“Qui non c’è niente”, un lamento che contraddistingue la Calabria, diffuso soprattutto tra i giovani. Ma la verità è che germogliano sempre più realtà virtuose che favoriscono lo sviluppo del territorio calabrese. Il progetto #FacciCaso nasce proprio con l’obiettivo di oltrepassare ogni pregiudizio o stereotipo conducendo gli studenti calabresi in un percorso scandito da piccoli presidi di bellezza e speranza.
L’attività – coordinata da CCO – Crisi Come Opportunità, nell’ambito del progetto “Ponti: cultura e teatro per la cittadinanza attiva e il cambiamento”, in collaborazione con Italia Che Cambia che ha mappato oltre 100 realtà sul portale regionale “Calabria Che Cambia” – prevede due tappe: mercoledì 13 novembre a Crotone e venerdì 15 novembre a Roccella Jonica.
«I ragazzi – spiega Noemi Caputo, coordinatrice del progetto – hanno bisogno di modelli, esempi a cui potersi ispirare e con cui fare rete. Glieli forniamo attraverso questo progetto nato dalla volontà di valorizzare e far toccare con mano agli studenti una Calabria inedita, ricca di realtà virtuose che dicono no alla ‘ndrangheta, che investono nell’innovazione, nelle relazioni, nella cultura, rappresentando un cambiamento concreto sul territorio».
Nella città pitagorica, accompagnati da Nancy Cassalia, referente del progetto per CCO, e Tiziana Barillà, giornalista di Italia Che Cambia, quattro classi dell’Istituto di Istruzione Superiore “S.Pertini-Santoni” visiteranno il Social housing “DaMe” gestito dalla cooperativa Kairos.
Uno spazio sicuro in cui viene offerto uno stile di abitare condiviso per facilitare dinamiche di autostima, reinserimento sociale e formazione professionale. Gli studenti avranno modo di incrociare le esistenze di donne reduci da episodi di violenza, periodi di smarrimento o difficoltà economica e lavorativa. Introdotti da Francesca Zimatore, co-fondatrice di DaMe, potranno scoprire le mille sfaccettature di un punto di riferimento per chiunque si trovi in qualsiasi condizione di difficoltà. Come capitato anche ad Annachiara, giovane operatrice arrivata da Castelfranco Veneto a Crotone, per lavorare presso il Centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) di Isola di Capo Rizzuto. Qui ha avuto difficoltà a trovare un alloggio e le si sono aperte le porte dell’housing, con cui, tra l’altro, ha avviato una collaborazione per lo sviluppo di nuove attività per le donne che condividono gli spazi.
Dopo questa tappa nel piccolo centro dell’emancipazione femminile, gli studenti proseguiranno il percorso verso un’altra realtà del territorio crotonese. che si occupa di mobilità sostenibile. Ad introdurli nell’impresa sociale “Ciclofficina TR22o”, associata al Consorzio Jobel, sarà Francesco Turrà, amministratore e segretario, che mostrerà loro come pedalando si può cambiare il mondo.
Qui, quotidianamente, piccoli e adulti scoprono il piacere di muoversi in bicicletta, rispettando l’ambiente. Personalizzazione, restyling, riparazioni e riciclo creativo sono le principali attività, con lo sguardo volto al sociale. Ad essere coinvolti soprattutto nei corsi di prima pedalata sono anche bambini con disabilità che, all’interno del Park’n’Ride, percorrono la strada dell’autonomia. Così come accade anche per un gruppo di detenuti ammessi a misure alternative, che, laddove si riparano biciclette, hanno l’occasione di aggiustare le loro vite.
Venerdì 15 novembre, il viaggio di #FacciCaso, condotto sempre da Cassalia e Barillà, continuerà lungo la costa jonica per fare tappa a Roccella Jonica. Quattro classi dell’Istituto di Istruzione Superiore “P.Mazzone” visiteranno il borgo di Camini riqualificato da Eurocoop Servizi “Jungi Mundu”.
Perseguendo il motto racchiuso nel nome che in dialetto significa “unisci il mondo”, la cooperativa sociale presieduta da Rosario Zurzolo ha trasformato il borgo a rischio spopolamento in un piccolo centro dell’accoglienza e del superamento delle discriminazioni.
Gli studenti si divideranno tra laboratori di cucina, arte creativa e tessitura, dove quotidianamente decine di migranti costruiscono il proprio futuro. Come Filmon, giovane eritreo che, fuggito da guerra e oppressione, oltre a trovare fratellanza e sostegno, ha avuto l’opportunità di diventare parte attiva della comunità occupandosi dell’orto sociale e della mediazione con i beneficiari. Tante le testimonianze, anche dei mediatori culturali operativi durante gli sbarchi dei migranti a Roccella Jonica, e di donne rifugiate che, nel laboratorio tessile solidale “Ama-La”, riescono a riprendere il filo della propria esistenza creando nuovo tessuto sociale.