“Ha più valore, un milione di volte, la vita di un solo essere umano che tutte le proprietà dell'uomo più ricco della terra” - Ernesto “Che” Guevara
HomeCelluloideLa denuncia dell'inerzia sociale e dell'omertà nel nuovo romanzo di Domenico Cacopardo:...

La denuncia dell’inerzia sociale e dell’omertà nel nuovo romanzo di Domenico Cacopardo: il giallo atipico “Pas de Sicile”

di Gaia Serena Ferrara- “Pas de Sicile” è l’ultimo romanzo del magistrato, scrittore e conduttore radiofonico Domenico Cacopardo, pubblicato da Ianieri Edizioni 2023 per la collana “Le Dalie Nere”.

Originario di Rivoli (Torino) ma con radici siciliane da parte di padre, nel 1959 Cacopardo entra a far parte (dopo la laurea) dell’Amministrazione dei Lavori Pubblici, ricoprendo una serie di incarichi e successivamente collaborando con alcuni periodici e quotidiani, prima di esordire come vero e proprio romanziere nel 1999 con “Il caso Chillè”.

Mentre le sue precedenti narrazioni vengono tutte ambientate in Sicilia, con il suo ultimo romanzo l’autore decide di prendere momentaneamente le distanze dal Meridione per approdare invece al Nord, più precisamente nella Pianura Padana e più ancora nello specifico nel piccolo e immaginario Comune di Candora.

 

Il protagonista è Domenico Palardo, alter ego dello stesso autore, il quale, ormai ottantasettenne, si ritrova a tornare dopo tanti anni nel paesino dove per qualche tempo ha vissuto e ricoperto il ruolo di segretario comunale dal 1957 al 1962.

E quasi come il viaggio a ritroso che il protagonista intraprenderà per poi tornare al punto di partenza, la stessa struttura del romanzo risponde ad uno schema per così dire “circolare”, che si apre e poi ritorna sulla medesima immagine (che è anche la premessa fondamentale della trama): la stampa di un volume che sia celebrativo dei 100 anni di storia di Candora. In particolare, all’ex segretario comunale viene chiesto, dall’attuale amministrazione composta da un sindaco “fantoccio” e inspiegabilmente soggiogato dal suo vice, di contribuire alla stesura del volume con un capitolo dedicato al benefattore di Candora, l’imprenditore Siro Sieroni al quale il Comune deve tutto il suo sviluppo.

Da questa all’apparenza semplice richiesta si solleverà una “cortina fumogena” che spingerà il lettore a interrogarsi continuamente sul contenuto del mistero che sembra aleggiare su Candora. Le celebrazioni del centenario man mano assumeranno quasi i contorni di una resa dei conti finchè verrà svelato quello che l’autore stesso definisce “il peccato originale di Candora”. La ricostruzione della figura, del personaggio della storia e delle azioni di Siro Sieroni costringerà infatti il protagonista a imbattersi in verità spiacevoli, interventi censori, minacce dirette e non, segreti custoditi da un’omertà ancestrale che Palardo non potrà fare a meno che tentare di dissolvere.

“Il sospetto è l’anticamera della verità” è il leit motiv che accompagna il lettore che si addentra non solo nella trama ma nell’interiorità del protagonista la quale, alla fine, sarà nel bene o nel male la sola che emergerà a dispetto di tutte le altre figure che animano il romanzo.
A dispetto della complessità del protagonista la cui identità viene ampiamente indagata e sviluppata nel corso delle 200 pagine, i personaggi che si susseguono nella narrazione lo fanno in modo meccanico e preordinato come se rispondessero a un asettico appello di classe. La loro stessa introduzione da parte dell’autore risulta superficiale, poco ricercata e priva di reali spunti di interesse.
Molto, inoltre, forse troppo presenti le digressioni di Cacopardo su aneddoti e storie passate che non permettono al lettore di focalizzare l’attenzione sulla trama nuda e cruda, la quale, peraltro, entra nel vivo soltanto a partire da metà romanzo.

Un esperimento che quindi risulta riuscito solo in parte, probabilmente nella misura in cui l’autore si rivela capace di attualizzare il più possibile gli eventi della trama asservendoli all’interpretazione impietosa della realtà in cui vive oggi l’italiano medio, con i suoi luoghi comuni, con il pericolo di derive autoritarie in un paese “democratico”, con costanti rigurgiti e richiami a una persistente mentalità “da regime” che dilaga nel libro tanto quanto nella realtà.

Articoli Correlati