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La compagnia “arcobaleno” racconta le sfumature dell’amore: al “Garden” di Rende il Teatro dei Fliaci porta in scena l’Eneide

di Roberta Mazzuca – “Ti piace il teatro?” – chiedono a Marina. “Guarda, io lavoro ad uno studio di commercialista. La vita è fatta di tante sfumature, il teatro viene dopo. Vorrei sviluppare anche il cinema” – risponde. “Io sono fidanzato, ma più di tutto amo ‘Punto e a Capo’” – dice Attilio. Idee chiare, sentimenti profondi, allegria e passione per la vita, il teatro, l’arte; ma anche profonda e reale pragmaticità, concretezza, sostanza. Sono i ragazzi dell’associazione “Punto e a capo” a commuovere e insegnare, nella loro prima rappresentazione teatrale “Eneide” sul palco del Cinema Garden di Rende, il senso più intimo del fare teatro, mettendo in scena debolezze e paure trasmutate in forza, muovendosi come un unico corpo che all’unisono viaggia verso uno stesso obiettivo condiviso, entrando nel cuore con passione e determinazione, trasmettendo il coraggio di superare limiti che vivono soltanto dentro un ‘non ce la faccio’.

Sono Raffaele Bellizzi, Siria Ferraro, Attilio Gaglianese, Francesca Greco, Michele Minniti, Loris Ruffolo, Marina Rocca, Alessio Talarico e Katia Pia Tedeschi. Sono i ragazzi dell’associazione “Punto e a Capo”, affetti da sindrome di down, a regalare una serata ricca di sorrisi, gioie, pianti, commozione. Lo fanno con la spontaneità e la verità che li caratterizza, ma anche attraverso una grandissima preparazione, messa in campo insieme al grande lavoro di Luca Di Pierno e Teresa Nardi, due giovani ragazzi che, con altrettanto coraggio e altrettanta determinazione, hanno dato vita a una meravigliosa realtà nel territorio cosentino, quella del Teatro dei Fliaci (LEGGI ANCHE >>> Apre a Cosenza il “Teatro dei Fliaci”: dal “letame” è nato un fior, grido di speranza di una cultura che rinasce). A breve distanza dalla sua apertura, questo nuovo gioiello del territorio bruzio mostra già i frutti più succosi che è capace di produrre.

Una serata dedicata, dunque, alle prime volte. La prima volta che i ragazzi di “Punto e a Capo” si approcciano al teatro, ottenendo risultati strabilianti. La prima volta che, insieme ai ragazzi, Luca e Teresa, visibilmente commossi ed emozionati, mettono in scena il loro primo spettacolo. “Ci tengo a sottolineare che questo per noi è un evento molto importante, perché è quello con cui abbiamo iniziato il laboratorio sociale nella nostra struttura, ed è il primo spettacolo della stagione che stiamo portando in scena” – afferma Teresa. “Questa collaborazione è nata dall’amore per il sociale, e dalla voglia della ‘Punto e a Capo’ di far provare un’esperienza artistica come quella del teatro. Il gruppo ha risposto benissimo”. E non solo il gruppo. Difatti, nella stessa serata in cui la squadra del Cosenza Calcio giocava per evitare la serie C, un teatro gremito di pubblico decideva di godere di uno spettacolo e di emozioni differenti. “Ci sono delle priorità nella vita, e questa è una di quelle” – afferma il presentatore Marco Tiesi rispondendo ai ringraziamenti da parte di Isabella Pedace, presidentessa di “Punto e a Capo”. Un’associazione che tenta di accompagnare questi ragazzi verso una vita normale, grazie a diverse attività: educazione all’autonomia, computer per tutti, mangiare sano e restare in forma, “e questo servirebbe anche a noi” – commenta ironicamente Tiesi dal palco. E ancora, servizio di inserimento lavorativo, bomboniere sociali, e mille altre occasioni di crescita e condivisione portate avanti per mezzo della sensibilità dei ragazzi e di chi quotidianamente li segue.

Una crescita che è, però, reciproca, come ci tiene a sottolineare Luca: “Un continuo crescere insieme, loro ci hanno dato tanto, hanno insegnato loro a noi e non il contrario. Andremo a vedere uno spettacolo che è farina della creatività e dell’arte dei ragazzi. Siamo partiti dal tema dell’amore, dalla domanda: che cos’è per voi l’amore? E da lì sono venute fuori tante idee. L’amore per la terra, per la famiglia, per gli amici. Così a me e Teresa è venuto in mente di lavorare sul testo dell’Eneide, che racchiude un po’ tutte queste declinazioni dell’amore”.

E così, con la voce narrante dello stesso Luca, e sotto la guida di Teresa, i ragazzi raccontano il viaggio di Enea, il suo peregrinare dopo la caduta di Troia, l’approdo a Cartagine e la relazione con Didone, fino alla discesa agli Inferi, nel suo viaggio nell’oltretomba con la supervisione di una sibilla. Un racconto fatto di poche parole, ma tanti gesti, sguardi, cori, e movimenti di grandissima intensità. Ciò che subito colpisce, difatti, è la compattezza del gruppo, che non sbaglia una virgola, si muove preciso nello spazio, si aiuta, si osserva, si guarda, complice e amorevole. L’amore, dunque, rappresentato in ogni sua forma attraverso il peregrinare di Enea, ma mostrato, in una sorta di metateatro, anche nel corpo stesso dei ragazzi, nell’atto di fare teatro, che è forma d’amore esso stesso, e che, nella rappresentazione, i ragazzi esplicitano nei loro occhi e nelle loro mani, unendosi empaticamente a tutti quelli del pubblico in sala.

“Quando portiamo avanti dei percorsi è bello anche documentarli” – dicono Luca e Teresa, al concludersi dello spettacolo, prima di riprodurre un emozionante video realizzato da Marcello Marchese. “Volevamo far conoscere una materia come quella del teatro sociale e di comunità, e far capire qual è l’impatto che ha. Non esiste, in realtà, un teatro ‘asociale’”, – precisano i ragazzi – “tuttavia ciò che viene documentato diventa dato oggettivo, per capire l’impatto che può avere su una comunità, su un gruppo. Il video racchiude alcuni momenti salienti per trasformare questa serata in un dato analitico, tangibile, non effimero”. Così, mostrando il percorso compiuto, il backstage, e l’avvicinamento allo spettacolo, Luca e Teresa concludono la loro prima e più che riuscita serata, visibilmente commossi di fronte a ciò che il teatro può regalare. A chi lo produce, a chi lo mette in scena, a chi vi lavora, e ultimo non per importanza a chi lo osserva. Osservando l’Eneide messa in scena dai ragazzi di “Punto e a Capo”, il viaggio, oltre che da Troia a Cartagine all’oltretomba, avviene dentro la propria anima. Un viaggio tutto personale, che ognuno attraversa nel proprio cuore, e che, di fronte alla rappresentazione, diventa più limpido e cristallino che mai.

“La vita è fatta di tante sfumature” – diceva Marina interrogata sul teatro. E da quel palco loro ne hanno regalato una mai vista finora, una sfumatura ricca di incantevole diversità, prodigioso cuore, incredibile amore. Una sfumatura “arcobaleno”, così come la compagnia ha deciso autonomamente di chiamarsi. Un arcobaleno che ci si aspetta presto di poter nuovamente ammirare.

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