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Spi Calabria: “In pensione sempre più tardi e sempre più poveri. Allarme per la Calabria”

“Nessuna risposta per giovani, donne, per coloro che svolgono lavori gravosi e usuranti e nessuna valorizzazione per il lavoro di cura. È ancora una volta deludente la riforma pensionistica del Governo. Si andrà in pensione sempre più tardi e sempre più poveri senza la previsione di alcuna strategia per il futuro, in un Paese che guarda ai pensionati come bancomat da spremere, senza costruire le basi perché si vada in quiescenza dal lavoro ad un’età consona e con un adeguato trattamento pensionistico”.

Lo afferma il Sindacato dei Pensionati della Cgil (SPI) Calabria che prosegue: “Se caliamo il tutto in un contesto fragile e povero di servizi, con una sanità annaspante che non garantisce né il diritto alla cura né quello alla prevenzione, quello che si prospetta è una regione di anziani, con difficoltà a potersi occupare della propria salute, molti dei quali senza riferimenti familiari vista la sempre più gravosa emigrazione giovanile, e costretti a lavorare fino ad età avanzata”.

“Al contrario di quanto annunciato con slogan e proclami – spiega il sindacato la legge Fornero non è stata affatto superata -. L’età pensionabile è stata posticipata ai 70 anni. La flessibilità in uscita azzerata nel 2024 (meno 15,7% delle pensioni anticipate rispetto al 2023), così come l’opzione donna (con un taglio del 70,92% delle domande del 2024 confrontate con quelle del 2023 (3.489 nel 2024 confrontate con 11.996 del 2023) e nel 2025 il taglio sarà ancora più alto).  C’è poi il nodo della quota 103 (62 + 41 anni di contributi) che è stata prorogata con il ricalcolo contributivo, con un importante taglio sul calcolo della pensione. Per chi è già in pensione non va meglio: i tagli alla perequazione per il 2023 e il 2024 non saranno più recuperabili”.

“L’Italia –conclude lo Spi- è l’unico Paese in Europa dove i lavoratori subiscono un doppio svantaggio: età pensionabile sempre più alta e assegni sempre più bassi. Un vero e proprio paradosso visto l’inverno demografico che ci attende e viste le scarse politiche messe in campo dal governo per arginare il lavoro precario. Lavoro più stabile e più sicuro significa anche pensioni migliori. Per questo invitiamo tutti a sostenere i referendum per il lavoro proposti dalla Cgil che sono lo strumento per cambiare, in meglio, il Paese!”.

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