di Paolo Ficara – Un tifoso speciale. L’avvocato Francesco Benedetto ha visto nascere il centro sportivo Sant’Agata, respirando Reggina fin da bambino sotto la presidenza del papà Pino. Nel 2015, da imprenditore, aveva valutato la possibilità di creare una cordata per ripartire dopo la mancata iscrizione della Reggina Calcio. Non se ne fece nulla. Intervenuto a Reggina Talk, ha avuto modo di commentare l’attualità. Con un pensiero all’immediato futuro.
Ascoltando una parte delle dichiarazioni del presidente Lillo Foti, l’avvocato Benedetto ha anch’egli commentato le continue apparizioni dei vicesindaci davanti ai microfoni, dopo le gare della Reggina: “Lo sport non dà spazio alla politica di parte. Un pizzico in più di riservatezza. Serve distanza, non come politica ma come tifosi. Non riesco a capire proprio il senso di un’intervista post-partita, a soggetti politici che sono amici. Non critico, ma non capisco. Stiamo dando importanza eccessiva alla decisione di un sindaco, che per legge doveva decidere. Ed ha deciso”.
In ottica ripescaggio, il parere dell’avvocato Benedetto è categorico: “Chiunque si trovi nella situazione dell’attuale dirigenza, di fronte alla possibilità a Reggio Calabria di essere ripescati, non possa che fare due cose: o mette i soldi per il ripescaggio e fa una squadra dignitosa, o vende. Perchè dico questo? L’ipotesi terza sarebbe quella di non presentare domanda di ripescaggio, ed iscriversi in D. La ritengo meno probabile. Verrebbe così aspramente contestato, che non arriverebbe ad agosto. Non potrebbe mettere piede in città. Gli attuali dirigenti sanno perfettamente che sto dicendo l’ovvio”.
All’avvocato Francesco Benedetto abbiamo anche chiesto se gli risultano approcci, lo scorso dicembre, per provare ad acquistare la Reggina: “Che qualcuno abbia bussato, mi sembra lo abbiano detto anche loro. Evidentemente non c’erano i presupposti per aprire un dialogo. Il problema, secondo me, è più di atteggiamento che di merito. Vorrei consigliare toni più bassi, toni più pacati. Esporsi alla maniera di Scibilia, Anconetani o Zamparini, te lo puoi permettere quando sei Zamparini. Serve maggiore capacità di sopportare le critiche. Mio papà non è più presidente da oltre 30 anni. Chiunque lo incontra, lo chiama presidente. L’aver vissuto quel periodo, te lo riconosce. Essere sopra le righe, avere un contrasto con i giornalisti, non è una cosa che aiuta a consolidare la tua posizione. Quando mio padre si è dimesso, lo stadio inneggiava contro. Mi misi a piangere, ero piccolo. Ma ciò non ha pregiudicato il fatto che oggi, sia una persona riconosciuta nel calcio. Quando è retrocesso, era visto come nemico. Ma non ricordo mio padre che andava contro Eugenio Marino, o altri”.