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L’emergenza epidemica del femminicidio: la memoria collettiva come anticorpo

di Giovanna Cusumano* L’ennesimo inaccettabile femminicidio di Giulia Cecchettin ha squarciato le coscienze di tutti noi, ponendoci di fronte, ancora una volta, alla drammatica incapacità della nostra società di fare quel necessario passo avanti culturale nel contrasto alla violenza sulle Donne.

Ogni anno, infatti, assistiamo al solito inquietante scenario, senza che le tante Vite violentemente spezzate producano cambiamenti sostanziali nel nostro tessuto sociale, come se i femminicidi rappresentassero un fenomeno immutabile cui la società non riesce a contrapporre valide e tempestive azioni capaci di arginarlo. Un fenomeno datato che si ripete uguale nel tempo e che certamente non rappresenta un imprevisto che ci coglie di sorpresa. Eppure, ancora oggi, siamo impreparati a contrastarlo e continuiamo, anno dopo anno, a contare le morti come durante un’emergenza epidemica, senza riuscire a individuare gli anticorpi giusti.

Va scongiurato il rischio concreto che questo malanno sociale si cronicizzi, negandoci la prospettiva di una Società libera dalla violenza di genere, per questo abbiamo l’obbligo morale ed improrogabile di strutturare interventi educativi di prevenzione primaria, necessari per sradicarne le radici e costruire le fondamenta di una nuova cultura che aborra la violenza sulle donne.

In questo lavoro di prevenzione, un ruolo importante è rivestito dalla memoria collettiva cui è affidato il compito e il dovere di ricordare i femminicidi, per educare le nuove generazioni ad agire in base ad un sistema di valori coerenti con i principi costituzionali di eguaglianza, pari dignità e libertà.

È innegabile, infatti, che la memoria collettiva, connettendosi strettamente alla dimensione etica della società, educa alla presa di coscienza morale favorendo l’adozione di comportamenti in grado di evitare il ripetersi di barbari episodi di violenza e sopraffazione.
Proprio la memoria collettiva come strumento di prevenzione è la “ratio” ispiratrice della “Targa ad Memoriam”, quale percorso scolastico educativo, progettato ed intrapreso a novembre del 2019 con l’Osservatorio regionale sulla violenza di genere.

La targa alla memoria di una Vittima di femminicidio, affissa in una delle principali aule scolastiche dei vari Istituti di istruzione che hanno aderito all’iniziativa, ha il compito importante di ricordare alle generazioni di studenti le storie delle Vittime, perché non restino circoscritte nel perimetro del ricordo dei loro familiari, o di chi le ha conosciute, e diventino, invece, patrimonio comune, capace di generare un contagio emotivo delle sofferenze e del dolore altrui. La Scuola rappresenta la cornice “naturale” della crescita civile, dove si apprende l’osservanza responsabile delle regole, e tra queste, quella del prezioso insegnamento del dovere etico di censurare la violenza sulle Donne. Attraverso la memoria studentesca degli efferati delitti di Donne uccise in quanto tali, dunque, matura autoconsapevolezza e sviluppa una riflessione critica necessaria per la formazione di una coscienza collettiva ancorata saldamente alla cultura del rispetto della libertà delle Donne.
Lodevole, quindi, la campagna di sensibilizzazione nelle Scuole, insieme tutte le altre misure, già annunciata dal Governo Meloni, indispensabile per consentire che si realizzi finalmente quella rivoluzione culturale propedeutica ad avversare efficacemente la violenza sulle Donne e affrancare la nostra società dal femminicidio.

*Giovanna Cusumano – Responsabile Dip. Giustizia FdI Calabria e già Vice coordinatore Osservatorio regionale sulla violenza delle donne

 

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