’ordine del giorno, come argomento principale, le dimissioni del Presidente della Giunta Roberto Occhiuto. Sarà dunque la seduta di commiato della XII consiliatura. Al termine del dibattito, infatti, il presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso congederà i consiglieri.

Il termine per nuove elezioni, è fissato, secondo la legge tra il 45 e 90 giorni dalla data di scioglimento del consiglio.

Il consiglio ha all’ordine del giorno anche l’approvazione del bilancio consolidato del gruppo di amministrazione pubblica del consiglio regionale della Calabria per l’esercizio 2024 e quello recante ‘Bilancio di previsione 2025-2027 del consiglio regionale della Calabria: assestamento e variazioni’.

“Questa di oggi è una seduta senza precedenti nella storia del regionalismo calabrese. Non soltanto per le dimissioni in sé — che pure possono essere un gesto di dignità, persino di nobiltà istituzionale — ma per il modo con cui lei ha scelto di annunciarle e per le (non) ragioni addotte. Vede, dimettersi da una carica pubblica significa ammettere un fallimento, riconoscere un limite, accettare la responsabilità di non aver onorato fino in fondo il mandato ricevuto dal popolo. Ma lei no. Lei ha scelto di trasformare questo momento in un’operazione di propaganda tanto clamorosa quanto vuota. Ha annunciato le dimissioni e, nello stesso istante, la sua ricandidatura. Un paradosso politico e istituzionale che non ha precedenti. Uno sfregio alla dignità delle istituzioni, alla serietà della democrazia”.

È quanto afferma la consigliera regionale del Partito democratico, Amalia Bruni, intervenendo in aula nella riunione del Consiglio regionale di oggi.

“Mi approprio di parole non mie perché non ne trovo di più efficaci: “Noi siamo quel che facciamo. Le intenzioni, specialmente se buone, e i rimorsi, specialmente se giusti, ognuno, dentro di sé, può giocarseli come vuole, fino alla disintegrazione, alla follia. Ma un fatto è un fatto: non ha contraddizioni, non ha ambiguità, non contiene il diverso e il contrario. Ma lei non parla di “fatti”. Dove sono i “fatti”? Perché si dimette, Presidente? Per colpa dei “gufi”? Per contrastare quelli che da trent’anni, a suo dire, non hanno fatto nulla per la Calabria? Ma non scherziamo. Anche lei, Presidente, fa parte di quella lunga storia. È stato consigliere comunale a Cosenza, dirigente della Democrazia Cristiana, consigliere regionale, parlamentare per quindici anni, e infine presidente della Regione. Da trent’anni è dentro la politica calabrese. Non può sottrarsi a quel bilancio, non può dipingersi oggi come uno che viene da Marte”, afferma ancora Bruni.

“Noi non siamo affranti per le sue dimissioni. Tutt’altro. Se fossero funzionali al riconoscimento di un conclamato fallimento, saremmo lieti di accompagnarla all’uscita. Ci indigna l’uso personale che lei ha fatto della dialettica democratica, l’idea di piegare il dibattito istituzionale a un progetto esclusivamente individuale, che si muove — ancora una volta — sulle spalle dei calabresi. Un colpo di teatro non degno del ruolo di prestigio e responsabilità che lei ricopre. E la verità è che lei sta scappando. Da cosa? Non lo dice. Anche qui, nessun “fatto”. Noi non confondiamo la politica con le vicende giudiziarie. La magistratura farà il suo corso, e lei — come ogni cittadino – è innocente fino a prova contraria.  Ma noi siamo qui per dare un giudizio politico, doveroso, fondato per l’appunto sui fatti. E i fatti parlano chiaro”, ha detto ancora la consigliera regionale democrat.

“Quello che sta emergendo in queste settimane — tra intercettazioni, discrezionalità, nomine pilotate e zone grigie — non è il volto di un’amministrazione trasparente. È l’immagine di un potere opaco, accentrato, autoreferenziale, talvolta piegato a interessi di sistema. La sanità, in tutto questo, è stata crocevia di errori e di fallimenti.

Lei è stato nominato commissario alla sanità addirittura prima dell’insediamento del Consiglio regionale. Era il 4 novembre 2021. E ha goduto, bisogna dirlo, di una straordinaria disponibilità da parte dello Stato: tre proroghe del Decreto Calabria; strumenti legislativi in deroga; nuclei dedicati di personale e dirigenti; il supporto dell’Agenzia nazionale sanitaria; lo scudo penale per i bilanci pregressi; perfino un “commissario del commissario” per l’edilizia sanitaria. Mai la Calabria aveva avuto un commissario-presidente con così tanto potere e così tanto sostegno. Eppure, qual è oggi lo stato della nostra sanità? Agonizzante. La rete dell’emergenza-urgenza è peggiorata. Mancano personale, mezzi, organizzazione. Avete fallito sulla grande prova del PNRR. Su 61 Case di comunità, nessuna è stata attivata. La spesa, in alcune misure, non arriva al 10%. E tra 10 mesi — a giugno 2026 — tutto dovrà essere completato e rendicontato. Sarà la più grande programmazione di incompiute della storia della Calabria. Avete puntato tutto su Azienda Zero, e dopo quattro anni ancora non è chiaro cosa faccia, cosa produca, a chi risponda. Avete destabilizzato il Dipartimento Salute, lasciandolo da anni senza un dirigente generale, senza 5 dirigenti di settore”.

“Continuate a governare aziende sanitarie con commissari, simbolo della precarietà e leva della discrezionalità. Perché non si dimette anche da Commissario, godendo di fatto del privilegio di condurre una campagna elettorale in sella ad una macchina mastodontica? Questa seduta oggi è l’atto finale di una stagione politica fallimentare, che al netto di propaganda social e vuoti monologhi, ha tradito le promesse e impoverito la fiducia. E a chi oggi pensa che basti dimettersi e ricandidarsi, diciamo con chiarezza, quella chiarezza che i calabresi non hanno meritato dal suo comportamento: la Calabria non è il trampolino di nessuno. La Calabria è una terra ferita, che ha bisogno di verità, di cura, di futuro. E, soprattutto, di rispetto”, conclude Amalia Bruni.

Di decisioni che hanno piegato le istituzioni, ha parlato Antonio Lo Schiavo, che ha accusato Occhiuto di aver forzato le istituzioni “perché legare i destini personali alle regole democratiche, alle regole istituzionali è sempre un errore”. “Avete seppellito la buona politica, e l’avete sostituita con una cultura della gestione e del potere, senza precedenti”, ha denunciato Raffaele Mammoliti (Pd), mentre Davide Tavernise (M5S) si è proiettato alla campagna elettorale “già iniziata – ha detto accusando il Presidente Occhiuto di voler vincere facile – nella quale, ai suoi slogan risponderò con la realtà dei fatti”. Dai banchi della maggioranza sono venuti una sfilza di interventi che hanno riconosciuto la validità e la qualità del lavoro fatto.

Antonello Talerico (FI), ha definito le dimissioni del Presidente Occhiuto, “un passaggio politico rilevante, che merita rispetto, merita chiarezza e merita una lettura che non può e non deve essere superficiale”.

Da Pasqualina Straface (FI) ha definito “un dovere morale trasformare l’atto formale delle dimissioni in una condivisione pubblica su quello che questa presidenza e questa legislatura ha rappresentato per la Calabria”.

“Il consuntivo di questa legislatura dovrebbero farlo i calabresi – ha detto Pierluigi Caputo (Forza Azzurri) – e riconoscere che il Presidente Occhiuto ha risollevato le sorti della Calabria”.

Il dibattito sulle dimissioni del Presidente della Giunta regionale Roberto Occhiuto, è proseguito con Domenico Giannetta (FI) dicendosi orgoglioso del lavoro fatto, ha riconosciuto, prima al Presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso di aver avuto rispetto di tutte le componenti dell’Aula e ringraziato il Presidente Roberto Occhiuto per il lavoro instancabile, il coraggio e il suo esempio.

Francesco De Nisi (Coraggio Italia) ha definito “un errore la chiusura anticipata della legislatura, anche se comprendo le ragioni immeritate, umanamente comprensibili, del Presidente Occhiuto. Forse una discussione con la maggioranza e in Consiglio regionale avrebbe aiutato a fare delle scelte più ragionate”.

Ernesto Alecci (Pd) pur dicendosi vicino al Presidente per i travagliati mesi vissuti, con l’incidente stradale prima e la vicenda giudiziaria dopo, “dal punto di vista umano – ha detto – Ma non capisco politicamente queste dimissioni che hanno solo un sapore di cinismo, e di prepotenza politica”.

Giuseppe Mattiani (Lega) ha sottolineato il valore della legislatura “nella quale si è dimostrato, attraverso l’impegno, attraverso l’amore, la dedizione, verso la Calabria, e tanti obiettivi che siamo riusciti a raggiungerli”. Gli ha fatto eco, Michele Comito (FI) che ha definito l’azione del Governo Occhiuto “Un atto di fedeltà verso la Calabria con il fare”.

Ha chiuso il dibattito il capogruppo Pd, Domenico Bevacqua per il quale si dichiara “il de profundis di questa assise regionale, che in questi anni si è piegata – ha detto – a chi ha governato questa Regione in maniera autoritaria e non con autorevolezza”.

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