Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata alla segreteria nazionale da Giuseppe Joe Puntillo:
Spettabile Segretaria Nazionale, con la presente rassegno le mie irrevocabili dimissioni da Segretario della Città Metropolitana di Reggio Calabria e lascio a malincuore Pro Italia, di cui faccio parte sin dalla nascita e per il quale mi sono speso con impegno e lealtà fino all’ultimo, nella illusa speranza di qualche segnale che potesse consentirmi di continuare il mio mandato.
Il cambiamento è necessario, anzi urgente. Ma il cambiamento non è regressivo, può essere progressivo o conservatore, eventualmente neutro.
In questi anni, noi Pro Italia Calabria, abbiamo cercato di dare il nostro apporto per un cambiamento progressivo, invece, da questo “Congresso”, della nuova Segretarie Nazionale, è arrivata la delegittimazione personale, morale, oltre che politica, dalle posizioni e dalle proposte diverse.
Tra la nuova “Umile” Pro Italia e il popolo sovranista smarrito da questa improvvisa, quanto mai immaginata sterzata di questa nuova linea politica, scelgo il popolo.
Sarebbe noioso per tutti Voi che io raccontassi quali siano state le mie conoscenze ed esperienze e il mio lungo impegno politico prima di questa parentesi politica. Però la conosco io, e tanto può bastare.
So che in questi ultimi anni mi sono speso per Pro Italia come un bambino visionario, che ha deciso di crescere in modo diverso; un bambino per il quale essere adulti ha significato soltanto la possibilità di realizzare i propri sogni prolungando questa magia per tutta la vita.
È sui valori che si fa la differenza, sui principi cardine che regolano la nostra vita: la libertà, l’autenticità, la responsabilità, la sostenibilità. Se non porti dentro queste virtù, si rimane semplicemente urlatori di piazze. In qualità di dirigente regionale del Partito, sono stato portatore di questi principi e di una determinata conoscenza e professionalità politica.
Per questo non c’è differenza tra come si vive e come si lavora. Non si può indossare una maschera: può funzionare all’inizio, ma poi si verrebbe facilmente scoperti.
Ho scelto Pro Italia quando si era ancora un numero esiguo, ci contavano nelle dite delle mani; l’ho fatto per sostenere un ideale, per le persone che lo componevano e per tutti coloro che desiderano tutt’oggi un vero e leale cambiamento: per far riflettere gli elettori stessi, non come apporre una semplice x alle urne, ma per fare una degna scelta politica.
L’essere umano può fare grandi cose che non esistono, cose inimmaginabili e realizzarle. La vita è una continua sfida, dove ognuno deve dare il meglio di sé. E quando tutto si fa più difficile, emergono gli uomini e i valori.
Io non ho paura di continuare costruire un ideale politico progressivo, che restituisca ai cittadini la sovranità e mette la loro libertà al centro della loro vita.
La politica non deve essere l’impresa di uno, né l’idea di un gruppo di persone idealmente dotate, perché tutto finirebbe con loro. La politica deve essere portatrice di valori, non per il solo fatto politico, la politica deve essere in questo mondo coerente con i nostri valori laico-cristiani.
Il cittadino pone in noi la Sua fiducia e “Noi” abbiamo il dovere di fare tutto ciò che è in potere, per fare sì che questo cittadino realizzi i suoi ideali per quanto ha faticato.
Dobbiamo fare qualcosa di straordinario, lasciare il segno tangibile di libertà sovrana . Questo è l’unico scopo della mia vita e che deve essere l’unico scopo di chi vuole fare politica: bisogna creare un qualcosa che trascenda la nostra vita, la vita di ognuno. Altrimenti spariti i leader sparisce tutto. E non è questo a cui voglio puntare.
Non ho mai desiderato essere amato dai miei collaboratori, ma stimato: essere la prova vivente della realizzazione degli obiettivi e dei valori, per vivere e condividere insieme la realtà di autorealizzazione ed essere esempio straordinario di come si vive.
Perché, non è come si lavora, ma come si vive.
Mi dimetto dunque perché sono colpito e allarmato da una concezione del partito e del confronto al suo interno che non può piegare verso l’omologazione, di linguaggio e pensiero;
Mi dimetto perché voglio bene tutti voi e voglio impegnarmi a rafforzare dall’esterno con le mie idee e valori di quella sovranità ripensata senza la quale questo concetto semplicemente cesserebbe di essere;
Mi dimetto perché voglio avere la libertà di dire sempre quello che penso, voglio poter applaudire, criticare, dissentire, senza che ciò appaia a nessuno come un boomer arrogante che ha ricoperto un incarico al meglio delle sue capacità, ma considerate obsolete.
Auguro buon lavoro a tutti voi,
Cordialmente
Giuseppe Joe Puntillo