Forse non si era mai espresso in questi termini, e con questi toni. Il presidente Lillo Foti racchiude il grido di dolore che appartiene alla stragrande maggioranza della tifoseria, in una fase storica di estrema sofferenza per la Reggina. E tra le righe, si può leggere la totale approssimazione e l’assenza di prospettive, nella seconda parte del suo intervento a Reggina Talk.
Così Foti sul tema ripescaggio: “Mi auguro di cuore che la Reggina superi, e ne ha tutte le possibilità, questo girone di playoff. Poi ci sarà una classifica. In questo momento, nel calcio c’è grande difficoltà. Dei posti sono in teoria assegnati. L’Inter ha già dichiarato apertamente di chiedere un posto, ne ha diritto. Poi, si tratterà di vedere il risultato che verrà fuori dai vari playoff”.
Quanto costerebbe un campionato di C per la Reggina? “Ci sono cifre che vanno oltre. Gli ultimi anni del Catania, sono stati anni abbastanza pesanti. Non parliamo di qualche altra esperienza al sud, come può essere il Benevento o l’Avellino. Girano su un budget di 7 o 8 milioni. Un campionato di assestamento, per una realtà come Reggio Calabria, non può andare sotto i 4 o 5 milioni”.
A Foti abbiamo chiesto se esiste un’alternativa all’attuale proprietà: “Sono un tifoso silenzioso. Nemmeno attivo, perché non frequento i campi di calcio. Ho dedicato tanto per 30 anni, oggi sono in una pausa senile. Non so se c’è stata una richiesta. Il gruppo che sta portando avanti la realtà Reggina, è riuscito a convincere le istituzioni ad affidargli questo mandato pubblico. La Reggina non appartiene a nessuno. Appartiene ai tifosi, alla città. E come tutti i patrimoni della città, devono essere curati ed assistiti nella maniera migliore. Non c’è un proprietario, ma delle persone che si assumono delle responsabilità. Non sono possessori di nessun titolo. E dovrebbero rendersi conto, se sono nelle condizioni di creare quell’entusiasmo e quella partecipazione. Le critiche? Io ne ho subite tante. Chi opera deve sapere che spesso il silenzio è la risposta migliore”.
Infine, quando al presidente Foti mostriamo le immagini degli infiniti lavori allo stadio Granillo, sobbalza ed inizia a parlare delle strutture: “La mia parte più debole riguarda il Sant’Agata. La forza vera della Reggina, negli anni positivi, è stato il Sant’Agata. Sia dal punto di vista sociale, perché ha dato l’opportunità a tanti giovani di avere un percorso. Sia perché ha dato forza e ricchezza, non solo sul piano economico, ma come coinvolgimento di un’intera realtà. Il Sant’Agata è stato un’intuizione ed una perseveranza di una persona che si chiamava Mario Biason. E la Reggina all’epoca, dopo Milanello, ha avuto il primo centro sportivo di un certo respiro. Vedere trascurato il Sant’Agata, oggi è la cosa che più mi duole. Dal Sant’Agata deve uscire quel tipo di formazione, che può rappresentare la forza ed il futuro della Reggina. Sia come calciatori, che come uomini. Ho sempre contestato le istituzioni, per l’assenza di formazione in tutti i settori. Oggi ci lamentiamo perché i giovani vanno via. Il Sant’Agata è riuscito a trattenere tanti giovani, e a farne venire altri da Campania, Puglia e Sicilia. Questa è la cosa che più mi duole. Il Sant’Agata ha un costo, però sarebbe il primo bene su cui una società con un progetto a lunga scadenza sulla Reggina, dovrebbe sicuramente investire. E’ la prima volta che ne parlo così”.
p.f.