“A volte bisogna rischiar, fare altre cose. Occorre rinunziare ad alcune garanzie perché sono anche delle condizioni” - Tiziano Terzani
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USB Reggio Calabria: pronta la mobilitazione sulle strutture psichiatriche

Si è tenuta nella giornata di ieri presso i locali della Federazione USB di Reggio Calabria un incontro che ha visto la partecipazione di diversi operatori delle strutture psichiatriche reggine. Un momento di confronto necessario per fare il punto di una situazione che non sembra di facile risoluzione, nonostante i tanti anni di attesa.

È dal 2008 infatti che si sarebbe dovuto definire il percorso di accreditamento delle strutture, la cui gestione mista pubblico-privata, creata agli inizi degli anni ‘90 dopo la chiusura del manicomio di Reggio Calabria, era stata resa illegittima dall’evoluzione normativa. Questa illegittimità ha portato nel 2015 al blocco dei ricoveri nel settore, tuttora vigente.

Negli anni sia la Regione Calabria che i Commissari che si sono susseguiti hanno ribadito una sorta di corsia preferenziale alle strutture già esistenti, riconoscendo la ormai trentennale esperienza degli operatori impegnati in questo delicato settore. Eppure la stessa Regione Calabria, a dispetto delle rassicurazioni della struttura commissariale, da il ben servito a diversi gestori per “incapienza”, facendo partire una sequela di ricorsi che avranno come principale risultato quello di impantanare nuovamente questo percorso di accreditamento. Nel mentre i pazienti psichiatrici reggini continuano ad essere costretti ad andare fuori provincia o ad affrontare la malattia in casa, con rischi e disagi che ben si possono immaginare. E gli operatori continuano a lavorare in una situazione di difficoltà e nella totale incertezza relativa al proprio futuro.

A seguito dell’incontro con i lavoratori USB ha rinnovato una richiesta di incontro al Commissario alla Sanità Roberto Occhiuto, al Sub Commissario Ernesto Esposito e alla Dirigente del Dipartimento Salute Jole Fantozzi. In mancanza di risposte saremo costretti a proclamare lo stato di agitazione del personale delle strutture e a tornare in piazza per difendere la dignità dei lavoratori, e anche dei pazienti e delle loro famiglie.

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