“Siamo qui non per rinnovare in una forma quasi masochistica un dolore, un dolore che per le famiglie e la societa’ civile e’ forte e rimane, ma siamo qui perche’ facendone memoria si possa guardare avanti con rinnovata speranza ma anche con rinnovata responsabilita’ e consapevolezza”. Lo ha detto l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, monsignor Claudio Maniago, nella cerimonia di commemorazione delle vittime dell’alluvione che nella notte tra il 9 e il 10 settembre 2000 provoco’ l’esondazione del torrente Beltrame a Soverato, esondazione che travolse il camping “Le Giare” e causo’ la morte di 13 persone, in buona parte disabili e volontari dell’Unitalsi.
“La consapevolezza – ha aggiunto Monsignor Maniago – che e’ vero che la natura quando si scatena e’ ingovernabile, ma e’ anche vero che la natura, il Creato – come ci ricorda continuamente Papa Francesco – e’ una casa comune e come tutte le case vanno curate, vanno tenute in ordine se vogliamo che in esse si trovi accoglienza e si possa vivere serenamente godendone”. Noi vogliamo in questo momento di memoria assumere ancora una volta di piu’ la nostra responsabilita’ personale, certo quella delle istituzioni tutte ma anzitutto personale, la responsabilita’ di chi, ognuno di noi, nel suo piccolo – ha concluso l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace – puo’ dare il proprio contributo affinche’ questa casa, che e’ una casa di tutti, possa essere una casa accogliente e mai una casa che possa offrire violenza o addirittura morte”.
Molta commozione, come ogni anno, all’omaggio delle tredici vittime, in gran parte di Catanzaro, i cui nomi sono stati letti dal sindaco di Soverato, Daniele Vacca. Tra i presenti alla commemorazione i familiari delle vittime, il prefetto Enrico Ricci, i rappresentanti dell’amministrazione comunale di Catanzaro tra cui il vicesindaco Giusi Iemma, e della Provincia e i vertici delle forze dell’ordine.