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“La notte di Natale”: il viaggio poetico di Padula rivive in scena a Reggio Calabria

“E ’na vota, mo v’a’ cuntu…”. Così si apre il poema di Vincenzo Padula, con un dicembre di vento che “scippa li capilli” al cielo, una notte scura come una “mappina” e stelle in fuga. Sono immagini antiche, vive, che sembrano respirare ancora quando lo spettacolo “La notte di Natale” prende forma davanti al pubblico.
Per il settimo anno consecutivo, questo racconto luminoso della tradizione popolare calabrese torna in scena grazie al Teatro Proskenion. I versi di Padula — uno dei primi intellettuali a indagare la cultura delle classi subalterne del suo tempo — si trasformano in un’esperienza teatrale in cui voce, suoni e dialetto ritrovano la loro funzione originaria: tramandare, evocare, testimoniare.

Il poema di Padula: un presepe umano
Nella visione di Padula, Dio si fa ancora più uomo: non nasce in una grotta idealizzata, ma nella baracca di un “gualano”, l’ultimo dei pastori, un bifolco povero come Giuseppe e Maria.
È un mondo contadino vivo e sofferto, quello raccontato dall’abate acrese, uomo scomodo, vicino al popolo e ai moti del ’48, processato e poi scagionato nel 1860 per le sue posizioni troppo coraggiose per il clero dell’epoca.
“La notte di Natale” è una gemma della letteratura dialettale calabrese: un viaggio, quello di Maria e Giuseppe, che appartiene alla tradizione cristiana ma che, nei versi dell’abate di Acri, diventa il cammino degli ultimi, dei senza tetto, degli esclusi che chiedono riparo bussando alle porte dei ricchi che non rispondono.

Un racconto in versi, suoni e canti tradizionali
Promosso dal Teatro Proskenion, lo spettacolo restituisce fedelmente l’atmosfera del poema attraverso l’unione di narrazione, musica e canto.
Protagonisti di questo viaggio scenico sono:

Nando Brusco (racconto, tamburi a cornice e zampogna),
Caterina Verduci (voce),
Vincenzo Mercurio (chitarre e armoniche).

I versi dialettali scorrono tra timbri ancestrali, strumenti della tradizione pastorale e una voce narrante che guida il pubblico dentro la notte del miracolo.
È un racconto che “abbraccia la tenerezza, le bellezze del creato e la meraviglia di una notte straordinaria”, come ricordano i tre artisti.

Gli artisti
I tre artisti che incrociano il loro cammino sul sentiero della poesia sono: Nando Brusco, Caterina Verduci e Vincenzo Mercurio.

Nando Brusco è un artista da anni impegnato nell’ambito della ricerca antropologica e delle tradizioni popolari. Dopo la laurea in storia moderna, si dedica alla musica popolare al teatro ed alla poesia dialettale ed approfondisce lo studio del tamburo e della figura del cantastorie.
Collabora a numerosi progetti musicali e teatrali ed è attualmente impegnato a proporre lo spettacolo in solo:” Tamburo E voce battiti di un cantastorie”.
Caterina Verduci è una cantante e docente di musica. Ha partecipato a corsi di perfezionamento all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e all’Accademia Teatro alla Scala, e ha interpretato ruoli in opere di Donizetti e Strauss in Italia e all’estero. Negli anni coltiva la sua passione e il suo interesse verso le antiche tradizioni e la musica popolare e folclorica dando vita nel 2024 al concerto “Morea”.
Vincenzo Mercurio, attore e musicista di origini napoletane e calabresi dirige il Teatro Proskenion dal 2014. Partecipa alle produzioni, alle attività di ricerca dell’Università del Teatro Eurasiano e ai suoi archivi, diretta da Eugenio Barba. Ha partecipato a produzioni teatrali e progetti internazionali, dirigendo spettacoli, festival e laboratori anche in ambito sociale e penitenziario.

Un’opera pensata per chiese, scuole, teatri e luoghi di comunità
Lo spettacolo “La notte di Natale” è stato concepito per essere rappresentato in contesti dove il silenzio, l’acustica e la vicinanza emotiva favoriscano l’ascolto: chiese, teatri, scuole, auditorium, e tutti quei luoghi che ospitano il racconto collettivo.
Una messa in scena che diventa così un atto comunitario, capace di restituire dignità e centralità alla tradizione orale e alla memoria poetica dialettale della Calabria che con Padula toccò le vette più alte del lirismo.
Uno spettacolo che illumina il viaggio di due umili che diventa un messaggio universale di fede e che anche quest’anno, con il linguaggio di una fiaba popolare, parla a tutti, per raccontare una storia eterna: la storia dell’umanità.

 

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