E’ stata condannata definitivamente a due anni di reclusione un’imprendritice di origini calabresi, la quale secondo la Guardia di Finanzia di Reggio Emilia sarebbe risultata vicina a persone di spicco della locale cosca di ‘Ndrangheta attiva storicamente nel territorio Emiliano.
Oggi, a seguito di specifiche indagini patrimoniali, la Procura generale presso la Corte d’Appello di Bologna, avrebbe emesso un decreto di confisca definitiva dei beni per il reato tributario di indebita compensazione: dal 2004 al 2008, infatti, la donna non avrebbe versato all’erario la somma complessiva di circa 628.000 €. La confisca ha riguardato anche un fondo pensione e una villa di pregio nel capoluogo reggiano, così come individuati dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Emilia.
La donna, amministratrice di diritto di una società che gestiva palestre (ora in fallimento) fra Reggio Emilia, Parma e Perugia sarebbe nota come la moglie di un fiancheggiatore della Cosca Grande Aracri nel corso dell’inchiesta “Aemilia” sul cosiddetto “Affare Sorbolo”. La donna comparirebbe fra i primi investitori del denaro impiegato dallo stesso Aracri.