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Catanzaro si mobilita contro lo “scippo” della Facoltà di Medicina all’Unical. Fiorita: “Ricorreremo al Tar”

– di Gaia Serena Ferrara

“Per essere forte, Catanzaro ha bisogno di tutte le sue componenti ed è per questo che vi ho chiesto di esserci oggi”.

E’ cosi che il sindaco Nicola Fiorita ha ringraziato tutti i cittadini presenti all’Assemblea pubblica indetta per oggi a Palazzo de Nobili allo scopo di fare chiarezza ma soprattutto di ascoltare e comprendere la collettività in relazione a quella che per la città sarà un importante banco di prova nonché cartina di tornasole.

Il tema in oggetto non poteva che essere quello legato alla sanità regionale e in particolare agli avvenimenti degli ultimi mesi che hanno visto una brusca accelerazione della costituzione del corso di Medicina all’Unical e al contempo una brutale frenata sul processo di integrazione delle Aziende Ospedaliere Ciaccio e Mater Domini catanzaresi tesa alla nascita dell’Azienda Unica Dulbecco.

Si tratta di un frangente molto delicato per il capoluogo di Regione, che si trova protagonista di una questione dai risvolti politici, istituzionali ma anche morali e civili non poco significativi.

Medicina a Cosenza: un bene per la Regione o uno scippo per Catanzaro?

Nel corso dell’Assemblea pubblica molto spazio è stato concesso al dibattito sulla nascita della Facoltà di Medicina all’Unical di Cosenza e, laddove alcuni interventi si sono dimostrati piuttosto tiepidi e miti, altri si sono svolti in modo meno diplomatico e meno moderato.

Tra questi ultimi sicuramente è da annoverare quello di Valerio Donato, professore di diritto e consigliere comunale, che in apertura del proprio discorso ha affermato: “Io voglio essere provocatorio e sono campanilista”.

“Sono campanilista – ha spiegato Donato – perché gli interessi di uno, della città in questo caso, possono legittimamente essere retrocessi quando c’è un sistema, ossia quando c’è un equilibrio generale nell’ambito del quale tutte le parti saranno soddisfatte.”

Secondo l’ex candidato a sindaco, non è questo il caso: nella sua premessa si può in sostanza sintetizzare il sentimento e la percezione dell’intera cittadinanza, tesi a constatare come si stia assistendo a un vero e proprio “scippo” della caratterizzazione che la città di Catanzaro poteva finora vantare in ambito universitario.

Uno scippo che per Donato testimonia un’azione violenta da parte di istituzioni regionali e accademiche: il bene della Regione non può passare per uno scippo di competenze ma per un’integrazione efficace, solo così è possibile ottenere un beneficio di sistema, un apporto significativo alla sanità calabrese.

“Umg e Unical hanno sottoscritto fra il 2018 e il 2020 una convenzione per attivare un corso di assistenza sanitaria inter-ateneo, secondo un modello di integrazione del sistema universitario “virtuoso” perché si basa su una condivisione di competenze per portare innovazione.”

Ha affermato Antonello Talerico, presidente del consiglio comunale, compiendo una sorta di ricostruzione degli antefatti per poter comprendere cosa sta accadendo oggi.

“Dell’attivazione di quel corso inter-ateneo oggi non c’è traccia, nell’ambito di ampliamento dell’offerta formativa”, ed è il motivo per cui da molti è considerata una Convenzione “fantasma”. Ma Talerico fa un ulteriore passo e si spinge a imputare gran parte della responsabilità al rettore dell’Umg Nicola De Sarro il quale avrebbe determinato nel 2020 la scelta strategica di sottoscrivere la convenzione con cui autorizzava l’istituzione di nuovi corsi fuori dall’Umg.

“Questa scelta ci ha fatto perdere quella caratterizzazione che apparteneva a Catanzaro in ambito universitario: adesso le tre facoltà che caratterizzavano la città non sono più suo appannaggio esclusivo”. E sul concetto di estensione dell’offerta formativa Talerico aggiunge: “Allargare l’offerta formativa non è obiettivo che si ottiene con la moltiplicazione numerica delle stesse facoltà in più città ma con un equilibrio di sistema a livello di competenze”.

Tuttavia, sulle responsabilità di De Sarro le opinioni sono alquanto divergenti: secondo Donato, De Sarro si sarebbe trovato di fronte a una situazione de facto che ormai sarebbe andata avanti anche senza il suo apporto, perciò la sua astensione non sarebbe da interpretare in negativo. Allo stesso modo, però, è indubbio che la scarsa capacità decisionale del rettore di un Ateneo incida sulla credibilità dell’ateneo stesso e ne motivi quindi la debolezza. /e ne determini una posizione di debolezza.

Sulla questione universitaria la posizione del sindaco Fiorita rimane piuttosto moderata: “Questa duplicazione della Facoltà di medicina non è un male di per sé ma sta avvenendo in modo illegittimo e inaccettabile. La scelta quindi è fra mantenere l’attuale divisione degli atenei e ridisegnare un nuovo sistema che sia funzionale agli interessi dei giovani calabresi”.

Non c’è dubbio che solo con una strategia politica condivisa sarà possibile superare la questione per evitare ragionamenti campanilistici o logiche di potenza.

Rallentamento su Azienda Unica Dulbecco: errore di Occhiuto?

“Ci viene detto che l’Azienda universitaria Mater Domini non ha atto costitutivo”.

Dovrebbe essere questa, secondo il presidente Roberto Occhiuto, la ragione valida e legittima per ritardare la costituzione dell’Azienda Ospedaliera Unica Dulbecco tramite la “fusione” della Mater Domini e del Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. La firma del protocollo d’intesa necessario alla nascita della nuova azienda ospedaliera è stata infatti ritardata adducendo come giustificazione la mancanza di un DPCM che ne riconosca l’istituzione.

L’atto in sé non dovrebbe allarmare in una situazione di normalità. Assume però caratteristiche problematiche e ambigue nella misura in cui a questo freno corrisponde invece un’accelerazione per quanto riguarda l’attivazione dei medesimi procedimenti nella città di Cosenza.

A tal riguardo Fiorita si è espresso in termini abbastanza chiari: “Credo che siamo ancora in tempo per porre rimedio, si firmi il protocollo d’intesa per la nascita dell’Azienda Dulbecco e si faccia marcia indietro sull’assetto del sistema universitario”. A suo parere ciò risulterebbe utile per portare il dialogo a un livello più ampio, ragionando su cosa sia più utile per tutti i territori.

Meno compromissoria e meno diplomatica è invece la posizione di Valerio Donato che ha compiuto una serie di riflessioni partendo da dati di fatto dai quali non si può prescindere. Innanzitutto, in quanto giurista, ha potuto evidenziare un errore di fondo nella “strategia” di Occhiuto il quale avrebbe preso le mosse da presupposti sbagliati.

L’Azienda Mater Domini risulterebbe inesistente in quanto il suo atto costitutivo poggia su una legge che è stata dichiarata incostituzionale nel luglio del 1993. Per questo, nell’ottica di effettuare l’integrazione nella nuova Azienda unica, Occhiuto ha previsto un percorso particolarmente tortuoso fatto di una serie di DPCM da approvare nel corso di 4 o 5 anni.

“Il dramma – afferma Donato – è che non è vero che il decreto costitutivo dell’Azienda di Mater Domini sia nullo”. Questo perchè dopo aver affermato l’incostituzionalità della legge regionale, nel dicembre dello stesso anno il legislatore è intervenuto cedendo la facoltà di riconoscere le aziende ospedaliere alle Regioni stesse.

Ed è proprio quello che la Regione Calabria ha fatto: con la legge regionale 26/1994 l’Azienda Mater Domini veniva riconosciuta come Azienda ospedaliera.

Anche Talerico ha commentato: “Se la nostra azienda non ha atto costitutivo, allora come si fa a istituire un protocollo che la vede protagonista con l’ospedale civile di Cosenza che invece versa in condizioni fatiscenti?”.

Perciò il vero attacco, violento e brutale, alla città di Catanzaro non si giocherebbe tanto sulla Facoltà di Medicina a Cosenza quanto sull’ostacolare la nascita dell’Azienda Unica Dulbecco la quale consterebbe di circa 850 posti letto che rappresentano un’intera economia della città e della provincia. “Altri posti letto per una Facoltà su Cosenza implicherebbe negarli a Catanzaro. Ne andrebbe insomma dell’integrità economica, politica e sociale della comunità.”

La mobilitazione politica

Apparentemente, Catanzaro si appresta a vivere e affrontare uno dei momenti più strategici e importanti della sua storia. A testimoniarlo, la straordinaria partecipazione dei catanzaresi chiamati a raccolta dal proprio sindaco il quale ha affermato: “E’ forse la prima volta che un sindaco chiede una sorta di autorizzazione morale ai suoi cittadini nell’ottica di tutela dei loro interessi”.

Questi interessi si possono sintetizzare in due concetti: la rivendicazione di autonomia e il risveglio del senso di appartenenza e di orgoglio di una comunità.

Il sindaco Fiorita, tuttavia, tiene a precisare come questo appello alla comunità non sia dettato da logiche meramente campanilistiche: “La battaglia di cui stiamo parlando non ha come avversario la città di Cosenza, né l’Università della Calabria che resta il principale ente di alta formazione della Regione. Si tratta scegliere la strada più giusta non la strada più comoda per il bene di tutti i calabresi e per il capoluogo”.

Questo modo di procedere e di pensare non è affatto scontato in una città come Catanzaro che ha sempre dimostrato un’eccessiva debolezza politica che si è andata sedimentando negli anni e alla quale occorre mettere mano. Un segnale positivo, quindi, che tanti catanzaresi abbiano risposto all’appello del sindaco Fiorita che ha puntato l’accento sulla necessità di non spaccare la comunità e di portare invece il confronto su queste tematiche a un livello più alto e sereno “abbandonando la tentazione proto-leghista a prendere tutto a discapito di chi non ha niente”.

“Su questo punto la nostra linea è intransigente – ha affermato Fiorita – e chiameremo in causa la giustizia amministrativa per impugnare e annullare il decreto del Presidente Occhiuto, la partita è nelle sue mani da troppo tempo e dev’essere chiusa”.

Altrettanto lucida è la posizione di Antonello Talerico, presidente del Consiglio Comunale, che ha attribuito la responsabilità di questo stato di cose agli attori universitari, sì, ma senza dubbio anche alla struttura politica e alla mancanza di coordinamento fra le strutture regionali e istituzionali. Secondo Talerico: “La città per la prima volta dimostra di avere la capacità di reagire, una capacità di replica che non abbiamo mai avuto perché abbiamo sempre assecondato le decisioni esterne. Per questo è importante che anche il sindaco Fiorita agisca politicamente e impugni tutti gli atti che bisogna impugnare”.

Il livello di mobilitazione politica è stato testimoniato anche dalla presenza della notaia Paola Gualtieri la quale ha preso la parola a nome di tutte le associazioni culturali e del terzo settore che compongono la società civile calabrese. La priorità per la società civile è, non a caso, quella di tutelare gli interessi della città con le armi della democrazia e della partecipazione.

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