Quando nel 1981 Filippo Maria Pontani finì di pubblicare presso Einaudi l’Antologia Palatina, Franco Mosino (1932-2015), illustre grecista reggino candidato nel 2013 al Nobel per la letteratura in virtù delle sue tesi sull’autore dell’Odissea, gli scrisse esortandolo a non fermarsi e a continuare con gli epigrammi sepolcrali greci raccolti dall’archeologo e filologo tedesco Werner Peek (1904-1994).
Non avendo ottenuto risposta, ritenendo comunque utile alla cultura italiana la pubblicazione e traduzione in italiano, con il corredo di un commento linguistico e storico per ognuno dei 2128 epigrammi, dell’immenso lavoro di Peek, nel 1998 il Nostro si mise all’opera.
Completata dopo un decennale lavoro la prima bozza, ne fece omaggio a Vincenzo Vitale e alla sua consorte Cecilia Cordova, collega del Nostro, che l’avevano supportato nel suo lavoro con incoraggiamenti e consigli editoriali.
Il manoscritto poi confluì per donazione nella biblioteca della Fondazione Mediterranea, di cui il dott. Vitale è presidente.
Ritenendo che l’allocazione ideale del voluminoso testo di oltre 1000 pagine, per circa un terzo dattiloscritto per un altro terzo minuziosamente manoscritto per il restante terzo contenente appunti e copie, sia nella sezione dedicata al prof. Mosino del Museo della Lingua Greco-Calabra “Gerhard Rohlfs”, inaugurato a Bova il 21 maggio 2016, la Fondazione Mediterranea ha deciso di donare il lavoro dell’illustre grecista reggino all’istituzione culturale bovese.
Così si legge nell’introduzione a “Epitaffi Greci. La «Spoon river» ellenica di W. Peek” (Traduzione di Franco Mosino. A cura di Emanuele Lelli. Prefazione di Giulio Guidorizzi. Testo greco a fronte. Bompiani, Milano 2019), prodotto editoriale chiaramente figlio postumo del lavoro del Nostro oggetto della donazione: “Nell’epigramma sepolcrale greco la parola appare infatti come la sola forma di opposizione alla morte, e anzi a qualcosa che terrorizza la mente umana forse ancora di più della morte, cioè l’assoluto nulla: perché se dopo questa breve vita sotto i raggi del sole un essere umano sprofonda nel buio da cui è venuto senza lasciare la minima traccia di sé, né un fatto che possa essere ricordato e neppure un nome o una traccia del suo passaggio nella vita, allora è come se quest’essere neppure fosse vissuto”. Collocando le “parole” di Mosino in ambito museale, sottraendole quindi all’inevitabile oblio di una biblioteca privata, si vuole rafforzare la “traccia di sé” che il Nostro ha dato e riaffermare a chiare lettere il contributo dello studioso reggino alla diffusione della cultura greco-calabra.
Una semplicissima, quasi familiare, cerimonia nella sede operativa-segreteria della Fondazione Mediterranea, ha concretizzato la donazione con un incontro tra il presidente della Fondazione Vincenzo Vitale e rappresentanti del CdA con il dott. Carmelo Nucera, presidente dell’associazione Apodiafazi, circolo di cultura greca per la difesa e la valorizzazione della lingua e cultura greco-calabra, titolare della “Biblioteca F. Mosino Filelleno” in Bova, che farà da tramite per formalizzare la donazione al Museo della Lingua Greco-Calabra “Gerhard Rohlfs” interfacciandosi all’uopo con l’Ente Parco e le Amministrazioni locali.