Sulla ricerca intrapresa dal Centro di Ricerche e Studi Economici e Sociali per il Mezzogiorno (Cresesm) sulla devianza giovanile contemporanea interviene Franco Tufaro, docente negli Istituti secondari superiori, il quale ci ha concesso la seguente intervista.
Il disagio giovanile contemporaneo è tutto imputabile al Covid, alla famiglia, alla scuola, agli ambienti frequentati dai giovani?
<Il disadattamento comprende un campo più ampio della devianza o della marginalità poiché circoscrive tutti gli aspetti di non realizzazione di sé da parte di un soggetto e coinvolge sia la dimensione individuale che quella familiare e sociale. Provoca difficoltà sia nella costruzione della personalità, in particolare per la criticità nella gestione dei conflitti e delle emozioni, soprattutto quelle considerate negative come la rabbia e l’aggressività, sia per l’insuccesso scolastico>.
Assistiamo a violenza in famiglia nei confronti di genitori o nonni. In altri casi nei confronti della ragazza frequentata. Quando si interrompe la relazione lui l’aggredisce, la ferisce fino a causarne la sua morte: cosa ne pensa?
<I giovani si trovano infatti spesso a provare emozioni e sensazioni intense quanto destabilizzanti quali la rabbia, la vergogna, la sofferenza, l’euforia, il senso di abbandono e di non riconoscimento; la frustrazione, la pietà, la confusione, il senso di colpa. Negli adolescenti, è rintracciabile l’emozione che -più delle altre- è trasversale negli adolescenti è la paura. La famiglia quando come interagisce con propri figli? Tali paure fanno soprattutto capo al timore della disorganizzazione dell’equilibrio sino a quel momento raggiunto e di quanto costruito per sé e per i figli e del conseguente caos emotivo provocato dalla dirompenza (sebbene spesso solo potenziale) delle spinte al cambiamento provenienti dagli adolescenti. Il disadattamento degli adolescenti o dei giovani, portato a scuola, è lo specchio del disagio di vivere, del disincanto, delle passioni tristi che dominano la società attuale, e che costringono alla strutturazione di un’identità spesso collegata all’idea di mancanza di futuro. Gli adolescenti si ritrovano a vivere emozioni intense che spesso non sono in grado di gestire o comunicare; può capitare che emozioni come la tristezza, la rabbia e la preoccupazione, si trasformino in depressione, collera e ansia>.
La Scuola si prende cura della condizione emotiva, formativa e morale del giovane? <La Scuola nel percorso formativo del giovane, teso a formare una persona libera, portatrice di valori e di diritti, in relazione all’ambito della comunità scolastica, familiare, sociale, professionale, tiene presente anche di “formare il cittadino” capace di ragionare col proprio cervello, con le sue idee e i suoi principi?
<La maggior parte dei fenomeni riscontrabili a scuola sono l’incapacità, da parte dell’adolescente di regolare gli stimoli, le esperienze, le azioni, le risposte verbali e non verbali. Si manifesta con esperienze emotivamente dolorose, incapacità di inibire gli impulsi e i comportamenti.
Come spiega l’insuccesso scolastico tra i giovani?
<L’insuccesso scolastico viene letto come disagio adolescenziale, come una perdita di speranza, rispetto alle possibilità di apprendere, ma anche sotto la luce di poter diventare un elemento che chiude al ragazzo la porta della speranza di poter trovare una dimensione costruttiva per la sua esistenza. è anche una mancanza di motivazione, che non permette di acquisire una competenza sui fini del compito da svolgere da parte dei ragazzi. Così l’insuccesso scolastico finisce con il legarsi alle manifestazioni di disagio o di vera e propria devianza, lasciando alla scuola il semplice ruolo di constatare che cosa sta avvenendo, sottraendo all’insegnante quelle possibilità insiste nel suo ruolo, prima fra tutte quella di dare agli adolescenti una chance per costruirsi la speranza di cambiare il suo “destino”, che non sa nemmeno di costruirsi, poiché spesso lo sente come prosieguo inevitabile del suo modo di essere.
La Scuola si prende cura della condizione emotiva, formativa e morale del giovane?
<La palestra in cui i ragazzi si esercitano all’adattamento è sempre stata la scuola.
A me pare che oggi sia invece diventata un “buco nero” che sta inghiottendo le ultime generazioni. Noi mandiamo i nostri figli a scuola perché imparino qualcosa, o imparino a impararla. Cioè, in una parola, diventare adulti. Se non ci riescono più è perché la scuola non ci riesce più. Si dice sempre: è stato il Covid. Si, ma perché? E come? Semplicemente chiudendo la palestra-scuola per il tempo necessario affinché le altre forme di socializzazione prevalessero. E quando a scuola alla fine ci sono tornati, i nostri ragazzi hanno constatato che, era invecchiata all’improvviso: si sono accorti di quanto fosse ormai fuori dal tempo. Perché il modo nuovo di apprendere, conoscere, stringere amicizie, comunicare, era uscito dalla classe, e nessuna lavagna elettronica potrà riportarcelo. Invece erano una nuova cultura, un modo di pensare, un salto di specie, una rivoluzione dei costumi. E la scuola – non è colpa degli insegnanti o dei programmi, non ha purtroppo più niente a che fare col mondo che è uscito da quella rivoluzione>.
Come spiega le cause di disadattamento scolastico e il cyberbullismo?
<In alcuni casi, i fattori negativi che possono scaturire dai diversi contesti di vita si sommano a tal punto da determinare un fenomeno che viene definito disadattamento scolastico. Si determina una situazione nella quale lo studente non è più in grado di agire in linea con le aspettative del contesto, palesando uno squilibrio tra le proprie motivazioni e l’esigenza di completare gli studi. <È un dato oramai appurato che la pressione scolastica sta causando ansia e stress tra gli studenti italiani. Secondo un sondaggio realizzato in un liceo di Milano, il 70% degli studenti ha dichiarato che la scuola produce in loro crisi di ansia, stress e altre patologie psicologiche. L’aumento della competitività in classe e la pressione familiare verso il risultato, genera negli adolescenti già fragili e con una bassa autostima, uno stato d’ansia, che può tradursi anche in violenza.
Il cyberbullismo è invece in crescita tra le ragazze e i ragazzi di 11 e 13 anni. I due fenomeni decrescono al crescere dell’età. Gli undicenni vittime di bullismo sono il 18,9% dei ragazzi e il 19,8% delle ragazze; nella fascia di età di 13 anni sono il 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine; gli adolescenti (15 anni) sono il 9,9% dei ragazzi e il 9,2% delle ragazze. Il fenomeno ha origine prevalentemente in ambito scolastico e rappresenta una delle cause dell’abbandono scolastico>.
Alcuni giovani hanno poca stima di sé stessi: da cosa dipende?
<I giovani con bassa autostima potrebbero per questo ottenere risultati peggiori a scuola e potrebbe pensare che i suoi sforzi non saranno ricompensati. Nella maggior parte degli adolescenti la bassa autostima provoca un malessere emotivo che può portare anche a depressione, ansia o dipendenza. La scuola secondaria superiore è il luogo in cui si insegna a gestire gli elementi concettuali e gli apprendimenti logico formali in funzione di costruire cittadini che abbiano la possibilità di esercizio dei propri diritti, tra cui quello di lavorare, mettendo a frutto il repertorio di strategie appreso in ambito scolastico.
Il compito primo della scuola diventa, quindi, quello di offrire a tutti la possibilità di coltivare il proprio potenziale, qualunque esso sia, incrementando la fiducia nelle proprie potenzialità e incrementando la capacità di costruzione di competenze>.
In conclusione, come giudica le violenze verbali e fisiche dei giovani e dei loro familiari nei confronti di docenti e dirigenti scolastici?
<Dai mezzi di comunicazione sociale apprendiamo il verificarsi di numerosi episodi di aggressioni non solo verbali ma anche fisiche nei confronti di docenti e dirigenti scolastici e di atti di bullismi. Basta a volte che un docente mostri un rapporto un po’ troppo confidenziale o richiami utilizzando parole che possono essere percepiti come mortificazione dallo studente per scatenare non solo la rabbia dell’interessato ma anche della famiglia. In Calabria sono noti a tutti episodi di questo genere: vi sono stati docenti e dirigenti denunciati o aggrediti. i giovani accedono in maniera incondizionata a qualsiasi informazione inquinata: messaggi violenti, situazioni estreme nei comportamenti, scene violente sia di combattimento tra i giovani sia di aggressione verso persone fragili e di sesso diverso, film porno. Tali “messaggi” sono utilizzati ed imitati dagli adolescenti come cassa di risonanza di fenomeni di violenza sessuale, fisica e psicologica esercitata in particolare da gruppi di minori, adolescenti o “giovani adulti”. Quest’ultimi non si limitano a manifestare condotte aggressive o violente ma mostrano e diffondono tali comportamenti, come fossero trofei, mediante video o immagini sui telefonini o sui social network>.