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Il capo ultras e i contatti con la ‘ndrangheta di Platì: la Dda di Milano scava sui rapporti tra cosche e curve

La nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per il capo ultrà milanista Luca Lucci, già arrestato a fine settembre nell’inchiesta milanese sulle curve di San Siro, riguarda una serie di presunti episodi di spaccio di droga per “ingenti quantitativi”, di hashish in particolare, rivenduti a Milano attraverso un canale “estero”, ossia dopo presunte importazioni dalla Spagna. E’ quanto è emerso in relazione alle indagini della Gdf di Pavia e della Dda di Milano. A Lucci non viene contestata nell’ordinanza l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico, che riguarda, invece, una decina di persone dei 20 arrestati. Altri due indagati e destinatari della misura, invece, sono irreperibili.

Dalle indagini è emerso che Lucci, con contatti con la ‘ndrangheta dei Barbaro, avrebbe operato soprattutto nel quartiere della Comasina, mentre nel quartiere Barona, altra zona popolare di Milano, ci sarebbe stato Nazzareno Calajò, detto “Nazza”, anche lui destinatario di una nuova ordinanza in carcere per episodi di spaccio e di recente già condannato a 17 anni e 9 mesi di reclusione in un altro processo milanese per traffico di droga.

Nel maggio del 2022, tra l’altro, Lucci era già stato condannato a 7 anni di reclusione con rito abbreviato, dopo un’inchiesta della Squadra mobile milanese, coordinata dal pm Leonardo Lesti, su un presunto traffico di droga, tra hashish, marijuana e cocaina.

Dall’inchiesta sulle curve erano venute a galla anche conversazioni intercettate tra Lucci e il rapper Fedez (non indagato in queste inchieste), anche amico di altri esponenti della curva milanista poi arrestati, come il bodyguard Cristian Rosiello. La nuova inchiesta della Dda di Milano, che oggi ha portato ai 20 arresti, si basa, come altre indagini di questo tipo negli ultimi anni, sui messaggi rintracciati dagli investigatori ‘bucando’, nel marzo del 2021, la piattaforma Sky-Ecc. Piattaforma attraverso la quale, grazie alla messaggistica criptata, sarebbero stati movimentati per anni quantitativi di droga enormi da un Paese all’altro, anche fotografando i carichi che partivano o arrivavano. Ad uno degli arrestati, residente a Piacenza, sono stati sequestrati nel corso delle indagini della Dda di Milano circa 800mila euro. L’ordinanza del gip Luigi Iannelli, invece, non riguarda provvedimenti di sequestro.

“LA CONTABILE”. C’è anche Roberta Grassi, presunta contabile della curva Sud rossonera, tra le persone arrestate oggi nell’inchiesta della Dda di Milano e della Gdf di Pavia su un maxi traffico di droga, che ha portato ad una nuova ordinanza in carcere per spaccio per Luca Lucci, il capo ultrà milanista. Da quanto si evince dall’ordinanza del gip Luigi Iannelli, nell’inchiesta del pm Gianluca Prisco, a Grassi è stata applicata un’ordinanza di arresti domiciliari per favoreggiamento personale nei confronti di Lucci. Grassi nell’inchiesta sulle curve non era stata arrestata, ma soltanto perquisita. Tra gli arrestati finiti in carcere, invece, figura Luca Calajò, non Nazzareno Calajò come scritto in precedenza. Luca Calajò è nipote del presunto ras della droga del quartiere milanese Barona, Nazzareno Calajò, già condannato ad oltre 17 anni a Milano per traffico di droga. Ordinanza di custodia in carcere anche per Rosario Calabria e Antonio Rosario Trimboli, due nomi già emersi per la vicinanza a Lucci anche nell’inchiesta sulle curve. Nelle carte, infatti, veniva segnalato che il capo ultrà Lucci sarebbe “vicino” a Rosario Calabria, a sua volta legato a Domenico Papalia, “figlio di Antonio”, detenuto all’ergastolo e “appartenente all’omonima famiglia di ‘ndrangheta orbitante nell’area Milanese (Corsico/Buccinasco)”.

Grassi, la presunta contabile della curva Sud rossonera, avrebbe movimentato “denaro contante” per conto di Luca Lucci, il capo ultrà, “per ben 2.732.210” euro solo tra il 10 settembre 2020 e il “3 marzo 2021”, ossia in meno di sei mesi. Lo si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Lucci e ai domiciliari per la donna, firmata dal gip Luigi Iannelli, nell’inchiesta della Dda milanese e della Gdf di Pavia. Sarebbe stata Grassi, come si legge, a mettersi sempre “a disposizione” di Lucci per “l’occultamento delle somme di denaro contante” ricavate dall’attività di spaccio. In una conversazione intercettata, nel settembre 2020, Lucci scriveva a Grassi “Okkkk….imbosca bene mi raccomando”. I soldi alla “collettrice” sarebbero stati consegnati nella sua abitazione.

LE ARMI PORTATE IN CALABRIA. Islam Hagag, uno degli ultrà milanisti arrestati a fine settembre nell’inchiesta sulle curve di San Siro avrebbe custodito nella sua abitazione a Cologno Monzese due pistole “con matricola abrasa” per conto “del gruppo di Milano”. Armi che poi sarebbero state portate in Calabria. Lo si legge nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dalla Gdf di Pavia nell’inchiesta della Dda milanese su un maxi traffico di droga. Un trasporto di armi che si sarebbe “perfezionato” il 18 febbraio del 2021.

“Gli puoi dire al nano per i ferri che me li scendo giù che devo fare danni”, scriveva Antonio Gullì a Rosario Calabria, entrambi arrestati oggi nell’inchiesta. Il “nano” era il soprannome di Hagag (non arrestato in questa indagine).

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