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Grazie di (non) esistere. Firmato: la ‘Ndrangheta

Bocca cucita buonadi ‘Ndrangheta – Salve! Non so se vi ricordate di me: sono la ‘Ndrangheta. Ve lo chiedo solo perché, grazie a Dio, San Michele Arcangelo e la Madonna di Polsi, di me non si parla più. Apprezzo molto. E, quindi, desidero fare un po’ di ringraziamenti. Perché a noi delle ‘ndrine la buona creanza non manca, che si sappia!

Mi sono presentata solo come ‘Ndrangheta, ma in realtà, sono la ‘Ndrangheta Unitaria. Sì, non più famiglie disgiunte tra loro. Ma un’unica organizzazione. L’avete stabilito (con ritardo siderale) con quell’inchiesta… Come si chiamava… Ah sì sì: “Crimine”. Che poi, non ho mai capito perché tanti che dicevano (dicono) di essere contro di me l’abbiano osteggiata così tanto. Magistrati, giornalisti, intellettuali. Boh, chi vi capisce è bravo! Fate impallidire anche la nostra “falsa politica”.

Scusate la divagazione.

Dicevo, vorrei ringraziare un po’ tutti voi per avermi fatto scomparire dai radar. Per aver allentato la stretta giudiziaria, per aver smesso di nominarmi, standardizzando il racconto con comunicati stampa (senza nomi), per aver silenziato il dibattito politico, per aver cancellato quasi tutte le associazioni che mi osteggiavano. Ben fatto! Io non avrei saputo fare di meglio. Davvero.

E allora, inizio con il dettaglio dei miei sentiti ringraziamenti.

Vorrei cominciare con la magistratura. Forse a voi, nemici di un tempo, devo dire il mio GRAZIE più grande. Grazie per aver fatto tornare il territorio al 2007, quando la ‘ndrangheta non veniva nemmeno nominata. Devo dire che quel decennio giudiziario, dal 2008 al 2018 è stato duro eh. Difficile assai. Avete acciuffato quasi tutti i latitanti e sequestrato non so quanti miliardi tra aziende, case, conti correnti, denaro liquido, ecc. ecc. Pure le catenine del cesso d’oro mi avete preso! Mi avete scoperto pure un po’ di “colletti bianchi”, anche qualche togato che giocava nella mia squadra. Che stronzetti che siete stati! Ma ho tenuto botta. Ed eccomi qui, bella e viva come non mai.

Oggi, invece, devo ringraziare il nuovo corso della magistratura. A Reggio Calabria soprattutto. Non tanto e non solo per il misero numero di inchieste e operazioni effettuate in questi anni. Quello poco importa. Tanto, lo sapete che a colpi di manette e sequestri non mi sconfiggerete mai. IO SONO CULTURA! Devo quindi ringraziarvi per avermi “normalizzata”. Per avermi cancellata dal dibattito. Per aver smesso di parlare alla cittadinanza, spiegando come stanno le cose. Lanciando messaggi di speranza, di resistenza al malaffare.

Mi occupo io della gente, non preoccupatevi.

State proprio messi male a Reggio Calabria, eh. Tra vertici che, anziché essere degli investigatori andrebbero messi alla voce “burocrati” dell’enciclopedia, ad altri che ancora non hanno superato il complesso di Peppone Scopelliti (bentornato tra le persone libere, a proposito) ed altri soggetti a dir poco discutibili, ma di quest’ultimi non parliamo troppo, ché poi querelano e, come sapete, a me le aule di giustizia proprio non vanno giù. E, però, lo specchio di come e quanto siete messi male, l’ho letto qualche giorno fa, non ricordo dove. Ma avete visto i nomi che concorrono per diventare procuratore aggiunto a Reggio Calabria? A parte qualche nome di valore (non più di tre), c’è anche gente che non dovrebbe nemmeno stare in magistratura.

Ditemi che non è così!

Io non me ne intendo, ma secondo me non è un caso che gli uffici giudiziari si siano svuotati e si stiano svuotando dei migliori, mentre un tempo la gente faceva a gara per venire qui e rompere le palle a me, povera. E io che sono una che fa delle “tragedie”, della “falsa politica” di cui vi parlavo prima, degli intrighi e degli intrallazzi, la sua linea di condotta e di pensiero, potrei anche pensare che questa banalizzazione del caso Reggio Calabria, a fronte di una Catanzaro sempre più centrale possa rispondere a un disegno realizzato in tempi non sospetti.

Eh già perché c’è sempre quel prezzemolino di Nicola Gratteri. Attivo, eh! Tutto gli si può dire tranne che non rompa le scatole. Però fortunatamente (e qui ringrazio anche i giornalisti) anziché farlo parlare di ciò che conosce bene, me, signora ‘Ndrangheta Unitaria, lo fate parlare dell’universo mondo. Me lo sono sempre chiesto: ma a chi importa cosa pensa Gratteri del reddito di cittadinanza, del Recovery Fund o dell’elezione del presidente della Repubblica? Ma, a questo punto, chiediamogli anche quale sia il suo piatto preferito o che tipo di musica ascolti. Lo troverei molto più interessante: mi piace conoscere meglio i miei nemici. Ripeto: chi vi capisce è bravo!

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Vorrei inoltre ringraziarvi, cari magistrati, anche per non aver mai chiarito le vostre singole posizioni rispetto ai rapporti con quel geniaccio di Luca Palamara. Ho letto con molta attenzione le vostre chat. Alcune molto esilaranti, devo dirlo. Mi aspettavo che nascesse un dibattito pubblico. Ma fortunatamente siete rimasti immobili e silenti. Anche le correnti, bene così. E se me l’aspettavo da quelle che, notoriamente, rappresentano il ventre molle della magistratura, devo dire che da altre, dove alcuni fanno i duri e puri, mi aspettavo qualcosa in più. Ma fortunatamente mi sbagliavo!

Certo, mi sfugge come la gente possa prendere le distanze da me, quando voi siete date l’esempio così. Ma vabbè, questi sono dettagli!

Il mio secondo grazie va alla politica. Alla classe dirigente, direi più in generale. Politici, imprenditori, professionisti, amici cari, siete sempre i miei più affezionati fan. E di questo vi ringrazio con tutto il cuore. Poi, con quell’ideuzza che ho avuto, ormai qualche decennio fa, di andare a braccetto con un bel po’ di massoneria… Sono o non sono una persona geniale?

Ammetto che questa leggina sulla “presunzione di innocenza” era proprio quello che serviva. Così almeno non si può più dire o scrivere nulla. Nemmeno i nomi delle cosche storiche. Viva il garantismo! L’ho sempre apprezzato e sapete bene che tanti miei accoliti lo utilizzano come foglia di fico per parlare, in realtà di immunità e impunità.

Ma questo è un discorso di livello nazionale. Dove mi date le maggiori soddisfazioni è qui, nella nostra amata Calabria. Molto bene esservi chiusi nei palazzi. Certo, il Covid vi ha dato un grossa mano, ammettetelo: avete più culo che anima! Molto bene aver eliminato ogni provvedimento che, un minimo possa contrastarmi. D’altro canto, vedo che siete sempre molto bravi con le clientele. Avete avuto un’ottima maestra, modestamente. Parlo del centrodestra e del centrosinistra, sia chiaro. Lo sapete che io non faccio distinzione. Dal “compagno” con i santini nei posti sbagliati al camerata che con me ha sempre avuto ottimi rapporti.

Io sono equa.

Vorrei ringraziare anche i giornalisti. Belle le vostre pagine, cartacee o meno, piene zeppe di Covid. Covid, Covid, Covid. Una volta vi leggevo e mi veniva lo sconforto. Mi nominavate sempre. A volte pure a sproposito, devo dire. Oggi invece parlate solo di vaccini. E questo per me è ottimo: del resto, noi della ‘ndrangheta siamo stati tra i primi a vaccinarci grazie ai compari nella sanità.

Ok, ok. Non faccio discorsi qualunquisti.

Però, davvero, se già la narrazione era quella che era, oggi sono molto, molto soddisfatta. Manca solo che si inizi a parlare soltanto del nostro splendido mare, del sole che bacia questi luoghi quasi tutto l’anno, dei bronzi di Riace e dell’unicità del bergamotto. Un sogno!

Vi racconto quest’ultima cosa: lo sapete che all’inizio di gennaio un’associazione antimafia ha detto che il sindaco di Reggio Calabria si sarebbe dovuto dimettere dopo la condanna in primo grado? E sapete di quand’è la sentenza? Di novembre! “Buongiorno!”. Vi giuro che mi sono sbellicata dalle risate. E pensare che un tempo si facevano fiaccolate, si era davvero una sentinella rompipalle rispetto all’azione legalitaria.

Meno male che le cose cambiano. Peraltro, a me ‘ste associazioni antimafia mi sono sempre state un po’ sulle palle. Avete fatto bene a raderle al suolo. Talvolta con inchieste risibili. Ma ogni modo è quello giusto pur di non nominarmi. Perché, ve lo dico con tutto il cuore, il primo passo per sconfiggermi è nominarmi e considerarmi un problema.

Oggi vedo un territorio avvolto nella nebbia, obnubilato, ormai assuefatto al brutto. Incapace di sviluppare un dibattito, una riflessione, un pensiero critico. E’ esattamente quello che volevo. Un tempo dovevo isolare e delegittimare alcune persone, chi provava a esprimere un’idea. Oggi non sento più quelle poche voci libere che un tempo c’erano. Avermi cancellata da tutto, ha portato anche chi prima ci credeva ad auto-silenziarsi. Io, d’altra parte, ho sempre percorso la strategia della sommersione, lo sapete bene. Ma io questa volta non ho meriti. O, meglio, non più del passato. Io ho continuato a fare le mie “solite” cose: mi sono legata a politica e massoneria, ho fatto estorsioni, ho infiltrato le istituzioni, ho gestito flussi di denaro, ho vessato la cittadinanza. I miei interlocutori sono quelli di sempre: dalla chiesa ai grembiulini.

Nulla più, nulla meno rispetto al passato. Questa volta il merito è tutto vostro signori miei. E, per una volta, devo far prevalere la meritocrazia. Anche se sapete quanto la detesti. Molto meglio avere la persona giusta al posto giusto.

Signore e signori, eccomi qui, esisto, sono forte, ma adesso sono la cosa più normale che esista. E di questo, non smetterò mai di ringraziarvi.

P.S. Per le vostre querele: sono Claudio Cordova. La polizia giudiziaria ha cose molto più serie da fare invece di perdere tempo a identificare l’autore di questo testo.

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