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“In cemento veritas”, la mostra in U.K. dell’artista catanzarese Mario Loprete

Riceviamo e pubblichiamo il resoconto della mostra personale in U.K.  nella prestigiosa location del Nantwich Museum di Mario Loprete:

 

IN CEMENTO VERITAS 

curata da Graham Dodd con testo di Lara Caccia 

dal 3 ottobre al 2 dicembre 2023

NANTWICH MUSEUM

Nantwich -U.K. 🇬🇧🇬🇧🇬🇧

Mario Loprete porta avanti con le sue opere una singolare ed affascinante ricerca visiva, grazie ad un profondo concetto poetico di grande impatto, unicamente ispirato alla cultura Hip Hop, ma anche alla tradizione italiana dell’affresco. . Ed è proprio attraverso l’uso dell’immagine pittorica che l’artista si sforza di conoscere la realtà, indagando instancabilmente i territori della “veritas” umana. Istinto e rigore, pensiero e pratica sono strettamente connessi in un linguaggio intenso e metropolitano, che attraverso la pittura crea immagini capaci di generare meditazione sull’attualità.

Testo critico della mostra:

La duplicità simbolica del cemento
Mario Loprete ha assecondato la sua passione per l’arte frequentando lo studio di un pittore da cui ha imparato i trucchi del mestiere: la tecnica e il saper osservare la realtà che ci circonda. Questa sua capacità pittorica permane nel suo fare arte e negli anni si è evoluta, anche grazie agli studi accademici, in una sperimentazione materica tra la pittura ad olio e i supporti differenti; fino ad approdare al suo elemento distintivo dell’uso del cemento. Quindi pur rimanendo fedele ad un mediumespressivo che riconosce nella tradizione tecnica un valore insuperabile dal punto di vista storico, l’artista ha inserito al tempo stesso questo elemento extra-pittorico, prima come preparazione delle tele, poi come pigmento per dipingere.
Il fare di Loprete rispecchia quell’antico bisogno fisiologico di lavorare quotidianamente in studio alle sue tele, atteggiamento che si riscontra spesso solo nei racconti di artisti più grandi, quelli della vecchia guardia nati intorno agli anni Cinquanta. Ed ecco il nostro andare tutti i giorni “a bottega”, e per chi volesse conoscerlo dovrebbe semplicemente bussare alla porta dello studio a Catanzaro e vederlo lì assorto nel suo lavoro mentre ascolta la musica rap e hip-hop. Sono state proprio le sue passioni musicali a farlo avvicinare alla cultura e al mondo underground, in tempi in cui in Italia ancora non era popolare e di moda, e a fargli scegliere i soggetti tra i cantanti, i ballerini e le star di quel genere così vicino alla street art e ai murales.
L’uso pittorico del cemento, differenzia Loprete dai tanti artisti che a partire dai movimenti anni Sessanta lo identificavano come materia extra-pittorica ed anti-naturalistica per eccellenza. In questo caso esso viene nobilitato a pigmento e allo stesso tempo, in un atteggiamento di riappacificazione estetica, viene riconosciuto come medium globalizzante della modernità. Certo il cemento, essendo il materiale da costruzione più adoperato nel mondo, diviene elemento distintivo di una certa non-bellezza che sovrasta le città; allo stesso tempo, però, è il supporto più utilizzato da quella stessa cultura underground cara a Loprete, e riconosciuta come la più attuale arte popolare.
Il nostro non utilizza la vernice spray o la rielaborazione dei caratteri tipica dei writers, ma la sua ricerca si riconosce comunque in quel modo di pensare e di vedere di una generazione in espansione. Nella serie WORDS  il lettering è stato costruito in forme tridimensionali di cemento, e come un contemporaneo Gutenberg l’artista le utilizza in un puzzle di parole. La lettera esula così dalla pura estetica, dall’essere solo significante, e riacquista il suo essere significato, perché nella composizione è parte integrante di un senso compiuto, di uno specifico messaggio rivolto al fruitore/lettore.
Così il cemento dapprima era il supporto ideale su cui fermare le immagini dei personaggi scelti da Loprete, poi gradualmente man mano che l’artista ha sperimentato le caratteristiche del materiale, in contemporanea all’esigenza di fuoriuscire dalla bidimensionalità della tela, sono nate una serie di sculture di oggetti e di abiti dislocati su parete o disseminati nello spazio. Quindi nella serie Concrete sculptures, all’invasione della terza dimensione corrisponde un desiderio di inserire la realtà nell’opera; anzi che la realtà diviene essa stessa opera, anche attraverso la componente di tempo e di memoria intrinseca agli oggetti cementificati, spesso anche personali, di uso quotidiano.
Tutto è stato raccolto e affidato al rito dell’arte di Loprete. Ogni oggetto viene meticolosamente “dipinto” con il cemento ripercorrendo gli stessi gesti che il nostro dedica ai ritratti più cari, fermandoli in una corazza dura e grigia, e trasformandoli in possibili reperti della contemporaneità. L’oggetto industriale, identificato per la sua riproducibilità e per la sua determinata funzione, attraverso l’atto creativo dell’artista entra nello statuto di autenticità estetica. Prassi che viene identificata per prima nel ready-made rettificato dell’artista Marcel Duchamp. Ma in queste opere si può supporre anche un successivo stato. L’oggetto divenuto opera d’arte, viene esposto spesso nei luoghi da cui è stato prelevato e torna ad essere presente nella realtà, accanto alla quotidianità della sua natura. Diviene ciò che lo stesso Duchamp aveva teorizzato come un reciprocal ready-made(associabile più alla pratica della pop art): l’opera d’arte perde in questa occasione la sua funzione estetica avvicinandosi per un momento alla sua reale e iniziale funzione: “come succederebbe se una tela di Rembrandt venisse usata come un tavolo da stiro”1 .
Si è visto, allora, come nella ricerca di Mario Loprete ci sia la condivisione di due anime: una antica e una contemporanea. Queste si riflettono nel paradosso della sua naturale diffidenza verso una parte del mondo artistico, e allo stesso tempo nella sincera fiducia riposta nelle persone che credono nel suo lavoro, lasciando a questi ampia libertà di interpretazione e creando continui momenti di numerose collaborazioni con artisti, musicisti, critici, ecc. Atteggiamenti che riflettono il suo credere fermamente nella forza comunicativa delle arti.
Lara Caccia
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