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La giornata più buia di Rende: lo scioglimento del Comune dopo l’inchiesta “Reset”

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’interno Matteo Piantedosi, ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Rende e l’affidamento della gestione del Comune, per la durata di diciotto mesi, a una Commissione straordinaria. Lo scioglimento per infiltrazioni mafiose è stato disposto in conseguenza degli esiti del lavoro svolto dalla Commissione di accesso antimafia nominata nei mesi scorsi dal prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, e composta dal prefetto Antonio Reppucci, dal vice questore aggiunto Giuseppe Zanfini e dal tenente colonnello dei carabinieri Dario Pini, ea seguito del coinvolgimento del sindaco, ndrangheta attiva nell’area urbana di Cosenza.

Interessi delle ‘ndrine sul Comune di Rende e rapporti tra amministratori e presunti boss. Sono queste le ipotesi della Dda di Catanzaro, formulate nell’inchieste “Reset”, che hanno portato al provvedimento con cui l Consiglio dei ministri, ieri sera, ha deciso lo scioglimento del consiglio comunale di Rende, grosso centro alle porte di Cosenza, sede dell’Università della Calabria, su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Nel maxi blitz della Dda di Catanzaro di un anno fa, finirono infatti anche il sindaco di Rende Marcello Manna (al momento sospeso); l’ex assessore ai Lavori pubblici del Comune di Rende Pino Munno e l’assessore comunale di Cosenza Francesco De Cicco.

L’operazione “Reset” del primo settembre di un anno fa ha inferto un duro colpo ai clan confederati del Cosentino. Nell’inchiesta finirono numerosi rappresentanti delle principali consorterie mafiose, politici, amministratori, imprenditori. Nel provvedimento di chiusura delle indagini, firmato dal procuratore capo Nicola Gratteri, emergono però alcune novità.

Gli indagati sono, in totale, 252 per i quali si sta svolgendo in questi l’udienza preliminare. Dal provvedimento di chiusura delle indagini emerge la conferma dell’esistenza di un nuovo collaboratore di giustizia, Ivan Barone, che è ritenuto uno dei componenti del gruppo degli Zingari. Ma emergono altri particolari importanti ai fini investigativi. Gianfranco Rua’ e Gianfranco Bruni, condannati all’ergastolo, sono accusati di favoreggiamento nei confronti del presunto capo delle cosche confederate Francesco Patitucci. I due sono accusati di aver reso falsa testimonianza nel processo per il duplice omicidio Lenti-Gigliotti. Roberto Porcaro, invece, è accusato di aver partecipato all’omicidio di Giuseppe Ruffolo avvenuto a Cosenza nel 2011. In questi casi sarebbero state importanti anche le dichiarazioni rese dal pentito Danilo Turboli che da poco ha deciso di collaborare.

“27 giugno 2023, la giornata dell’infamia per la città di Rende. Inutile, riduttivo, fuori luogo aggiungere altro. L’amministrazione comunale guidata dal Sindaco Manna è riuscita in quello che credevamo impossibile, da cittadini di Rende: vedere la nostra amata città essere macchiata da uno scioglimento dell’amministrazione comunale per Mafia”. Lo dichiara Lorenzo Principe, segretario di Innova Rende. “In 30 anni di vita nella mia città ero abituato a considerare Rende la città più evoluta della Calabria e in alcuni casi del Mezzogiorno. La città dell’università, dove certo la ‘Ndrangheta era presente, come lo è a Milano, Roma o Pavia, ma – prosegue l’esponente dell’opposizione – non era così permeante e capace di ‘gestire’ la cosa pubblica. Oggi, invece, mi ritrovo in una città, come tante altre calabresi, con un consiglio comunale sciolto per infiltrazione mafiosa in cui è evidente, visti i 18 mesi di commissariamento (che vanno ben oltre quelli che in tanti si attendevano), che l’amministrazione ha consentito al malaffare di entrare e fare ciò che voleva. Questa giornata credo rimarrà nella memoria di tutti i rendesi. E forse in quella di tanti calabresi che guardavano a Rende come esempio di sviluppo socio-economico, di città innovativa e avanzata, insomma guardavano a Rende per come l’aveva immaginata e progettata Cecchino Principe”.

“Sarebbe però errato e inutile soffermarci solo sul commissariamento, c’è bisogno di iniziare subito a parlare di una ripartenza della città, di una rinascita della buona politica. Questi 18 mesi non siano, sin dal primo giorno, un Vietnam di polemiche e accuse, ma un periodo di sana assunzione di responsabilità verso tutti i cittadini rendesi da parte di tutta la politica della città di Rende.

Questo scioglimento è sicuramente stato ‘causato’ da alcuni, ma adesso ne siamo tutti responsabili; siamo soprattutto tutti responsabili di far ripartire la città dopo questi 18 mesi che, basta guardare le tante esperienze in giro per la Calabria e per l’Italia, non saranno semplici. Perché quando la politica è messa in un angolo e non governa, per far spazio ai tecnici, il tessuto socio-economico non ne giova di certo.

Anziché cercare colpevoli, compito che lasciamo alla Magistratura, anziché avvelenare i pozzi, crediamo che oggi davanti a questa infamia, tutta la politica sana di Rende, senza colori o distinzioni, debba sedersi allo stesso tavolo, stendere e sottoscrivere un patto etico-istituzionale e impegnarsi in questi 18 mesi a riportare il confronto politico sano, aperto e dialettico a Rende. La città ha e avrà ancora più bisogno di politica quando si tornerà alle elezioni e Innova Rende si impegnerà in questa direzione. Ormai il dado è tratto, inutile guardare al passato che ha generato disastri, pensiamo alla ricostruzione della politica, della città, del tessuto civile”, conclude Principe.

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