L’ex commissario della Lega in Calabria, Giacomo Francesco Saccomanno, si è dichiarato disponibile a un confronto sul Ponte sullo Stretto. Ebbene, anche noi siamo pronti: non vediamo l’ora di affrontare un confronto pubblico su un’opera come il Ponte, ma soprattutto sul futuro della nostra terra.
Anche noi siamo stanchi delle solite dichiarazioni propagandistiche su un progetto, il Ponte sullo Stretto, che viene da sempre presentato come indispensabile per lo sviluppo infrastrutturale, ma che ad oggi non c’è e che, a leggere il recente DL Infrastrutture, non ci sarà ancora per molti anni.
Un Ponte che però è stato la scusa per deviare risorse che avrebbero dovuto essere investite nelle vere priorità infrastrutturali del Sud, come i miliardi sottratti dai Fondi di Coesione e Sviluppo e dal Fondo di Perequazione Infrastrutturale. Risorse che ci spettano di diritto, non favori che ci vengono concessi, come qualcuno vorrebbe far credere.
Un confronto pubblico sarebbe una nuova opportunità per dimostrare, con esempi concreti, cosa rischiano i nostri territori se venissero aperti cantieri che probabilmente non saranno mai conclusi. E al contempo, mostrare quanto potremmo fare con quelle risorse, creando posti di lavoro reali e rispondendo alle numerose problematiche che ci affliggono.
Sarebbe l’occasione per provare a dare risposte a domande come:
- Perché investire su un’infrastruttura che, nella migliore delle ipotesi, sarà pronta fra 20 anni, con un costo stimato di 15 miliardi di euro, anziché rinnovare la flotta navale dello Stretto, che con un investimento di 1 miliardo di euro avrebbe garantito una soluzione a basso impatto ambientale e in tempi brevi?
- Il Ponte sarà costruito seguendo il cosiddetto “progetto spezzatino” del DL Infrastrutture? E se le fasi finali del progetto risultassero irrealizzabili, quali sarebbero le conseguenze?
- Quando saranno resi noti i termini dei contratti tra lo Stato e la società costruttrice? Perché tanta segretezza su un investimento pubblico?
- Esiste un’analisi costi-benefici aggiornata che tenga realmente conto della complessità dell’area dello Stretto? Su quali criteri si basa e quali dati statistici sono stati utilizzati? Quali dati sugli impatti economici e finanziari su settori come agricoltura, pesca e turismo?
- Gli studi del CNR e delle amministrazioni locali confermano la presenza di faglie attive nell’area, che richiedono ampie fasce di rispetto. Parte del tracciato del Ponte sovrappone queste zone: come si prevede di risolvere questo problema?
- Il dissesto idrogeologico dell’area è stato più volte denunciato, anche dalla Lega stessa. Come si pensa di rendere sostenibile un’opera di così elevato impatto ambientale?
- Nel caso si confermasse l’attraversamento ferroviario, ipotesi attualmente priva di supporto tecnico e ingegneristico, quali saranno le opere correlate e come incideranno sui tempi e i costi di esecuzione? Perché aspettare il Ponte per avere un’Alta Velocità che ad oggi non oltrepasserà Praia a Mare?
- Sono state effettuate verifiche per garantire che il cantiere e il Ponte siano compatibili con il porto di Gioia Tauro, essenziale per il transhipment? È stato avviato un confronto con MSC su questo tema?
- Sono state superate le osservazioni ambientali che hanno bloccato il primo progetto, considerato incompatibile con la tutela della flora e fauna locali?
- Il sistema sanitario delle due sponde, già in difficoltà nel soddisfare le esigenze della popolazione attuale, come affronterà l’arrivo di migliaia di lavoratori stabili impegnati in un cantiere ad alto rischio? Su quali criteri è stata valutata questa sfida?
Un confronto pubblico potrebbe dare risposte chiare a queste domande, oltre che mettere finalmente a fuoco le reali necessità del territorio, dopo decenni di promesse e propaganda da parte di chi, mentre diceva di voler lavorare per questi territori, sottraeva risorse per dirottarle verso altri lidi.