È stata la realtà, con le sue evoluzioni, i suoi cambiamenti, le sue nebulose, a suggerirci la strada. Anzi, la piazza, la connessione delle piazze. Non avremmo potuto fare altrimenti. Come operatori impegnati nell’organizzazione di festival, progetti lettura e rassegne contro le mafie e per l’affermazione dei diritti di cittadinanza abbiamo deciso di avviare un percorso di scambio, confronto, riflessione, ricerca, produzione e impegno comuni. Abbiamo deciso di mettere in discussione il nostro modo di interpretare il ruolo di animatori civici e culturali, ma – a partire dai noi, dalle nostre storie ed esperienze, dai nostri interrogativi e dalle nostre insufficienze – abbiamo l’ambizione di parlare al movimento antimafia, alle cittadine e ai cittadini, alle forze culturali e intellettuali, alle scuole, alle classi dirigenti diffuse, alle amministrazioni territoriali, al governo del Paese. Siamo convinti che sia necessario cambiare: la lettura della società e delle dinamiche di potere, l’utilizzo di pratiche e linguaggi. Infatti, dopo avere esercitato per molti anni una straordinaria funzione sociale, civile e culturale, oggi l’antimafia ha bisogno di una profonda rigenerazione:l’analisi fatica a cogliere le trasformazioni delle mafie, le parole d’ordine rischiano di apparire stanche, i riferimenti culturali appannati. E anche le relazioni con le istituzioni hanno bisogno di essere ripensate dopo i troppi incidenti degli ultimi anni. Pertanto, nonostante la generosità di chi anima il movimento, le numerose esperienze innovative maturate da nord a sud, i picchi di entusiasmo di alcuni eventi, lo slancio si va affievolendo, il consenso popolare pare esaurirsi in una condivisione diffusa ma superficiale e quindi poco efficace. C’è di più, come ha scritto qualche tempo fa Giuseppe Di Lello, già magistrato nel pool di Falcone e Borsellino: «Ci troviamo a dover constatare una diffusa sensazione di rigetto del movimento antimafia che rischia di travolgere anche quanto di buono e di efficace esso ha prodotto». Un rischio, per fortuna non ancora una realtà, da scongiurare a ogni costo perché un movimento antimafia largo, plurale, popolare, rigoroso è anche oggi quantomai necessario nel nostro Paese, al nostro Paese. Perché è vero che le mafie non sono più le organizzazioni sanguinarie che abbiamo conosciuto, ma è altrettanto vero che tutte le indagini della magistratura, il lavoro dei giornalisti, le analisi accademiche e le inchieste sociali dimostrano che le mafie sono sempre più presenti nella società, nella politica, nell’economia, sono sempre più difficili da individuare e inquadrare, e hanno una pervasività crescente fino a rappresentare – in Italia e in Europa – un metodo di organizzazione economica e sociale. Dentro questo scenario preoccupante,non è purtroppo all’altezza della sfida la consapevolezza di cittadine e cittadini e manca – in gran parte delle classi politiche e dirigenti – un punto di vista su cosa siano oggi mafie e antimafia. È l’osservazione critica di questa realtà che ci ha suggerito di trovare una connessione tra le piazze che in questi anni abbiamo organizzato e animato con le nostre rassegne e i nostri festival. Pertanto, senza volerci sostituire a nessuno – ma, anzi, auspicando un nuovo impegno di tutte e tutti, ciascuno nel proprio ambito di intervento – abbiamo deciso di dare vita a “Piazze connection”, una rete dei festival antimafia che abbia l’ambizione di contribuire alla costruzione di nuove lenti e di una nuova cassetta degli attrezzi per l’antimafia di oggi e di domani. Lo faremo, appuntamento dopo appuntamento, festival dopo festival, in una sorta di agorà permanente aperta a tutti coloro che vogliono contribuire a rigenerare e ridefinire l’antimafia e che auspica nuove adesioni a un processo che è per definizione un percorso. Vincere le mafie sul piano culturale significa ripensare totalmente parole e azioni, ribaltare certezze e convinzioni a partire dal rapporto tra potere e critica del potere. La sfida che lanciamo è a intellettuali, artisti, giornalisti, operatori culturali, politici perché si interroghino su nuovi linguaggi possibili per l’antimafia, sulla ricostruzione di un profilo di autonomia nei confronti delle istituzioni politiche e dell’apparato giudiziario. Con i piedi ben piantati nella società contemporanea e nei territori in cui siamo impegnati, ma con la libertà di coltivare un orizzonte nuovo, vogliamo ragionare di un’antimafia capace di riconnettersi con la vita vera delle persone, e di politiche di sistema, strumenti di welfare e sul mercato del lavoro, appalti e corruzione, lotta alle diseguaglianze e libertà individuali, modello di democrazia e della rappresentanza, ridisegno delle città, scuola ed educazione, sanità e servizi pubblici. Quello che proponiamo è l’avvio di un processo politico-culturale di rigenerazione dell’antimafia. Che faccia esperienza del passato, che sia capace di ancorarsi al presente, che abbandoni le antiche certezze e le comode scorciatoie, che si faccia carico di un processo di trasformazione. Che affronti con consapevolezza e rigore il nostro tempo, il tempo del coraggio. Ci vediamo in piazza.
Piazze Connection: verso una rete dei Festival dell’Antimafia
APPUNTAMENTI • Trame-Festival dei libri sulle mafie, dodicesima edizione Lamezia Terme 21-25 giugno 2023 • Restart Festival delle creatività antimafia e dei diritti Roma, 28-30 settembre 2023 • Raccontiamoci le mafie Gazoldo degli Ippoliti (MN), dal 24 settembre al 1º ottobre 2023 • LegalItria, sesta edizione. Puglia, Ottobre 2023-Marzo 2024 • Noi contro le mafie Reggio Emilia, 10-13 maggio 2023
FIRMATARI • Nuccio Iovene, presidente Fondazione Trame • Danilo Chirico, presidente daSud • Nicola Leoni, responsabile rassegna “Raccontiamoci le mafie” • Leonardo Palmisano, presidente Radici Future Produzioni • Giulia Di Girolamo, direzione organizzativa festival Noi contro le mafie
Articoli Correlati