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Alla Provincia di Cosenza il ricordo di Sergio Cosmai e del suo impegno per la legalità

Si è tenuto questa mattina, nel Salone degli Specchi del Palazzo della Provincia, l’evento commemorativo in memoria e in onore di Sergio Cosmai, figura indimenticata e tragica della storia italiana, noto per il suo ruolo come direttore del carcere di Cosenza negli anni Ottanta. La sua carriera è stata segnata da un impegno profondo nel campo della giustizia e della riabilitazione dei detenuti, ma è stata anche tragicamente spezzata da un delitto che ha scosso l’opinione pubblica.

Nel 1985, Sergio Cosmai fu assassinato in un agguato mentre andava a prendere la figlioletta a scuola. Pagò con la vita la sua dedizione allo Stato, punito per aver voluto contrastare il potere dei clan cosentini all’interno della casa circondariale di Cosenza.

La Presidente della Provincia Rosaria Succurro, in apertura della giornata commemorativa, ha parlato di « un’importante occasione per riflettere sull’eredità morale e il coraggio di un uomo che ha sacrificato la sua vita nella lotta contro la criminalità organizzata».

Per la Presidente Succurro, Sergio Cosmai rappresenta per la comunità cosentina un faro di coraggio e determinazione: «la sua vita e il suo sacrificio ci ricordano che la lotta contro la criminalità organizzata è un dovere civico di ogni cittadino. Oggi, a 40 anni dalla sua tragica scomparsa, dobbiamo rinnovare il nostro impegno a favore della legalità e della giustizia, non solo per onorare la sua memoria, ma per garantire un futuro migliore alle nuove generazioni».

La Presidente ha poi aggiunto: “Sergio Cosmai ci ha lasciato un’eredità morale preziosa. La sua passione per il servizio pubblico e la sua volontà di combattere l’ingiustizia devono essere una guida per tutti noi. È fondamentale che i giovani comprendano l’importanza di questa lotta, affinché possano crescere in un ambiente libero dalla paura e dall’illegalità. Ed è per questo che considero particolarmente importante la presenza qui, oggi, di tanti giovani studenti dei nostri licei cittadini, ai quali è nostro dovere trasmettere con forza l’impegno per la legalità».

Nelle conclusioni della Presidente, infine, l’esigenza di un’azione comune nella lotta alla criminalità che deve necessariamente coinvolgere non solo forze dell’ordine e magistratura, ma la politica, l’informazione, la scuola e l’università.

Diversi gli interventi che si sono succeduti: Maria Luisa Mendicino, Direttore del carcere di Cosenza; Vincenzo Capomolla, Procuratore della Repubblica; Ercole Giap Parini, Direttore del Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Unical. Il giornalista e scrittore Arcangelo Badolati ha lasciato senza fiato l’intera platea con il racconto vivido e appassionato del delitto, del contesto storico e territoriale, dei mandanti; ma soprattutto della normalità spezzata di una famiglia perbene e di un processo ai sicari colpevolmente “aggiustato”. Parole forti, affermazioni crude. E sullo sfondo una giustizia a metà, arrivata troppi anni dopo.

Emozionante la testimonianza di Domenico Mammolenti, stretto collaboratore di Sergio Cosmai in quegli anni difficili, che ne ha ricordato soprattutto la dirittura morale e il senso del dovere di un servitore dello Stato.

Il dolore della moglie di Sergio Cosmai, affidato a un messaggio di ringraziamento, è entrato ancora oggi più che mai vivo e bruciante nella Sala della Provincia, sintetizzato dalle parole di Corrado Alvaro: “ La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile.

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