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Lamezia Terme: anche nel Santuario diocesano “San Giovanni Paolo II” è stata celebrata la festa della Divina Misericordia

Ancora ricolma della gioia pasquale, infatti, la Chiesa tutta ha celebrato, con gratitudine ed immensa letizia, la festa della Divina Misericordia, coincidente con la domenica in albis, istituita dal Servo di Dio, San Giovanni Paolo II, il 30 Aprile del 2000. Così si legge nel Diario della Santa Faustina Kowalska, che riportò con dovizia di particolari il contenuto mistico delle apparizioni cui assistette: “Desidero che la Festa della Misericordia sia di riparo e di rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori. In quel giorno sono aperte le viscere della mia misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della mia misericordia. L’anima che si accosta alla confessione ed alla santa Comunione, riceve il perdono totale delle colpe delle pene. […] Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto”. (Diario 699).

Nell’hinterland lametino, il Santuario dedicato a San Giovanni Paolo II, situato nel comune di Feroleto Antico e facente parte della parrocchia “Santa Maria Immacolata” di Accaria, guidata dal parroco don Francesco Benvenuto, celebra ogni anno, con devozione, questa festa tanto attesa. Arricchiti delle celebrazioni, svoltesi durante il Novenario, che hanno visto il susseguirsi di sacerdoti, cui è stata affidata la guida di diverse parrocchie del territorio, domenica scorsa, i fedeli si sono riuniti intorno alla Mensa Eucaristica, rendendo grazie a Dio per il dono della sua infinita bontà.

Anche la recita della coroncina alla Divina Misericordia, che per nove giorni, alle 15 del pomeriggio, ha ricordato a ciascuno il mistero della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo, ha accompagnato le preghiere e le suppliche di quanti si affidano alle sorgenti del perdono e della grazia che, come raggi d’acqua e sangue, sgorgano dal cuore pulsante del Signore risorto.

Il Vescovo di Lamezia Terme, monsignor Serafino Parisi, che domenica ha presieduto la Santa Messa, ha focalizzato gli aspetti peculiari delle letture proposte dalla liturgia e invitato a riflettere circa la missione affidataci, cioè l’opera da compiere per dirci realmente cristiani: credere in Dio, avendo fede nel suo progetto divino. Il messaggio di questa Festa, come ricordava spesso Papa Wojtyla nelle sue omelie, rimanda altresì alla salvaguardia della dignità di ogni persona umana: per ciascuno Cristo ha dato la sua vita e a ciascuno il Padre fa dono del suo Santo Spirito. L’invocazione “Jezu, ufam Tobie” (“Gesù confido in te”), suggerita da Gesù a Suor Faustina, è un umile atto di abbandono che suggerisce, ancora in questo anno giubilare, la speranza di una luce sfolgorante che squarcia le tenebre della sofferenza, accarezzando il cuore e lenendo le ferite della quotidianità.

L’invito a divenire testimoni del Vangelo risuona ancor più forte nel ricordo di Papa Francesco che si è fatto prossimo agli ultimi, ai poveri e agli emarginati. Sta ad ognuno di noi la capacità di leggere i segni dei tempi e ai potenti aprire finestre di dialogo che possano porre fine alle sofferenze dei popoli che strenuamente combattono in difesa della libertà e della pace.

“Alcuni dicono che il peccato è un’offesa a Dio, ma anche un’opportunità di umiliazione per accorgersi che c’è un’altra cosa più bella: la misericordia di Dio”. (Papa Francesco, Catechesi del Santo Padre in occasione dell’Udienza Generale nel 2013).

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