C’è un ponte sullo Stretto che nessuno si aspetta, fatto di parole e di visioni, ma che è anche un atto d’amore e di ribellione. Alla prima uscita ufficiale nello Spazio Open di Reggio Calabria l’antologia “Stiamo Strette”, curata da Eleonora Scrivo e Tiziana Bianca Calabrò. Il libro è edito da Città del Sole, con la prefazione di Claudia Fauzia e la copertina da un disegno originale di Francesco Piobbichi. Le diciassette autrici siciliane e calabresi, (Romina Arena, Caterina Azzarà, Tiziana Bianca Calabrò, Eliana Camaioni, Katia Colica, Masella Cotroneo, Valentina De Grazia, Agata De Luca, Rosa Maria Di Natale, Katia Germanò, Gabriella Lax, Anna Mallamo, Cinzia Aurelia Messina, Mimma Mollica, Daniela Orlando, Eleonora Scrivo, Daniela Scuncia) hanno tenuto a battesimo l’opera, narrandone la genesi e il progetto e le finalità dell’esperienza femminile della loro “CollettivA STRETTESE”.
Una spinta che parte dall’urgenza di raccontare, ciascuna attraverso la propria identità di scrittura, lo sguardo su un luogo “invisibile”, ispirandosi all’immaginifica operazione calviniana e alle suggestioni di Pascoli che della magia dello Stretto è stato cantore.
«Questo libro – afferma Tiziana Bianca Calabrò – nasce dal desiderio di creare una letteratura femminile strettese con una sua identità. Ma non è solo una raccolta fine a sé stessa, ha uno sguardo e una visione, in questo caso suggestionata dalla luce dello Stretto che la rende quindi unica, antica e rara. Una letteratura, la nostra che è politicamente schierata, il libro è apertamente “no ponte”. Alla costruzione di questa mega opera contrapponiamo la nostra visione di amore per preservare tutto ciò che il ponte potrebbe invece distruggere».
«Tra le ragioni che hanno animato il libro – spiega Eleonora Scrivo – anche quella di sperimentare un canone letterario dello Stretto, con una forte impronta femminile, perché il mondo dello Stretto è comunque un mondo che ha nella sua profondità tanto di materno. Per molti anni, sperimentandoci nelle scritture individuali e poi confrontandoci, abbiamo pensato a questa cifra letteraria che ci accomunava e che meritava di essere fissata in un’esperienza che riunisse tutte le forme di scrittura. Quale occasione migliore dunque che quella di dedicarla a questo ecosistema fisico, ma anche antropologico che lo Stretto».