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Al teatro Manfroce di Palmi l’orchestra Marmediterra tratteggia Ritratti in musica

Un mar Mediterraneo ancora da esplorare attraverso sinfonie, improvvisazioni jazz e ritmi etnici. Paesaggi e Ritratti in musica sono stati tratteggiati al teatro Manfroce di Palmi dall’orchestra Marmediterra, in occasione di Landscape 2.0, il nuovo appuntamento proposto dall’associazione Amici della Musica Nicola Antonio Manfroce, presieduta da Antonio Gargano, nell’ambito della rassegna Synergia 47, finanziata nell’ambito dell’avviso pubblico Eventi culturali 2021 della Regione Calabria. Il pubblico si è lasciato immergere in acque quiete e un attimo dopo agitate. Momenti sinfonici hanno incrociato l’improvvisazione jazz per approdare a vivaci ritmi etnici.

«La nostra identità è composita. Ciascuno di noi ha una formazione propria che spazia dal classico al popolare. Nel coro voci liriche si mischiano con quella etniche. Noi siamo questo, una contaminazione costante che genera serenate che precedono un brano jazz e che poi sfociano in un jazz etnico», ha spiegato il direttore dell’orchestra Marmediterra, Vincenzo De Filippo, voce, pianoforte, arrangiamenti e composizione.

Con lui, insieme al coro, sul palco Luca Cipriano al clarinetto, Andrea Filippucci alla chitarra, Stefano Marrazzi alla batteria, il calabrese originario di Siderno Stefano Napoli al contrabbasso, Mario Puorro al tamburello, Paolo Monaldi alle percussioni. Ad accompagnare le note con la danza, Francisca Berton.

Note e canti per un viaggio originale e suggestivo tra le onde di un Mediterraneo in cui la pizzica e la tarantella diventano pretesti per creare nuove sonorità. I confini diventano quelli smarginati di una contaminazione che è propria di questa area geografica, da sempre crocevia di cultura e civiltà. Dal centro, le ramificazioni si dilatano e la radici si moltiplicano.

«Lo stesso tango di Piazzolla discendente di emigrati italiani in Argentina, è intriso di italianità. Così noi, partendo dalle nostre radici ci spingiamo fino alle terre balcaniche. Anche la nostra è una migrazione di culture, di storie, di note. Il repertorio tradizionale viene riarrangiato al punto che il brano di base diventa quasi un pretesto per una rivisitazione profondamente innovativa e originale. L’intreccio tra diverse ispirazioni è incessante ed è esso stesso a diventare composizione, creazione e ricerca. La nostra è una mescolanza che si sviluppa secondo misura ma spingendosi oltre gli schemi, per sperimentare e fare della musica una ricerca costante. È un progetto rischioso ma è l’unico per continuare a cercare e così meritare la memoria di chi ci ascolta e stimolare qualcuno a esplorare nuove sonorità. Il nostro nome Marmediterra potrebbe sembrare incompiuto a invece è solo volutamente incompleto, perché il nostro cammino musicale è in costante evoluzione e aperto a ogni possibilità», ha concluso il direttore dell’orchestra Marmediterra, Vincenzo De Filippo.

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