“Ha chiesto solo di essere pagata prima di andarsene via da quel lavoro a Soverato dove fin dal principio aveva ricevuto insulti e maltrattamenti. Invece è stata aggredita, picchiata e minacciata dal suo datore di lavoro. La donna, una giovane nigeriana è in Italia da cinque anni insieme a una figlia piccola. Aveva cominciato da poco a lavorare come lavapiatti in uno stabilimento balneare ma è stata sottoposta a un trattamento inumano con turni massacranti e fatta oggetto di insulti e maltrattamenti. Saranno naturalmente le Forze dell’Ordine a stabilire di preciso come sono andate le cose ma non è concepibile che si verifichino da noi fatti di questa efferatezza. Un episodio come questo, accaduto tra l’altro nell’indifferenza generale di chi pur assistendo alla scena non è intervenuto deve far riflettere. Troppo spesso assistiamo a situazioni simili senza che nessuno, pur potendolo fare, assuma l’iniziativa di fermare chi usa la violenza, in modo particolare sulle donne. La nostra Terra non può essere diventata questo, noi calabresi ci siamo sempre distinti per non chiudere mai la porta in faccia a nessuno, per la vocazione a prenderci cura degli altri, per la nostra accoglienza, la vita reale non può essersi trasformata in un ring da strada. Dobbiamo recuperare i nostri valori e difendere sempre i diritti di tutti, intervenendo in presenza di soprusi, soprattutto nei confronti di chi è più debole. Voglio esprimere ancora con forza la mia personale vicinanza alla ragazza vittima di questa vile aggressione e spero che i cittadini calabresi si mostrino sempre per quello che sono, brava gente. É importante che la politica faccia la sua parte facendo prevalere ovunque la cultura della legalità soprattutto nei luoghi di lavoro e nella società, utilizzando tutti i mezzi per far passare il concetto dell’integrazione che è la base della cultura di una società moderna”. Lo scrive in una nota Amalia Bruni, leader dell’opposizione in Consiglio Regionale.
Soverato, Amalia Bruni: “Solidarietà per la ragazza nigeriana di 25 anni picchiata dal datore di lavoro solo per aver chiesto di essere pagata”
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