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Carceri, Mancuso: “Risolvere problemi nei 12 istituti penitenziari calabresi”

“Problemi come il sovraffollamento, le carenze di organico della Polizia penitenziaria e il moltiplicarsi di eventi critici in tutti i 12 istituti penitenziari calabresi, richiedono interventi tempestivi e urgenti, consapevoli che la tutela dei diritti delle persone detenute e il benessere dell’intera comunità penitenziaria necessitano di energie e risorse al fine di poter essere assicurati ed attuati”. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso nel corso di un incontro promosso del Garante comunale dei detenuti Federico Ferraro.

All’iniziativa, che si è svolta nella sala consiliare del Comune, erano presenti il sindaco Vincenzo Voce, il presidente del Consiglio comunale Mario Megna e il Garante regionale Luca Muglia. Il presidente del Consiglio regionale, nel suo intervento, ha ricordato di aver segnalato, assieme al Garante regionale dei diritti delle persone detenute Muglia, le problematiche delle carceri calabresi con una specifica lettera indirizzata al ministro della Giustizia Carlo Nordio.

“Una lettera – ha spiegato Mancuso – i cui contenuti sono ancora oggi validi, visto che, allo stato, gli istituti penitenziari registrano fenomeni di sovraffollamento, con valori elevati in alcune case circondariali. Abbiamo richiesto attenzione sulle condizioni strutturali di alcuni istituti, datati nel tempo e privi di manutenzione, sull’inadeguatezza di molte camere detentive (con schermature di pannelli opachi in plexiglass alle finestre o, addirittura, prive di docce) e sull’insufficienza delle aree adibite alla socialità, ai passeggi ed ai colloqui”.

“L’assenza di un numero adeguato di agenti di Polizia penitenziaria – ha detto ancora – genera effetti a catena che recano danno all’intero sistema, oltre a causare problemi di sicurezza ed a richiedere sforzi sovrumani del personale in servizio”. Mancuso ha fatto anche riferimento “all’elevata percentuale di detenuti stranieri, che in alcune carceri calabresi appartengono a 20 nazionalità diverse, mentre i mediatori linguistico-culturali presenti sono pochissimi. Si considerino, a titolo esemplificativo, le difficoltà che incontrano le aree sanitarie in occasione della visita medica di primo ingresso dei detenuti extracomunitari”.

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