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Danza e impegno sociale: al Festival d’Autunno ovazione per il debutto di “To My Skin” a difesa del pianeta

Non una semplice performance, ma un’esperienza potente e profonda di grande impatto che ha costretto il pubblico a confrontarsi con l’ombra. “To My Skin”, spettacolo di danza contemporanea andato in scena ieri sera al Teatro Comunale di Catanzaro per la prima nazionale del Festival d’Autunno, fondato e diretto da Antonietta Santacroce, si è rivelata una delicata e al contempo feroce poesia “recitata” dai corpi della Cornelia Dance Company.
Inquietante è stato l’esordio affidato a Eleonora Greco, il “personaggio X”, che con i suoi passi lenti e decisi ha attraversato il palcoscenico. Una figura femminile elegante, interamente glitterata dalla testa ai piedi, il cui incedere sinuoso è stato interrotto da un turbamento improvviso: oscurata in volto, una voce fuori campo ha declamato i primi versi di “Homesick: A Plea for Our Planet”. Il testo dell’attivista Andrea Gibson, che utilizza metafore di profondo amore e preoccupazione per il futuro del pianeta, ha introdotto il pubblico in un viaggio tra la fragilità umana e la violenza degli elementi, nel quale l’individuo è primo e vulnerabile testimone del collasso ambientale.
L’elemento più potente e costante di questo lavoro è stato il buio, il cui significato ha permeato l’intera opera. Non una banale scelta luministica, ma una metafora schiacciante: il buio ha incarnato l’eco delle grandi estinzioni di massa, il presagio di un futuro planetario in cui la vita, sopraffatta dall’urgenza climatica, rischia di dissolversi. Quell’oscurità è diventata il vuoto che la Terra lascerebbe dietro di sé, un silenzio nero e assoluto, che ha avvolto i corpi dei danzatori, trasformandoli in figure fragili e minacciate. Il buio, in “To My Skin”, non era l’assenza di luce, ma la presenza incombente della fine, un monito visivo che ha elevato l’urgenza ecologica a dramma umano. Sotto una palla sospesa, raffigurante la terra al centro del palcoscenico, quei corpi si muovevano manifestando una sofferenza palpabile, che il pubblico percepiva come propria.
Il dittico: tra gelo e fuoco
Il dittico ha affrontato il tema cruciale del cambiamento climatico attraverso le visioni coreografiche di Mauro De Candia e Antonio Ruz, distinte ma profondamente legate in una dialettica degli estremi.
La prima parte, “Before/After”, ha esplorato il polo dell’estremo freddo e del gelo. Qui, l’azione è apparsa rallentata, quasi paralizzata. De Candia ha richiamato le memorie delle glaciazioni attraverso movimenti più stilizzati e scultorei, che hanno rievocato l’immobilità e il silenzio. La danza, profondamente introspettiva, ha suggerito il congelamento non solo fisico, ma anche emotivo, dell’umanità di fronte alla crisi. I due danzatori in scena sono sembrati testimoni muti di un tempo ormai concluso. A dare maggior forza a questa sensazione di compressione e aridità è stata la scelta musicale: il brano “Fuel” di Julia Wolfe, con le sue sonorità minimaliste, ha creato un effetto sonoro e visivo di desolazione glaciale.
Attraverso la ‘transizione’ la scena si è radicalmente trasformata, scivolando con “Ardor”, verso il caldo e poi gradatamente verso l’eccesso di calore. La danza è risultata frenetica, quasi convulsa, esprimendo la “febbre” del pianeta e la lotta disperata dell’uomo contro l’arsura. I corpi, esposti e vulnerabili – la loro stessa “pelle” – hanno trasmesso l’agonia di un organismo surriscaldato, muovendosi in spazi sempre più contratti, soffocati. Ruz ha trasformato la passione distruttiva (l’Ardor) in movimento, facendo sentire al pubblico il panico dell’incendio globale. Un magma di corpi, musica e sensazioni convulse, ha coinvolto fisicamente ed emotivamente il pubblico in questo dramma planetario, amplificato dal coreografo spagnolo Ruz in un destino collettivo.
L’epilogo
Cornelia Dance Company ha utilizzato il corpo con maestria, trasformandolo in un manifesto politico e poetico. La pelle, come primo confine tra l’individuo e l’ambiente, è stata la vera protagonista. A suscitare profonde emozioni con le loro movenze, tra agonia glaciale e furia incandescente, sono stati Mimmina Ciccarelli, Nicolas Grimaldi Capitello, Marta Ledeman, Francesco Russo e Antonio Tello, capaci di tradurre l’astrazione della crisi ecologica in tangibile sofferenza fisica e grazia espressiva.
In maniera circolare, “To My Skin” si è chiuso con un nuovo ingresso di Eleonora Greco, che ha ripreso la poesia di Andrea Gibson, amplificando il senso di responsabilità: «Se cercassimo di essere anche solo la metà buoni quanto uno degli “errori” della Terra, potremmo cambiare così tante cose. Il nostro vivere sarebbe seme, il futuro avrebbe radici. Non getteremmo nulla. E renderemmo fieri i rovi». Queste parole di grande forza etica hanno accompagnato il gesto finale e definitivo: l’artista ha compiuto un atto simbolico, facendo scoppiare e cadere a terra la palla sospesa che rappresentava il pianeta, lasciando il pubblico nel silenzio e in un buio eloquente.
“To My Skin”, è perfettamente in linea con la missione sociale e culturale intrapresa dal Festival d’Autunno, che coniuga l’Arte con la sensibilizzazione del pubblico verso le tematiche più urgenti della nostra epoca: in questa edizione il cambiamento climatico, protagonista con “To My Skin”; la violenza sulle donne e la lotta per la parità di genere protagoniste di “Materiale per Medea”, “Cleopatra”, “Picchiamoci”.
Il pubblico, visibilmente commosso, alla fine ha espresso vivo apprezzamento con un interminabile applauso, uscendo dal teatro non solo arricchito artisticamente, ma anche scosso e consapevole della propria responsabilità individuale sulle sorti del pianeta. Si è trattato di una danza di sopravvivenza e, indiscutibilmente, di un’opera d’arte necessaria per il nostro tempo.
Il Festival d’Autunno proporrà anche stasera un evento di grande spessore culturale. La Prima Rappresentazione Assoluta di “Cleopatra” sarà in scena al Teatro Politeama di Catanzaro, alle ore 21. L’Opera Lirica composta da Alessandro Meacci su libretto di Marco Maria Tosolini, vedrà sul palco un cast internazionale: a vestire i panni della regina sarà il soprano Jennifer Ciurez, mentre nel ruolo di Marco Antonio sarà il tenore Charles-Isaac Denis e in quello di Giulio Cesare Jedrzej Suska. L’esecuzione musicale avrà come protagonista l’Orchestra Roma Tre diretta da Massimiliano Caldi. A fare da cornice a una serata che si annuncia memorabile, ci sarà il soprano Maria Carfora come presentatrice d’eccezione.
I biglietti di “Cleopatra” oggi saranno in vendita presso il Teatro Politeama a partire dalle 15:30, oppure sul sito www.festivaldautunno.com o su TicketOne. Per ulteriori informazioni contattare il 351.7976071 o scrivere a info@festivaldautunno.com

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