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Graziano: “Sanità calabrese nel baratro. Basta passerelle, servono servizi reali”

«La sanità calabrese è in una condizione disastrosa e non certo per mancanza di fondi. I soldi ci sono, ma vengono sprecati in propaganda, passerelle continue e inaugurazioni di facciata. I cittadini, invece, restano senza servizi, abbandonati a una gestione inefficace e a una burocrazia che cammina a passo lento, senza alcuna connessione con i bisogni reali dei pazienti. È un tradimento inaccettabile del diritto alla salute».

A denunciarlo è Giuseppe Graziano, candidato alle elezioni regionali nella lista Casa Riformista Calabria a sostegno di Pasquale Tridico Presidente.

«Il servizio di emergenza-urgenza è l’emblema del fallimento – afferma Graziano –. In provincia di Cosenza delle 36 postazioni del 118 solo una manciata ha un medico titolare. Ne servirebbero 180 per garantire il servizio H24, ma oggi ce ne sono meno di 50. Due anni fa erano almeno il triplo: significa che in 24 mesi abbiamo perso oltre 120 medici. Risultato? Ambulanze che corrono senza medico a bordo e vite che si spezzano perché manca un soccorso qualificato. E mentre la gente muore di attese e di inefficienze, qualcuno si vanta di aprire nuove postazioni senza personale. È questa la loro idea di sanità: pura propaganda».

Il quadro non migliora se si guarda alla continuità assistenziale, che dovrebbe garantire cure nelle ore notturne. «È un servizio fantasma – continua Graziano –. Nel 2024 i medici disponibili erano 28, oggi sono appena 16. In molte zone non c’è nessuno. I cittadini non trovano risposta sul territorio e finiscono per intasare i pronto soccorso o, peggio ancora, rinunciano alle cure. Questa è la verità che si cerca di nascondere dietro le passerelle».

Situazioni analoghe si registrano nell’assistenza domiciliare, che dovrebbe essere un pilastro di una sanità moderna. «L’ADI di terzo livello e la telerefertazione in Calabria non esistono. Restano parole vuote. Non ci sono apparecchiature, non ci sono protocolli, non c’è personale formato. Pazienti fragili che dovrebbero essere curati a casa sono costretti a viaggi della speranza verso ospedali già saturi, spesso peggiorando le proprie condizioni. Intanto ci si riempie la bocca di innovazione e digitalizzazione, quando persino il Fascicolo Sanitario Elettronico non funziona e i medici di base sono lasciati all’oscuro delle condizioni dei loro pazienti. Nel 2025 la comunicazione avviene ancora a voce o con fogli di carta portati dai familiari. Questa è la modernità che ci raccontano».

Nemmeno i fondi del PNRR hanno prodotto cambiamenti tangibili. «Ci avevano promesso 57 Case della Comunità, 15 Ospedali di Comunità e 19 Centrali Operative Territoriali – denuncia Graziano –. Oggi meno del 10% è realmente operativo. Milioni di euro sono stati impegnati, ma i cittadini vedono soltanto cantieri eterni e porte chiuse. È l’ennesima illusione, l’ennesima bugia».

Graziano non risparmia accuse anche alla gestione territoriale: «A Corigliano e Rossano il campanilismo continua a divorare risorse e opportunità. Reparti duplicati e sottodimensionati, personale diviso, mentre l’ospedale della Sibaritide resta un miraggio. È un disastro che si perpetua da anni. E come se non bastasse, al reparto di Otorinolaringoiatria mancano strumenti basilari come un laringoscopio, indispensabile per diagnosi e interventi salvavita. È un fatto grave, scandaloso, indegno di una regione che dovrebbe garantire ai cittadini cure immediate e sicure».

Infine, il macigno della mobilità passiva: «Ogni anno oltre 300 milioni di euro prendono la via di altre regioni per pagare cure che qui non si possono avere. È una tassa occulta che impoverisce la Calabria e condanna i calabresi a viaggi infiniti e dolorosi. Un fallimento senza appello».

«Altro che passerelle e tagli di nastri – conclude Graziano –. La Calabria non ha bisogno di inaugurazioni senza medici, di foto di gruppo davanti a ospedali incompiuti, di promesse che evaporano il giorno dopo. La Calabria ha bisogno di una sanità vera, fatta di assunzioni, servizi, trasparenza e coraggio politico. Perché qui non si tratta di numeri o di propaganda: qui si muore per mancanza di cure. E questo è il crimine più grande che la politica abbia compiuto contro i calabresi».

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