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La difesa di Occhiuto in televisione: “Voglio parlare con i magistrati. Voglio spiegare la mia versione. Non ho nulla da temere”

Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, è intervenuto con toni decisi durante la trasmissione Quarta Repubblica, affrontando pubblicamente l’inchiesta per corruzione che lo vede coinvolto. L’indagine, resa nota dallo stesso governatore attraverso un videomessaggio diffuso nei giorni scorsi, ha sollevato un caso mediatico che Occhiuto ha commentato con fermezza, puntando il dito contro quella che ritiene una grave incongruenza nel trattamento delle informazioni.

“Ho chiesto di avere accesso agli atti dell’inchiesta, ma il 12 giugno la mia richiesta è stata respinta,” ha dichiarato Occhiuto in diretta. “Mi è stato risposto che il fascicolo era ancora nelle mani del pubblico ministero, quindi non disponibile. Eppure, già il giorno dopo, il 13 giugno, quelle stesse carte sono finite nelle mani di un giornalista, e il 14 giugno sono comparse su Domani, come se fosse l’ufficio della cancelleria del Tribunale”. Il presidente ha denunciato una gestione dell’informazione che lo ha lasciato nell’ombra, mentre la stampa aveva già avuto accesso a documenti a lui preclusi.

Occhiuto ha precisato che, da quanto ha potuto dedurre leggendo gli articoli di giornale, i fatti contestati non riguarderebbero in alcun modo la sua attività istituzionale. “Da quanto ho capito, si tratta della cessione di quote in una società privata, un’operazione condotta tra due soci. È stata una normale trattativa, nulla di più. E sono pronto anche a fornire una perizia per dimostrare che quelle quote valevano addirittura di più del prezzo concordato”.

Nonostante il clima di tensione, il presidente calabrese ha ribadito la propria fiducia nell’operato della magistratura, sottolineando di aver spesso collaborato con i giudici e di conoscere bene le difficoltà operative in una regione complessa come la Calabria. “Io invito da sempre a indagare, su tutto e su tutti, anche su di me. Ma chiedo, con altrettanta forza, di essere ascoltato. Anche al buio, anche senza sapere ancora cosa mi viene contestato nel dettaglio”.

Contro il parere dei suoi legali, che gli suggeriscono cautela e lo invitano ad attendere chiarimenti ufficiali prima di farsi interrogare, Occhiuto ha manifestato la volontà di anticipare i tempi: “Voglio parlare con i magistrati. Voglio spiegare la mia versione. Non ho nulla da temere. In questi anni da presidente della Regione Calabria non ho mai fatto nulla che possa anche lontanamente essere scambiato per corruzione”.

Un passaggio del suo intervento è stato particolarmente emotivo. “Io lavoro 16, 17 ore al giorno su dossier complicatissimi, perché questa è una delle regioni più difficili d’Italia. E adesso mi trovo a dover dedicare energie e pensieri a queste assurdità. Voglio solo chiarire e tornare a lavorare con serenità”.

Occhiuto ha concluso il suo intervento visibilmente amareggiato ma deciso: “Ho lavorato fianco a fianco con i magistrati. Ho dato tutto per questa terra, che molti consideravano ingovernabile. Ho provato a costruire un’altra immagine per la Calabria, un nuovo racconto. Ora mi fa rabbia vedere che l’immagine che passa di me e della Regione sia completamente distorta. Voglio essere sentito, anche al buio. Perché so di poter spiegare tutto e dimostrare la mia estraneità ai fatti contestati”.

Un appello chiaro e diretto, quello del presidente Occhiuto, che chiede trasparenza e tempestività, per poter difendere la propria onorabilità e continuare il proprio lavoro istituzionale senza ombre.

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