“Siamo sinceramente sconcertati di fronte ai continui attacchi rivolti a Cuba e ai suoi medici, attacchi che nascono a volte dalla poca conoscenza, altre dalla disinformazione sparsa a piene mani e/o dalla volontà politica di screditare una delle esperienze più autentiche di solidarietà internazionale esistenti al mondo. Attacchi che non sono casuali ma fanno parte di una strategia ben precisa messa in atto da chi vuole mantenere Cuba isolata e indebolita, per ragioni geopolitiche e di egemonia.
Le brigate mediche cubane, nate all’indomani della Rivoluzione, si fondano su tre pilastri imprescindibili: solidarietà internazionale, volontarietà e altruismo. Già nel 1960, Cuba inviò i suoi medici in Cile, dopo un devastante terremoto, dando inizio a una vocazione umanitaria che continua da oltre sessant’anni.
Nel 1963, in un’Algeria post-coloniale e devastata dall’instabilità, Cuba mandò personale medico in un gesto di autentico sostegno, quando nessun altro lo fece. Da allora, le brigate cubane hanno operato in oltre 160 paesi, dall’Africa all’Asia, dall’Europa – inclusa l’Italia – all’America Latina, incarnando un modello di cooperazione Sud-Sud che sfida apertamente i paradigmi imperialisti.
Nonostante questo, nel nostro Paese, invece di riconoscere e valorizzare questo contributo, assistiamo a un continuo tentativo di delegittimare Cuba e i suoi medici, mentre il nostro Servizio Sanitario Nazionale, già fragile e sottofinanziato, viene lasciato marcire sotto il peso di scelte politiche miopi e di tagli continui. La pandemia ha solo evidenziato le gravi carenze di un sistema che dovrebbe garantire la salute come diritto universale, ma che in realtà lascia milioni di persone senza cure adeguate, vittime di liste d’attesa interminabili e costi insostenibili.
Cuba, nonostante un embargo crudele e ingiusto imposto da decenni dagli Stati Uniti, continua a portare avanti la sua missione umanitaria: mentre gli altri esportano armi, loro esportano medici e solidarietà internazionale. Noi, invece, con tutte le nostre risorse e la nostra democrazia formale, non riusciamo a garantire l’accesso alle cure a milioni di italiani. Questa è la vera vergogna.
In questo quadro l’interrogazione parlamentare presentata da Anna Laura Orrico si traduce, per noi comunisti calabresi, in motivo di orgoglio, in quanto, al di là delle intenzioni dell’interrogante, mette in luce ancora di più l’essenza culturale dei medici cubani, così lontani dalla smania occidentale di arricchirsi, da scegliere, al contrario, la nobile forma di contribuire, anche attraverso il loro lavoro, al sostegno ed alla crescita del sistema sanitario e della ricerca medica e scientifica di Cuba.
In Italia, e in Calabria in particolar modo, mancano medici, pediatri e, in generale, operatori della sanità, perennemente sotto organico e costretti a turnazioni vessatorie, spesso a fronte di bassi salari e precarietà.
Il sistema sanitario cubano è pubblico, gratuito e basato su investimenti statali, con un forte focus sulla prevenzione e sull’assistenza primaria; è costituito da una rete capillare che riesce a garantire risultati di salute comparabili a quelli dei Paesi più ricchi (e che non hanno il cosiddetto “bloqueo”).
Il governo cubano mantiene universale e gratuito il diritto alla salute anche grazie all’attività dei suoi medici al di fuori del territorio nazionale che, nel caso dei medici impegnati in Calabria, avviene attraverso dei contributi versati volontariamente e direttamente alla CSMC.
Questa modalità non è un furto o una coercizione, ma un modus operandi condiviso da tutti i bravi professionisti cubani per permettere al loro governo di finanziare il proprio sistema sanitario nazionale, pubblico e gratuito per tutta la popolazione. I medici ricevono il loro stipendio e ne versano una parte alla CSMC per sostenere la struttura sanitaria interna, la formazione medica e i servizi di prevenzione e cura.
Questa pratica rientra in un modello di solidarietà e sostenibilità del sistema sanitario cubano che, nonostante le difficoltà economiche e l’embargo, continua a garantire assistenza sanitaria universale e di qualità ai cittadini cubani.
Come comuniste e comunisti, no ci facciamo condizionare dalle manovrate narrative atlantiste che dominano il nostro Paese e respingiamo con forza la propaganda di quei network che, finanziati e manovrati da agenzie di intelligence statunitensi, cercano di destabilizzare Cuba e screditare un modello sanitario che rappresenta una minaccia per gli interessi capitalistici globali.
Cubanet è un portale con sede a Miami che si presenta come un’organizzazione indipendente, ma in realtà ha ricevuto consistenti finanziamenti dalla National Endowment for Democracy (NED), un ente statunitense che opera come uno strumento di soft power e che storicamente è stato collegato alla CIA per finanziare attività antigovernative e di opposizione a Cuba.
Non accettiamo il modello sanitario americano, che nega la copertura universale e ha peggiorato ulteriormente la vita dei più poveri con le politiche disastrose degli ultimi anni, in particolare sotto l’amministrazione Trump. È ora di smascherare queste falsità e di sostenere con orgoglio un modello di salute basato sulla solidarietà, l’uguaglianza e la giustizia sociale.
Per questo, nel ringraziare come calabresi i medici cubani per il servizio ineccepibile che prestano in Calabria, invitiamo tutti e tutte quelli che credono nei principi della libertà e della democrazia ad approfondire le condizioni di vita delle donne e degli uomini cubani, pesantemente condizionate dal blocco economico e dall’ostilità internazionale imposti dagli Stati Uniti e dai loro alleati.
Quelli si che dovrebbero essere oggetto di interventi, azioni diplomatiche ed interrogazioni parlamentari!”.
Così in una nota
Angelica Perrone, Responsabile Sanità e Questioni di genere PRC-SE Calabria
Mimmo Serrao, Segretario Regionale PRC-SE Calabria.