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Messa in occasione della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, Regina della Pace, a Lamezia Terme

L’inizio della storia della salvezza “è il capovolgimento della logica che prima aveva governato l’umanità” e che, purtroppo, “troviamo ancora oggi dentro alcuni gangli della nostra umanità, quella del potere, della grandezza, della potenza, addirittura della onnipotenza che l’uomo immaginava di poter realizzare, di poter consumare a svantaggio degli altri ed a vantaggio di se stessi. Invece, il nuovo inizio dalla grotta di Betlemme, dalla mangiatoia, è questo: voi troverete un bambino in una mangiatoia avvolto in fasce e quel bambino è il Dio eterno”. Questo uno dei passaggi dell’omelia del Vescovo di Lamezia Terme, monsignor Serafino Parisi, nel corso della messa officiata ieri sera in Cattedrale in occasione della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, Regina della Pace.

“Quel bambino – ha aggiunto il Vescovo – è il creatore, la debolezza che media la forza, la semplicità che rompe le complessità e le complicazioni degli uomini e la serenità di una famiglia che, magari, ha pochissimo da dire ma che diventa forza del cuore. Maria, sentendo dire tutto quello che i pastori dicevano di questo bambino, conservava tutte queste cose meditandole nel suo cuore, cioè facendo diventare questa storia della forza di Dio che passa nella tenerezza, nella debolezza e nella spontaneità di un bambino, punto di riferimento nella nostra vita”.

Quindi, facendo riferimento alla prima lettura, monsignor Parisi, si è soffermato sulla “benedizione che Mosè dice ad Aronne, che recupera direttamente dalle labbra, dalla parola del Signore, e che è la richiesta dello sguardo tenero, grazioso, benevolo di Dio nei confronti dell’umanità, del popolo. L’inizio di cui parla la prima lettura di oggi  – ha aggiunto – è un incontro tra volti, tra sguardi: lo sguardo di Dio che rintraccia lo sguardo dell’umanità e dall’altra parte l’umanità che volge i suoi occhi verso Dio. Noi sappiamo che è la tradizione biblica ma questa è anche una richiesta dell’animo umano che la tradizione biblica registra all’interno della sacra parola, delle sacre pagine: poter vedere il volto di Dio”.

Ricordando la celebrazione della 56/ma giornata mondiale della pace, il Vescovo ha, poi, sottolineato che, a volte, lo sguardo dell’uomo è ansioso, insicuro, impaurito dentro tutti questi drammi dell’umanità” e, spesso, “per biechi interessi, l’uomo diventa animale nei confronti dell’altro uomo. Per biechi, bassi, infimi, interessi. Questo fa la guerra. Pensiamo a tutte le situazioni di mancanza di pace dentro i nostri contesti, nei nostri contesti familiari, all’interno dei nostri contesti cittadini, all’interno anche dei nostri contesti ecclesiali”. Di contra, però, “c’è una bella immagine che la Bibbia utilizza per significare che Dio è amico dell’uomo” in quanto quella “aspirazione dell’umanità a vedere il volto di Dio è praticamente soddisfatta da Dio che volge il suo sguardo benedicente, propizio, verso di noi. Questo è l’inizio – ha concluso – : occhi che si incontrano; gli occhi di Dio che incontrano gli occhi dell’umanità e l’uomo è soddisfatto nel suo desiderio più profondo”.

Da qui l’augurio: “Sia allora anche per noi punto di riferimento lo sguardo di Dio e gli occhi nostri che incontrano quel Dio grande ed eterno dentro il volto tenero di un bambino” e “da lì trarre la forza per la semplicità della nostra vita, per le priorità delle nostre scelte, per l’essenzialità del nostro vissuto”.

“Con questo sentimento di forza che sembra essere debole, ma invece è potenza che si esprime nella fragilità – ha concluso il Vescovo – , rivolgo a me, al presbiterio diocesano, ai diaconi, alle consacrate, ai consacrati, a tutto il santo popolo di Dio, l’augurio di un anno secondo il cuore di Dio, secondo lo sguardo del Bambino di Betlemme, secondo la meditazione del cuore di Maria, che è madre di Dio e madre nostra, che ci ha fatti capaci di pronunciare il nome di Dio come quello di un padre. E come figli – ci ha detto Paolo – siamo eredi della salvezza, cioè parte attiva dell’amore del Signore” perché “anche noi possiamo rivolgerci a Dio nella forza della fede in Cristo Gesù per la potenza dell’azione dello Spirito Santo possiamo rivolgerci a Dio in modo confidenziale ed intimo chiamandolo, invocando come il nostro padre, come papà di ogni giorno. Questa è la grande rivelazione che ci viene dalla parola di Dio di oggi e questo per noi è il nuovo inizio, come un nuovo inizio troviamo nella grotta di Betlemme, lì nella mangiatoia”.

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