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Il valore dell’artigianato italiano passa da Roma: anche la delegazione calabrese all’Assemblea nazionale di Confartigianato Imprese

Una comunità che si ritrova all’insegna di valori comuni, una visione condivisa del ruolo strategico che artigiani e micro e piccole imprese rivestono in una fase storica attraversata da instabilità economica, tensioni internazionali e profonde trasformazioni del lavoro. Anche quest’anno, la Calabria – con una delegazione tra le più numerose e attive – ha portato il proprio contributo di presenza e di idee all’assemblea nazionale di Confartigianato Imprese che si è svolta ieri a Roma all’Auditorium della Conciliazione.

Guidata dal presidente regionale Salvatore Ascioti e dal segretario Silvano Barbalace, la delegazione calabrese rappresenta le istanze di un sistema produttivo resiliente, chiamato a confrontarsi ogni giorno con ritardi infrastrutturali, burocrazia e costi energetici elevati, ma capace di innovare e creare valore sui territori.

Una testimonianza della volontà della Calabria di esserci, di partecipare e di contribuire attivamente alla costruzione delle politiche che riguarderanno imprese, comunità e nuove generazioni.

Davanti a una platea gremita di artigiani, delegati e rappresentanti istituzionali, il presidente nazionale Marco Granelli ha illustrato una relazione densa di analisi e prospettive, arricchita dai messaggi del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di Papa Leone XIV, della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del ministro Adolfo Urso e del vicepresidente della Commissione Ue Raffaele Fitto. Per il Governo è intervenuto dal palco anche il ministro Francesco Lollobrigida.

Granelli ha ricordato come la spinta per l’ammodernamento della legge-quadro sull’artigianato sia nata proprio dalle parole del Capo dello Stato lo scorso anno: una riforma che vuole raccontare chi è oggi l’imprenditore artigiano, valorizzandone il ruolo tecnico, creativo e progettuale. Centrale il richiamo all’articolo 45 della Costituzione e alla necessità di trasformare il riconoscimento culturale dell’artigianato in un riconoscimento giuridico pieno, all’altezza delle sfide della transizione digitale e green.

Nella sua analisi, Granelli ha evidenziato un contesto globale segnato da crisi energetica, rincaro materie prime e riorganizzazione delle catene di fornitura, mentre in Italia permangono ostacoli strutturali – burocrazia, credito difficile, ritardi nella digitalizzazione – che frenano la competitività. Nonostante ciò, il settore mostra una notevole resilienza: l’export cresce, le filiere locali restano dinamiche e negli ultimi cinque anni si registrano 20.000 imprese in più nei comparti della doppia transizione.

Un capitolo centrale è stato dedicato al credito: i prestiti alle piccole imprese sono diminuiti del 5% in un anno, mentre il divario del costo dell’energia rispetto alla media UE pesa per oltre 5 miliardi sulle imprese non energivore. Da qui l’importanza del progetto della “nuova Artigiancassa”, che riporterebbe in ambito pubblico l’accesso al credito per le MPMI, assieme al rafforzamento del Fondo di Garanzia e dei Confidi. Il presidente ha legato queste sfide alla necessità di contrastare la fuga dei giovani – oltre 93.000 nel solo 2024 – rilanciando apprendistato, formazione tecnica e una contrattazione collettiva di qualità.

Ampio spazio anche a fisco e burocrazia: carico fiscale al 43,1% del PIL, cuneo al 47,1%, una no tax area ancora disomogenea. “Un fisco equo non è una richiesta di categoria, ma di civiltà”, ha ribadito Granelli.

Molto forte il passaggio dedicato alle parole di Papa Leone XIV, che invita a usare la tecnologia senza perdere il primato della persona: nel tempo dell’intelligenza artificiale, il “Valore Artigiano” diventa la chiave per unire tecnica e cura, innovazione e dimensione umana.

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