«Quanto emerge dall’ordinanza della Procura di Reggio Calabria sulla cosca Araniti è solo l’ultimo tassello di una vicenda squallida che interessa il signor Falcomatà e i suoi amici. Non mi sono pentito di non essermi pronunciato a suo favore durante il ballottaggio di ottobre 2020 perché avevo percepito un odore nauseabondo. Nulla di personale contro di lui e la sua presunzione di innocenza che vale per tutti. Detto questo, io ho denunciato fin da subito già la sera prima delle elezioni, ovvero il 19 settembre 2020, che c’erano palesi infiltrazioni delle cosche di Archi e dei Molinetti, come risulta dalle varie ordinanze, e poi è riemerso tutto quest’oggi. Ricordo che nel corso di un interrogatorio del Pm Paolo Petrolo a Carmelo Giustra si fa esplicitamente il mio nome. Forse cosa non ritenuta rilevante perché sono un convinto sionista e omosessuale e quindi “scomodo” sia per lo Stato italiano che per la ‘Ndrangheta, ma che a mio avviso invece sarebbe stata meritevole di approfondimento. Comunque, al netto di tutto, i procedimenti seguono il loro corso e i loro tempi. Meglio tardi che mai. Ma qui la vittima è una sola e si chiama Klaus Davi, escluso dal consiglio comunale, ma ancor pima sono vittime le Reggini e i Reggini che meritavano rappresentanti migliori. Per 50 voti affossati in una notte. C’era un interesse palese di tagliarmi fuori. Mi auguro sia fatta chiarezza. Prima o poi la giustizia scriverà la verità su questa vicenda squallida». Lo ha dichiarato il giornalista e massmediologo Klaus Davi, già candidato sindaco a Reggio Calabria nel 2020 ed escluso per soli 50 voti dal consiglio comunale, commentando il presunto giro di voti falsi alle ultime elezioni comunali e regionali di Reggio Calabria che ha portato a misure cautelari per 14 persone.