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Risanamento Comune di Vibo Valentia, il sindaco all’assemblea nazionale dell’Anci: “Da bilancio sano dipendono tutti servizi primari”

Con la partecipazione attiva a due panel sui temi di welfare e salute e tenuta dei conti pubblici negli enti in difficoltà finanziaria, il Comune di Vibo Valentia ha recitato un ruolo da protagonista alla recente assemblea annuale dell’Anci svoltasi a Bergamo. In questa sede, il sindaco Maria Limardo è stato chiamato a portare la propria esperienza sui tavoli nazionali confrontandosi con i colleghi del resto d’Italia sui temi di più stretta attualità e sul ruolo degli enti locali nella rinascita dei territori.

Chiamata da Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale) per illustrare le peculiarità del percorso di risanamento dell’ente, il primo cittadino di Vibo Valentia ha tracciato un excursus sulle dinamiche finanziarie che hanno condotto dapprima il Comune alla dichiarazione di dissesto nell’anno 2013, e successivamente alle iniziative intraprese sin dal suo insediamento per tentare di risanare le casse pubbliche, in particolare con il recente rinvio disposto dalle Sezioni riunite della Corte dei conti che permetterà a Vibo di predisporre un nuovo Piano di riequilibrio, che stavolta potrà poggiare le basi sulle opportunità del “Patto salva città”, al quale l’ente, tra i 12 in tutta Italia, aderisce.

L’esempio di Vibo è stato citato nel V rapporto dell’Università Ca’ Foscari di Venezia per esaminare le crisi degli enti locali e sottolineare il ruolo strategico dei Comuni nella fase di attuazione del PNRR. Al panel, oltre al primo cittadino vibonese e alla collega di Andria Giovanna Bruno, hanno partecipato anche Marcello Degni della Ca’ Foscari, il responsabile della finanza locale Anci-Ifel Andrea Ferri e il segretario generale di Anci Veronica Nicotra.

“Mi rendo conto – ha affermato il sindaco Limardo nel confronto all’Ifel – che il cittadino è poco interessato alle questioni finanziarie, che spesso, a torto, vengono viste come situazioni sganciate dalle esigenze primarie. Ma in realtà è giunto il momento di comprendere che un Comune sarà in grado di tappare una buca, di aprire un cimitero, di riparare un guasto alla condotta idrica, di potenziare un ufficio, soltanto nella misura in cui potrà contare su un bilancio risanato e su una spesa discrezionale che consenta un rapido intervento ed una pronta risposta nell’erogazione di tutti i servizi”. Ed è proprio sulla base di questo assunto, “andando contro ai consigli di chi mi suggeriva di dichiarare un nuovo dissesto all’atto del mio insediamento – ha rimarcato il sindaco – che ho invece puntato forte, grazie al supporto della mia squadra a cominciare dall’assessore Nardo, su un Piano di riequilibrio che oggi, grazie alla stipula del Patto salva città, ci potrà realmente permettere di uscire dal pantano in cui l’ente si ritrova”.

Il primo cittadino vibonese ha avuto così modo di sottoporre all’attenzione di Ifel ed Anci quegli aspetti, non soltanto tecnici, che se non arginati amplieranno sempre di più il divario sociale tra cittadini residenti nei Comuni in difficoltà rispetto agli altri i cui enti non patiscono particolari problematiche finanziarie. “È assolutamente prioritario – ha aggiunto la Limardo – superare il divario sociale con gli altri territori e l’unica via percorribile è aiutare questi enti a riappropriarsi del proprio destino, per uscire anche dalla morsa di una mancata percezione di un diritto pieno di cittadinanza. Se io Comune non riesco ad erogare servizi dignitosi, il cittadino non si sentirà mai parte di un tutto, e forse finirà per troverà maggiormente accessibili altre ‘soluzioni’. Lo sforzo maggiore che Anci, Ifel e lo Stato in generale devono fare è capire che i Comuni non possono essere abbandonati a loro stessi, specie quelli che vanno in dissesto, perché ne va profondamente della struttura stessa dello Stato: sociale oltre che economica. Non ha senso – ha concluso il sindaco di Vibo – che io riesco a raggiungere le risorse del PNRR per costruire un’opera pubblica in più quando poi non ho possibilità di tappare una buca”.

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