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Reggina: c’è più vergogna a rimanere o ad andarsene?

di Paolo Ficara – Da “UniCo Obiettivo” a “L’obiettivo è chiaro”. In casa Reggina è già tempo di slogan. Ma, così come nella scelta dell’allenatore, non c’è molta fantasia. Perlomeno si è mosso qualcosa, con la conferma di Bruno Trocini ad oltre un mese e mezzo dalla chiusura della regular season. Sarebbe troppo pretendere di sapere anche sede e date del ritiro. Per non parlare della scelta del campo neutro, ove scontare la giornata di squalifica.

Abbiamo desiderato il ripescaggio con tutte le nostre forze. Alla fine, non si è creato lo spazio per entrare in Serie C dalla finestra. Tuttavia, gli attuali occupanti della Reggina hanno più volte dichiarato che erano pronti. Significa che disponevano delle 750.000 euro complessive, necessarie per presentare domanda di ripescaggio.

Ora, dato che erano pronti a spendere questa somma per la Reggina, è legittimo attendersi che li investano immediatamente per la costruzione della squadra. Altrimenti, vuol dire che Giuseppe Castiglia non è il miglior barzellettiere di Catania e provincia.

Chiaramente si tratterebbe di una somma, quella di 750.000 euro, da unire agli incassi. Sponsor, soprattutto. Gli incassi da botteghino non sono quantificabili: per le singole partite, non ci risulta siano stati comunicati. Ed in ogni caso, a maggior ragione in presenza di uno slogan ricalcato da quello di un anno fa, sarebbe estremamente corretto offrire i rinnovi degli abbonamenti a cifre simboliche. Per non dire gratis.

Le oltre 2.000 persone che hanno dato e ridato fiducia a questa compagine societaria, in realtà, si meriterebbero direttamente il rimborso. Dato il fallimento degli obiettivi annunciati, ribaditi, messi per iscritto e poi non centrati. Per due stagioni sportive. Ma siccome nel calcio non funziona così, l’unica maniera concreta per riconoscere i propri errori, suggerirebbe di non chiedere ulteriore fiducia – in termini monetari – a chi probabilmente se ne è già pentito.

L’aspetto economico è importante, quasi fondamentale, per costruire una squadra vincente in Serie D. Poi però serve anche la figura dirigenziale in grado di pensarla, questa squadra. Motivo per cui, essendoci già espressi sulla figura dell’allenatore, ci chiediamo con quale faccia questi signori osino ripresentarsi al gran completo. In tutte le cariche apicali. Ai nastri di partenza della loro – e nostra – ennesima stagione tra i dilettanti.

Chi arriva a Reggio Calabria e vuole fare calcio, magari non dal primo giorno o dalla prima settimana, ma col passare del tempo può trovare riferimenti. Avrà sicuramente chi gli dice dove poter andare a trovare Lillo Foti. A quale campanello suonare per parlare con Pino Benedetto. O che gli giri i numeri di Gabriele Martino e Franco Iacopino. Ma anche di Sergio Campolo. Tutta gente di Reggio che ha portato la Reggina a livelli importanti.

Toppare la scelta del referente locale, avendo così tante opzioni, è grave. Rivolgersi ad un soggetto divisivo, finito calcisticamente gambe all’aria con i propri soldi e con il proprio concetto di sostenibilità, ha costituito il primo passo per svuotare lo stadio. Vorremmo capire, se esiste, quale base calcistica o aziendale determina che questo soggetto rimanga ancora al proprio posto. Tre campionati di D, zero promozioni.

Dispiace che il sindaco Falcomatà, qualche settimana addietro, abbia inteso rispondere a distanza al Dispaccio. In merito ad un accostamento tra il caso Reggina ed il caso Miramare. Fraintendendo il concetto espresso su queste pagine. Non ci riferivamo agli aspetti giudiziari della vicenda. E siamo ben felici che gli imputati siano usciti tutti assolti. Ben sapendo, come ammesso dallo stesso Falcomatà, che i due anni di sospensione hanno rappresentato un danno per la città di Reggio.

Però, caro sindaco, il Miramare è rimasto chiuso.

Ed essendo ormai chiuso da 10 anni consecutivi, riteniamo sia un record negativo per la sua amministrazione. Tale struttura ha sempre rappresentato il fiore all’occhiello del centro città. E con la Reggina, a nostro modesto avviso, si persevera nell’applicare lo stesso schema: muoiano i Filistei, ma non Sansone.

La Reggina è fallita due volte sotto questa amministrazione comunale. Gli attuali proprietari non rappresentano la soluzione. E ce li avete messi voi. Quindi, se la politica locale non è in grado di trovare una soluzione migliore rispetto alla triste e difficilmente controvertibile realtà, vi meritate tutti una bella tranvata alla prossima tornata elettorale. I due vicesindaci, nel votarsi unicamente da soli, meriterebbero di vedersi annullate le rispettive schede.

Se invece il primo cittadino troverà una soluzione, in tempo per cominciare la stagione 2025/26 con una proprietà ed una dirigenza diversa, saremo pronti a riconoscergli i meriti di aver rimediato al clamoroso ed innegabile errore del settembre 2023. D’altronde, il Dispaccio è tra le pochissime testate ad aver incitato il sindaco Falcomatà quando è andato all’asta per il marchio.

Se gli attuali occupanti non si vergognano a ripresentarsi per il terzo anno consecutivo, con le stesse facce, gli stessi dirigenti, lo stesso allenatore e gli stessi slogan, dobbiamo pensare che forse proverebbero maggiore vergogna ad andarsene da sconfitti. Al primo cittadino sta il compito di spiegargli che più rimangono alla guida della Reggina, e più rischiano di rimetterci.

Il calcio offre popolarità e visibilità. Magari ad oggi, a Reggio Calabria e zone limitrofe, il maestro Nino sarà più famoso di John Wayne. Occhio però a non finire come il John Wayne raccontato da Giuseppe Castiglia.

 

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