di Fulvio D’Ascola* – Padre Fedele, potevi amarlo od odiarlo, giudicarlo o comprenderlo, leggerlo sulle pagine dei giornali, lasciando il segno del suo passaggio.Mai ovvio, mai banale, sempre in bilico tra fede e santità border line, tra curve degli stadi e porno star.Padre Fedele, il viso rubicondo, la barba bianca ed i lunghi capelli, il suo tifo per il Cosenza..”Lupi,lupi,lupi”..la serie A mai vissuta dai Bruzi, le tante inchieste giudiziarie, l’irruenza mediatica e l’obiettivo preferito da deridere nei cori delle tifoserie di calcio avverse.La passione vera, una testimonianza di strada nell’aiutare gli altri, anche in modo poco “politically correct”, come adesso si usa per edulcorare ogni forma comunicativa.Padre Fedele, i suoi cori , il lungo saio che in curva si staglia su sciarpe di Che Guevara, calcio , passione e geografia dei sentimenti delle liturgie domenicali all’ombra delle tribune degli stadi.Il tifo che si perde tra le pagine degli almanacchi, striscioni degli Ultras preparati in settimana, adesivi da vendere per finanziare l’acquisto dei fumessere.l’epoca degli Ultras a Reggio Calabria e nella Reggina storica che finisce nell’oblio del calcio moderno.Padre Fedele l’incontrai anni fa a Cosenza, da sociologo, in un workshop e guardandolo notavo sempre la spavalderia che ti “spiazza’, nel senso del “ruolo” di frate e di portatore di pace.Scenografia del calcio di ieri , quello di “Novantesimo minuto” e di “Tutto il calcio minuto per minuto”, quello di Maurizio Barendson , Luigi Necco, Sandro Ciotti, Peppe Viola, Tonino Carino da Ascoli ed i presidenti “magnati” : Costantino Rozzi o Angelo Massimino ancora alla ricerca dell’amalgama da acquistare.I secoli saltellano e si confondono nella fatua emozionale dell’Intelligenza Artificiale.Ripensando e vivendo gli attimi della passione calcistica degli anni ottanta e novanta, sugli spalti del derby Reggina Cosenza; l’uomo con il saio saltellera’ ancora, incitando gli Ultras rossoblu e sarà sommerso dagli sfotto’ degli ultras amaranto.Caro Padre Fedele ci mancherai per tutto quello che eri e per tutto quello che rappresentavi, nel tuo modo di essere. “politically scorrect”, il tempo è una clessidra che lascia indietro ogni problema e fa splendere una vita vissuta in prossimità.
*Fulvio D’Ascola, sociologo specialista della comunicazione e dei processi culturali e relazionali