La costruzione della grande abbazia benedettina di Sant’Eufemia si deve al Conte Roberto il Guiscardo, il condottiero normanno incaricato dalla chiesa di Roma di “latinizzare” il culto cristiano in Italia meridionale. Giungeva, il Guiscardo, in un territorio dove il monachesimo greco era stato significativo e fiorente, specialmente intorno al monastero dedicato alla giovane martire Eufemia di Calcedonia, della quale nella piana lametina si veneravano le reliquie almeno dall’VIII d.C. L’abbazia è dunque da sempre un punto di intersezione tra le due confessioni cristiane, che celebrano nello stesso giorno, l’8 settembre, la nascita della Beata Vergine Maria. Come già due anni fa, l’amministrazione comunale di Lamezia Terme celebra questo momento con un’esibizione delle Ancillae Domini, dirette dalla Maestra Licia di Salvo. Quest’anno il luogo prescelto per questo nuovo appuntamento della rassegna di storia e archeologia del comune di Lamezia Terme, “All’ombra dell’Abbazia”, è la chiesa di San Giovanni Battista di Sant’Eufemia Vetere: un altro tassello del mosaico di conoscenze intorno all’archeologia del territorio che da alcuni mesi la Presidenza del Consiglio Comunale e l’Assessorato alla Cultura lametini portano avanti, con il sostegno della sede cittadina dell’Università Unipegaso. Per questa ragione prima del concerto, alle ore 17.15, verrà effettuata una visita guidata della chiesa e del borgo, curata dalla professoressa Giuliana de Fazio, che ha studiato e conosce profondamente questa zona di Lamezia Terme.
“La lezione cantata delle Ancillae segnerà, come sempre, un momento intenso di comunione con i luoghi e con la storia che ancora oggi pulsa tra le pietre dei nostri monumenti. La chiesa di San Giovanni Battista di Sant’Eufemia Vetere, fondata all’indomani del terremoto del 1638, ha ospitato le reliquie che erano venerate in Abbazia, determinando non solo la continuità del culto della santa ma anche il suo radicamento su un territorio che, a distanza di oltre millesettecento anni, porta ancora il suo nome”, ha commentato l’Assessore alla Cultura, Giorgia Gargano.
Licia di Salvo ha spiegato così la scelta del repertorio: “Vogliamo dedicare alla città una meditazione cantata per colei che rappresenta il ponte d’amore, il simbolo della nuova alleanza tra Dio e l’umanità. Il culto mariano, sin dal IV sec. d.C., si diffonde con forza suadente e appassionata dall’Oriente all’Occidente radicandosi nel bacino del Mediterraneo. La tradizione orale di canti dedicati a Maria sarà presto soppiantata da quella scritta, ma si tramanderanno ancora versioni poetico-musicali differenti, frutto di stratificazioni, usi e variazioni ad opera di cantori e musici che vivevano nei monasteri o operavano nelle Chiese locali. Contesti diversi, ma un unico cuore orante che tesseva melodie per Maria, Vergine e Madre, Regina e Domina, consolatrice e intermediaria, presenza silenziosa ed emblematica del soccorso alla fragilità umana. All’ombra dell’Abbazia benedettina di Sant’Eufemia, baluardo strategico, ma anche culla di devozione e preghiera, si sono amorevolmente succeduti il rito bizantino e quello romano, in un dialogo mai interrotto, che trova nel loro rispettoso passaggio una continuità storica e sonora. Condivideremo condividere il canto mariano nelle sue diverse tradizioni: il canto “gregoriano”, il canto liturgico di tradizione calabrese, il canto di tradizione greco-bizantina e il canto dei pellegrini di area iberica e inglese”