“A volte bisogna rischiar, fare altre cose. Occorre rinunziare ad alcune garanzie perché sono anche delle condizioni” - Tiziano Terzani
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Reggio, Associazione “Neda Kairos”: “Dove voleranno prossimamente i canadair?”

“È iniziata la stagione degli incendi, quest’anno, malgrado le assicurazioni di Occhiuto e il coinvolgimento delle Associazioni di volontariato di Leo Autelitano, presidente dell’Ente Parco, con largo anticipo. Ne hanno fatto le spese le preziose piante della collina di Pentimele. Provare a indovinare dove saranno concentrati i nuovi incendi e con che modalità avverranno non è particolarmente difficile. Naturalmente in foreste lontane dal mare, con alberi più fitti e più massicci possibile. Non avverranno in giornate qualunque, ma in quelle particolarmente ventose. Gli inneschi saranno collocati, con cura professionale, a decine o a centinaia, al calar della sera, così l’incendio potrà svilupparsi, incontrastato, per tutta la notte”. Lo afferma in una nota il presidente dell’associazione con e per i giovani “Neda Kairos” Antonino Sergi.

“Il sistema premiale, reintrodotto comunque positivamente da Occhiuto, – prosegue la nota – andava bene quando gli incendi erano causati da interessi locali. Adesso non c’è sistema premiale che possa far fronte agli interessi miliardari che stanno dietro agli incendi. Occorre coinvolgere il Governo e far fronte comune con le altre regioni. Tutto il sistema prevenzione e spegnimento incendi è da rivedere da zero. Ripensando ai dromader di Carlo Gaiero, perfetti perché avrebbero potuto intervenire massicciamente sugli incendi iniziali. Basti
pensare che un canadair costa quanto 130 dromader. Con l’equivalente della spesa per l’attuale flotta nazionale di 19 canadair (inspiegabilmente affidati alla gestione di privati), avremmo avuto 2.470 dromader, che sarebbero stati distribuiti strategicamente su tutto il territorio nazionale e avrebbero creato anche centinaia di nuovi posti di lavoro.
È uno strano clima quello che si vive in Calabria in questi giorni. Rassegnazione, fatalismo, menefreghismo, rabbia, impotenza. Nei fatti nessuno sembra sapere o volere fare qualcosa di incisivo per evitare la distruzione di boschi secolari. Come se fosse un destino ineluttabile restare con le montagne aride e silenziose.
A volte, sembra che la gente si abitui anche agli incendi, che vengono percepiti, spesso, come un fastidio, un disturbo per le nostre vacanze, per l’ulteriore innalzamento, della già alta temperatura estiva, per il fracasso che provocano con il loro andirivieni, speso inefficace e inefficiente. Sfugge, forse, la consapevolezza (mancanza di sensibilità) che ad essere ridotte in cenere sono le montagne che hanno visto crescere i nostri nonni, bisnonni, trisavoli e oltre. Tutti loro le consideravano preziose, stavano molto attenti a evitare incendi
e, quindi, curavano e pulivano il sottobosco dai rami secchi. Sfugge la consapevolezza che, anche per tutti noi le nostre foreste costituiscono una formidabile via d’uscita dal tran tran quotidiano. Come i nostri nonni e bisnonni, vi andavamo in cerca di funghi, a pescare trote, a prendere la legna per riscaldarci e per il forno in cui facevamo il pane. Allora, dovevamo fare molti km a piedi per arrivarci. Partivamo alle tre di notte, ma a noi bambini non costava molta fatica perché eravamo eccitati dal desiderio di avventurarci in mezzo a quella foresta, che ci faceva un po’ paura, ma ci affascinava”.

“Personalmente, – prosegue Sergi – ricordo la magia del bosco illuminato dai primi raggi del sole, che facevano capolino fra i rami. Nell’aria c’era un intenso profumo di resina. Nel bosco tutti i nostri cinque sensi venivano esaltati. La vista dai diversi colori delle foglie degli alberi, che quando cadono diventano marroni, come le pigne. Ma anche da tanti altri colori: il rosso delle bacche della rosa canina, il bianco dei fiori di mirto, il viola dei frutti del prugnolo. Il profumo delle foglie smosse e della terra ancora umida, del muschio e, soprattutto, quello delicato e intenso dei fiori gialli delle ginestre deliziavano il nostro olfatto. Il crepitio delle foglie secche, che sbriciolavamo in mano erano un naturale antistress, come il fruscio dell’erba verde al nostro avanzare nella macchia. Il gusto era deliziato dalle bacche, dalle more selvatiche e da altri frutti. C’era un bel campeggio
costruito dagli operai della forestazione, con panchine, un capanno con il focolare, un orto con pomodori. Dopo pranzo ci sdraiavamo su un plaid e guardavo gli intrecci dei rami, mentre qualcuno degli adulti ci spiegava che senza gli alberi, la vita sarebbe impossibile.
“Grazie ai loro processi di respirazione e fotosintesi, gli alberi forniscono ossigeno, aiutano a combattere il riscaldamento climatico assorbendo l’anidride carbonica e contribuendo alla pulizia dell’aria; incamerano inquinanti come biossidi di zolfo, ozono, ossidi di azoto. Più alberi nelle campagne e nei monti, meno erosione del suolo e dissesto idrogeologico, maggiore salvaguardia degli argini e dei terreni attraversati dalle acque.”
Tutto il lavoro di tantissimi anni e di tantissime persone e, soprattutto, della natura è diventato o rischia di diventare cenere in poche ore. Specialmente quando soffia il vento, l’incendio divampa velocemente e non dà tempo alla gran parte degli animali di salvarsi, soprattutto ai più piccoli. Distrugge ogni cosa senza pietà: la vegetazione, gli insetti, e gli animali e, a volte, anche persone. Si salvano gli animali che trovano rifugio nei torrenti, in tane o nelle cavità dei grandi alberi. La tanto declamata biodiversità calabrese rischia di sparire e noi di passeggiare in contesti spettrali. Come affermava Franklin Delano Roosevelt, “Una nazione che distrugge il suo suolo distrugge se stessa “.
Ci impegniamo da tempi non sospetti per cercare soluzioni adeguate a farci uscire da questo vicolo cieco. Per verificarlo, basta chiedere l’accesso al gruppo “N. Kairos – Cittadini per la Calabria” e scorrere i vari post su questo grave problema, fino a quelli datati giugno 2021. Su iniziativa di Franco Russo, abbiamo costituito anche l’Associazione “Kalavrisia”, finalizzata alla tutela e allo sviluppo dell’Area grecanica. Recentemente (lettera allegata) abbiamo invitato, mediante PEC, il presidente Occhiuto e tutti i Sindaci a un incontro finalizzato a mettere a punto iniziative per la tutela e lo sviluppo Area Grecanica e per l’individuazione di nuove strategie e interventi per prevenire gli incendi. Non abbiamo
ottenuto alcuna risposta”.

“Davanti a una situazione che si ipotizza, ancora una volta, – conclude la nota – drammatica, si rinnovano le stesse scene, la stessa impotenza, la stessa ipocrisia, mista a rabbia postuma contro i piromani, manovalanza, agli ordini di gente più o meno sospettabile e lontana dal luogo del misfatto.
Anche se ormai è tardi per evitare nuovi incendi, RIBADIAMO pubblicamente a Occhiuto e a tutti i sindaci la richiesta di un incontro per provare a limitare i danni nella corrente estate e a non ritrovarci ancora nelle medesime condizioni attuali anche nell’estate 2023”.

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