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‘Ndrangheta e Covid, incontri “hot” con dirigente azienda in cambio di forniture: si aggiunge alle imputazioni lo sfruttamento della prostituzione

Spunta un’imputazione di sfruttamento della prostituzione nell’inchiesta della Dda di Milano che ha portato a 6 arresti e che verte anche su infiltrazioni della ‘Ndrangheta nell’emergenza Covid. Uno degli indagati, Gianluca Borelli, presunto ‘uomo cerniera’ tra i clan e il medico Cristiano Fusi, avrebbe organizzato “un incontro” tra una prostituta e un dirigente d’azienda, non indagato, in un hotel di Milano per far partire trattative per forniture di “materiale per Covid”. Lo si legge negli atti.

L’inchiesta dei pm Cerreti e Bonardi è nata da un primo capitolo noto del dicembre 2020 sulla gestione, ritenuta “opaca”, dei tamponi ai giocatori del Monza Calcio, che erano anche stati sequestrati. E che vedeva già al centro proprio Borelli (indagato), pregiudicato per bancarotta, e Cristiano Fusi (indagato), stimato primario della clinica monzese Zucchi e anche ex medico del settore giovanile del Milan, oltre che del Monza. E che aveva pure uno studio alla clinica milanese Madonnina. Borelli, secondo le indagini, avrebbe eseguito tamponi sia all’interno della Madonnina che per il Monza, pur non essendo nemmeno un medico.

Tra i quasi 60 capi di imputazione contenuti nell’ordinanza, firmata dal gip Tiziana Gueli (la Procura aveva chiesto 19 misure cautelari, ma 6 sono stati gli arresti) c’è anche quell’incontro “organizzato” da Borelli e Fusi tra il manager di un istituto del gruppo San Donato e una giovanissima prostituta, pagata 500 euro, in un albergo di lusso di Milano. E ciò in cambio, scrivono i pm, della “utilità consistente nell’avvio di trattative” con l’istituto clinico “finalizzate alla stipulazione di contratti aventi ad oggetto la fornitura di materiale per Covid 19”, tra cui mascherine e camici. In una telefonata del settembre 2020 Fusi parlando con Borelli e riferendosi al manager diceva: “Lui è il principino ma … da oggi pomeriggio il principino è sotto scacco, eh?”. E una terza persona, che aveva contattato la ragazza e prenotato la camera d’albergo, diceva: “Speriamo! Dobbiamo chiudere l’operazione”.

Tra l’altro, si legge ancora, questa terza persona, ossia Josef Amini, avrebbe anche avuto “documentazione fotografica dell’incontro da utilizzare per il conseguimento dell’utilità”. E scriveva in una chat: “Tranquillo esce con le ossa rotte”. E Fusi rispondeva: “hai foto?”. Nel corso del blitz di oggi la Gdf di Varese e Milano ha sequestrato anche 200mila euro in contanti ad uno degli arrestati, grazie ad un ‘cash dog’, ossia ad un cane addestrato, ed è stata trovata anche una lettera di sostegno a uomini del clan dei Mancuso.

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